Dal Mondo
March 26 2024
Ieri a tre giorni dall’attentato di venerdì sera compiuto dallo Stato islamico Vladimir Putin si è nuovamente rivolto al popolo russo e alla comunità internazionale, ammettendo che l'attacco al Crocus City Hall è stato perpetrato da «estremisti islamici». Tuttavia, contemporaneamente ha rilanciato dubbi e sospetti su Kiev, affermando che «sarà compito dell'inchiesta stabilire chi sia il mandante di questo atroce evento». Durante un incontro con i suoi consiglieri per discutere le misure da adottare in seguito all'attentato che ha causato la morte di 139 persone e circa un centinaio di feriti ancora ricoverati in ospedale, il presidente ha sottolineato la necessità di rispondere alla domanda «sul perché i terroristi cercassero di dirigersi in Ucraina e chi li attendeva là». Nemmeno il tempo di registrare la notizia che la macchina della disinformazione russa è entrata in azione: Stamattina Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza russo un fedelissimo del presidente Putin, ha detto « l'Ucraina è ovviamente dietro l'attacco» di venerdì alla Crocus Hall di Mosca, in cui sono morte almeno 139 persone. Il canale Shot ha pubblicato il video nel quale in un giornalista chiede a Patrushev: «Isis o Ucraina?» mentre passava velocemente. «Certamente l'Ucraina,» ha risposto Patrushev. Poco prima il direttore dell'FSB, Alexander Bortnikov, ha accusato i servizi segreti dell'Ucraina di aver contribuito all'attentato terroristico di Mosca. Ha affermato che gli attentatori del Crocus City Hall « sono stati addestrati da Kiev in Medio Oriente» e ha minacciato a sua volta rappresaglie. Ma non solo, ha detto: «I risultati preliminari dell'inchiesta indicano un coinvolgimento degli Usa e della Gran Bretagna nell'attacco a Mosca». Prove? Ovviamente nessuna. Un falso che Putin e i suoi collaboratori reiterano per due ragioni: addossando la colpa anche agli ucraini possono avere le mani libere per una devastante ritorsione contro Kiev ed in tal senso gli basterà far fabbricare qualche video falso per dire «hanno agito in accordo con Kiev» tanto ormai russi si bevono tutto soffocati dalla cappa della propaganda del regime, senza dimenticare che non esistono media liberi oppure spazi dove discutere. E’ questa la Russia oggi. Inoltre continuare a puntare il dito sugli ucraini serve a Putin per nascondere il fallimento degli apparati di sicurezza russi ed in tal senso è evidente che ci sia stata una grave mancanza di coordinamento e un clamoroso ritardo nella risposta, con conseguenze tragiche: la maggior parte delle vittime non è stata uccisa direttamente dai terroristi, ma è deceduta a causa dello spaventoso incendio che si è generato. Non è certo la prima volta che i servizi e la polizia russa alle prese con enormi problemi di corruzione, disorganizzazione e alcolismo falliscono tuttavia, la narrazione del Cremlino e dei suoi simpatizzanti, racconta di un sistema di sicurezza insuperabile che come visto negli ultimi due anni non è. Putin ha descritto l'attacco come «un atto di intimidazione contro la Russia» e ha sollevato interrogativi sulle motivazioni di chi trae vantaggio da tale evento. Ha anche accusato gli Stati Uniti «di cercare di convincere tutti che Kiev non sia coinvolta nella strage». Di conseguenza, ha ordinato ai suoi collaboratori di informarlo costantemente sui progressi delle indagini sia sugli arrestati terroristi che sui loro presunti «mandanti». In realtà si tratta di attentato ideato e progettato dallo Stato Islamico, usando l’ISIS-Korasan, il cosiddetto ISIS-K. Non è la prima volta che l’ISIS colpisce la Russia. Negli ultimi dieci anni ci sono stati almeno sette attentati, a Mosca e in altre repubbliche, due tentativi di assassinare Putin, uno dei quali nel febbraio 2022: in un’occasione nella capitale erano state bloccate tutte le strade senza che fosse stato spiegato ufficialmente cosa era successo, ma in realtà era in corso un attentato al capo del Cremlino. E non si contano più (saranno state più di 50) le operazioni del Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa (FSB) contro lo Stato islamico e contro l’Emirato del Caucaso. La guerra in Ucraina è stata l’occasione per il ritorno del jihadismo nel Paese. Ma era scontato: quando si inizia una guerra occorre sempre considerare che possono aprirsi dei fronti interni, prima gestiti reprimendo le proteste nel sangue. Ma se si è impegnati da un’altra parte, alla fine si fa più fatica a far fronte a tutte le emergenze. Inoltre, non si può dimenticare che Putin è una delle persone più odiate dagli islamisti, per la repressione in Cecenia, per ciò che ha fatto e fa la Russia in Siria, per la scelta di stare dalla parte di Hamas e della Jihad islamica, nemici mortali dello Stato islamico. L’ISIS ha tentato di entrare nella Striscia di Gaza e Hamas glielo ha impedito, ha realizzato alcuni attentati in Israele niente affatto graditi dall’organizzazione palestinese. Putin, invece, ha invitato Hamas a Mosca e intrattiene affari con l’Iran sciita. Tutti elementi che fanno andare su tutte le furie lo Stato islamico che ha scelto di attaccare il presidente russo nel momento in cui si sentiva forte dopo la rielezione. Mentre scriviamo sui canali jihadisti sono apparse nuove minacce alla Russia ed in particolare si parla degli uomini arrestati che sono stati torturati dai russi:
Putin compreso
Pericolo
Ulula ai selvaggi russi!
Smettere di torturare i prigionieri dello Stato Islamico.
Attenzione! Non pensare che non abbiamo l'opportunità di vendicarci di te per i nostri fratelli catturati. Nell'attacco di venerdì vi abbiamo dimostrato che, se Dio vuole, i Mujaheddin dello Stato Islamico possono punirvi per qualsiasi vostro orrore; senza questa vendetta, molto sangue rimarrà della Ummah islamica.
La tortura dei mujaheddin catturati a tuo nome e la pubblicazione dei loro video aumentano la tua sete di sangue per migliaia di loro fratelli. Questa volta permettici di colpirti sulla testa in modo che le generazioni future, a Dio piacendo, si ricordino di te e questi dolori e ferite del passato siano dimenticati.
SÌ! Molto pesante, mortale, sanguinante, lancinante, bruciante
e colpi devastanti. Aspettare!
Non aspettatevi un massacro, a Dio piacendo.
Molto presto, a Dio piacendo.
Lo Stato islamico ha approfittato della pandemia e della guerra in Ucraina per riorganizzarsi e oggi controlla aree intere tra Siria e Iraq. In Africa controlla aree in Mali e Burkina Faso, attacca in Nigeria e Somalia, come in Mozambico, dove c’è una situazione spaventosa. Quello che preoccupa è la capacità dell’ISIS-K. Che minaccia anche l’Europa, perché molti dei suoi appartenenti sono arrivati anche qui, soprattutto in Francia. Gli obiettivi sono gli Europei di calcio, le Olimpiadi. Prepariamoci a una stagione in cui il terrorismo preoccuperà sempre di più la comunità internazionale. Se è caduto lo Stato islamico dal punto di vista territoriale, l’ideologia del Califfato globale non è mai venuta meno. Ora la domande è: cosa faranno lo Stato islamico e la sua propaggine Isis Khorasan ora che i russi li trattano come dei volgari mercenari di Kiev e dell’Occidente? Lo sapremo molto presto.