Dal Mondo
October 20 2022
La pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno contributo ad allontanare i media e l’opinione pubblica dal pericolo rappresentato dalle organizzazioni terroristiche islamiche. Nonostante questo i fondamentalisti violenti pensano molto a noi tanto che nella propaganda che viene diffusa ogni giorno da decine di canali Telegram e siti web tradotti in 13 lingue, l’uccisione dei kuffār (gli infedeli), è sempre raccomandata. A proposito della propaganda, è bene ricordare che il fatto di non vedere più in prima serata (una saggia decisione) gli sgozzamenti, le decapitazioni dei prigionieri e altri orrori diffusi dall’Isis o da altri gruppi terroristici, ha illuso molte persone che queste cose con la sconfitta militare dell’Isis (marzo 2019) e con la morte dei due califfi Abu Bakr al-Baghdadi (27.10.2019) e il suo successore Abū Ibrāhīm al-Hāshimī al-Qurashī (03.02.2022), non accadessero più. Niente di più falso, queste cose accadono ogni giorno in Paesi come l’Afghanistan, il Mozambico, nel Mali, in Burkina Faso, nella Repubblica Democratica del Congo, in Nigeria, in tutto il Sahel e naturalmente in Siria e in Iraq, solo per citare alcune aree. Nel numero settimanale del quotidiano al-Nabaa dello Stato Islamico (IS) del 7 ottobre, l'Isis ha annunciato che le sue cellule hanno effettuato 59 operazioni militari nell'arco di 68 giorni, dal 1 agosto al 5 ottobre. Le operazioni hanno causato la morte di 103 membri delle forze democratiche siriane (SDF) a guida curda e 19 soldati delle forze governative siriane, secondo al-Nabaa. La provincia di Deir ez-Zor nella Siria orientale ha avuto la quota maggiore di operazioni dell’Isis negli ultimi due mesi con 30 attacchi, tra cui sparatorie, ordigni esplosivi, imboscate e due autobombe, che hanno causato la distruzione di 34 veicoli militari in tutta la provincia, secondo la rivista dell’Isis.
Francia: Insegnanti ancora sotto tiro
Un insegnante del liceo Scheurer-Kestner ha ricevuto minacce di morte dallo zio di uno dei suoi studenti. Il nome di Samuel Paty sarebbe stato pronunciato dall'aggressore. Lo zio è stato preso in custodia e sarà perseguito, così come l'adolescente. Quest'ultima aveva discusso delle vignette di Maometto, di Charlie Hebdo e della libertà di espressione. Parole che avrebbero portato a commenti infastiditi da parte della ragazza di 15 anni. Tornata a casa, si sarebbe lamentata con uno zio e quest'ultimo è andato al liceo alla fine del pomeriggio, dove ha minacciato il maestro davanti a testimoni, evocando a parole Samuel Paty assassinato il 16 ottobre 2020 davanti al suo college a Éragny, in Val-d'Oise. L'insegnante ha deciso di sporgere denuncia immediatamente. Il caso è stato preso molto sul serio dai gendarmi della compagnia di Thann che si sono recati a casa dell'adolescente e di suo zio. Entrambi sono stati presi in custodia mercoledì sera: la custodia è stata revocata durante la notte per la minore, ma è proseguita il giorno successivo per lo zio.
La Spagna si conferma essere il paradiso dei latitanti
È stato arrestato lo scorso 11 ottobre a Fuengirola (Malaga) il superlatitante Mario Palamara. L’uomo, che era in possesso di documenti falsi, é ritenuto personaggio di spicco tra i più pericolosi in Italia. Si tratta di un broker della droga che secondo gli inquirenti collaborava con almeno tre cosche di ‘ndrangheta: Gallace, Mulé e Pesce-Bellocco. Era ricercato dal 2015, quando riuscì a sfuggire all’arresto. La Spagna si conferma essere il paradiso dei latitanti delle grandi organizzazioni criminali internazionali. Come raccontato da Il Giornale Popolare, a Mario Palamara sono stati notificati altri due mandati di arresto europeo: il primo per l’esecuzione di una condanna definitiva a anni 14 e mesi 4 di reclusione per «traffico illecito di sostanze stupefacenti e concorso in riciclaggio», mentre l’altro per l’esecuzione di una misura cautelare in carcere, emessa dal Gip di Catanzaro per «importazione di ingenti quantità di cocaina», nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze con quella di Catanzaro e l’ausilio della Direzione nazionale antimafia.
Austria: inizia il processo per la strage di Vienna del 2 novembre 2020
Il 2 novembre 2020, il simpatizzante dello Stato islamico Kujtim Fejzulai fece una strage nel centro di Vienna, uccidendo quattro persone e ferendone altre 23 prima che la polizia lo uccidesse. A due anni dai fatti è iniziato il processo che vede alla sbarra sei uomini: quattro austriaci, un ceceno e un kosovaro, tutti accusati «di aver consentito e di avere aiutato l'esecuzione dei crimini per la loro comune affiliazione con la scena islamista radicale e l'organizzazione terroristica Islamic State», si legge nel documento del tribunale. Il governo austriaco e in particolare i suoi servizi di intelligence sono stati accusati di non aver monitorato il movimento islamista nel paese.