Lifestyle
September 09 2016
Non li ha mai più abbandonati, dopo aver dato loro vita in quel libro che diede un pugno allo stomaco a un'intera generazione. Lui è Irvine Welsh e il libro, naturalmente, è Trainspotting, reso magistralmente in tutta la sua violenza dall'omonimo film culto. Perché Welsh ha continuato a parlare di quei personaggi in tutti i romanzi successivi. Fino ad arrivare a L'artista del coltello, in uscita in Italia il 15 settembre per l'editore Guanda. Questa volta si parla di Franco Begbie, sociopatico e violento ai tempi, appunto, di Trainspotting e ora in versione ripulita e "normalizzata": fa l'artista, ha una moglie giovane e ricca e due splendide bambine.
Com'è cambiato il mondo da Trainspotting a L'artista del coltello?
"Il mondo si è trasformato in un pianeta senza profitto e pagamenti: siamo alla fine del capitalismo. Il processo è iniziato con la perdita di lavoro per la working class delle industrie di cui parla Trainspotting per arrivare all'oggi, dove è la middle class a essere disoccupata e senza potere".
Perché ha scelto proprio il personaggio di Franco Begbie?
"Sono interessato a sapere cosa succede negli anni ai miei personaggi e nel caso di Begbie il cambiamento sembrava dirompente, mentre poi si scopre che in realtà è poca cosa...".
Begbie è l'artista del coltello: lo utilizza per le sue creazioni artistiche. Perché?
"Credo che il coltello sia da sempre il suo strumento prediletto. E qui rappresenta l'elemento di continuità tra la nuova e la vecchia vita, che si ripresenterà prepotentemente a causa di un lutto".
Perché scrivere degli stessi personaggi in libri (e situazioni) diverse?
"Per me, i personaggi sono strumenti forgiati su misura. Dunque, se hai un altro lavoro, non corri subito fuori a comprare un nuovo set di attrezzi: prima ti accerti se quelli vecchi possono ancora funzionare. Insomma, li vedo come mezzi per raccontare la storia che ho in mente".
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Irvine Welsh è ospite al festival PordenoneLegge
L'artista del coltello è edito da Guanda