Dal Mondo
March 29 2024
Come da procedura standard questa mattina lo Stato islamico attraverso la sua rivista ufficiale al-Naba è tornato sul fatto della settimana che in questo caso è la strage di venerdi scorso nella sala concerti del Crocus City Hall di Mosca, dove sono morte 144 persone, centinaia di feriti senza contare i dispersi che potrebbero essere più di cento. Come già fatto subito dopo l’attacco (in totale questo è il quinto pronunciamento), lo Stato islamico ha rivendicato nuovamente i fatti ridicolizzando il Cremlino che continua a evocare complotti immaginari per non ammettere la completa debacle dell’intero apparato di sicurezza russo che oltretutto era stato avvisato lo scorso 7 marzo dagli Usa che qualcosa era in preparazione. Ad aiutare i russi nel diffondere una verità alternativa ora c’è anche il governo turco, a sua volta esperto nella manipolazione dei media, che questa mattina attraverso Omer Celik, portavoce del partito di governo turco Akp all’emittente televisiva privata Ntv ha affermato : «Un'organizzazione del genere non può operare senza il supporto dell'intelligence di qualche Paese. La verità è che l'Isis non è in grado di portare avanti da solo un'azione di questa portata. Tali atti terroristici hanno un sostenitore».
Poi, questa mattina una fonte della sicurezza del Tagikistan ha riferito alla Reuters che questa settimana, il Comitato per la sicurezza nazionale del Tagikistan «ha arrestato nove individui sospettati di avere legami con i presunti responsabili della sparatoria avvenuta in una sala da concerto in Russia, nonché con lo Stato islamico Khorasan (Isis-K)».Tutti e nove gli arresti sono avvenuti lunedì nella città di Vakhdat e i detenuti sono stati trasferiti nella capitale Dushanbe, ha precisato la fonte. Che le bugie del Cremlino abbiano le gambe corte lo dicono non solo le rivendicazioni dell’Isis ma anche la storia che come ha scritto qualche giorno fa Le Figaro racconta di come Russia è sempre stata una delle voci più forti contro il terrorismo ma anche uno dei Paesi più colpiti al mondo al di fuori dell’Africa e del Medio Oriente. Infatti tra il 1970 e il 2023, sei dei venti attentati più mortali sono avvenuti sul suolo russo: a Budyonnovsk nel 1995 (121 morti), Mosca nel 2002 (130 morti), Beslan nel 2004 (334 morti), Rostov-sur-le-Don nel 2004 (90 morti) e quindi il Crocus City Hall nel 2024 (137 morti). Come scrive il quotidiano francese, «in questa classificazione si può includere anche la serie di attentati del1999 (294 morti), attribuiti ai ceceni ma di cui i servizi russi avrebbero potuto essere gli autori».
La pubblicazione di al-Naba ci da modo di fare due osservazioni. La prima è che contrariamente a quanto in molti hanno scritto (e continuano a farlo) l’attentato di Mosca è stato rivendicato dallo Stato islamico e non dalla sua propaggine Wilahyat Khorasan (Iskp o Isis-K), che non ha nessuna autonomia, figuriamoci per una cosa così grande come l'attentato al Crocus City Hall. Non si tratta di una differenza minima perché scrivere che l’attacco è stato fatto e rivendicato dall’Iskp non solo è falso ma dimostra scarsa conoscenza delle dinamiche che attraversano questa organizzazione terroristica che fa della sua credibilità uno dei capisaldi della propria azione. Vista l’origine delle persone arrestate e torturate dai russi è altamente probabile che l’Isis Khorasan abbia fornito gli attentatori definiti «inghimasi» (ovvero martiri, chiamati anche shahid e istishhadi, «cercatori di martirio»), ma non è certo.
Cosi’ come non è certo che a capo di questa oscura branca dell’Isis fondata nel 2014 da alcuni Talebani pakistani fuggiti in in Afghanistan e fuoriusciti da altri gruppi terrorostici ci sia ancora Sanaullah Ghafari, alias Shahab al-Muhajir, classe 1994, afghano laureato pare in ingegneria, che era stato nominato emiro nel 2020. Non è certo perché il terrorista (sul quale gli Usa hanno messo una taglia da dieci milioni di dollari) potrebbe essere morto nel giugno del 2023 mentre viaggiava attraverso la provincia montuosa di Kunar. All’epoca Voice of America (Voa) scrisse: «Secondo quanto riferito, il leader di un'affiliata regionale del gruppo terroristico dello Stato Islamico è stato ucciso in Afghanistan questa settimana in un'area lungo il confine con il Pakistan, hanno confermato alla Voa funzionari dell'intelligence di entrambi i Paesi. La morte è avvenuta dopo che le forze di sicurezza talebane lo hanno preso di mira in un'operazione guidata dall'intelligence. Altri sei agenti dell'Is-K sono stati uccisi nei successivi raid nell'area, hanno detto fonti talebane senza fornire ulteriori dettagli».
Da quel giorno di Sanaullah Ghafari non si è mai saputo più nulla, così come lo Stato islamico non ha mai confermato la sua morte ma neppure l’ha smentita. Ora se Ghafari è davvero morto non sappiamo chi sia il nuovo emiro dell’Iskp e anche questo contribuisce all’alone di mistero attorno a questo gruppo. La stessa cosa vale per gli Ansar al-Sunna (Isis Mozambico) che da anni stanno mettendo a ferro e fuoco l’area di Cabo Delgado ricca di idrocarburi. Come detto sono tanti i misteri attorno a questa organizzazione che è attiva in Asia centrale e che si riferisce al Khorasan (la terra del sole), una regione storico-geografica che comprende parti dell'Afghanistan, del Pakistan e anche dell'Iran e meglio sarebbe essere prudenti quando si prova a raccontarne i misfatti.