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August 18 2015
L'Isis ha pubblicato un nuovo video in cui uno degli emiri del califfato si rivolge, per la prima volta, direttamente in turco al Paese, stavolta non per minacciarlo, bensì per chiamare i turchi a raccolta, invitandoli ad aderire al jihad contro gli infedeli.
Tra i particolari in risalto del video, oltre all'utilizzo del turco da parte dell'emiro, che avrebbe aderito al califfato un anno fa, il montaggio e il taglio professionale.
L'emiro si rivolge al popolo turco invitandolo "a levarsi contro il presidente Recep Tayyip Erdogan" reo, a suo avviso, di aver "svenduto metà paese agli americani e metà paese agli atei curdi". Mentre l'emiro pronuncia queste parole le immagini mostrano Erdogan e Obama, la Casa Bianca, il leader del Pkk Abdullah Ocalan, poi una mappa della Turchia colorata per metà della bandiera a stelle e strisce e per metà dalla bandiera del partito curdo dei lavoratori".
L'emiro invita i turchi a iniziare "la guerra il prima possibile", contro gli "ateisti e uomini d'affari" che, a detta dell'emiro non farebbero altro che "prendere in giro i fratelli musulmani di Turchia".
L'uomo, barba lunga, jalabia grigia e kalashnikov in mano, con due altri miliziani vestiti di nero e armati seduti ai fianchi, accenna nel suo discorso anche a Mustafa Kemal Ataturk, la cui riforma laica del paese fu "una vittoria degli infedeli" cui i turchi "non possono accettare di sottostare" e che "va distrutta dalle sue fondamenta e rovesciata, intraprendendo la via del jihad senza perdere altro tempo".
"Con la benedizione dell'emiro Al Baghdadi, conquistiamo Istanbul!" prosegue poi l'emiro, secondo il quale è dovere di ogni buon musulmano riportare Istanbul a essere un punto di "riferimento del vero mondo islamico", liberandola "dalle catene della laicità, dagli errori di Ataturk, per riportarla sulla santa via della S'aria".
L'emiro conclude
invitando i turchi acombattere per l'Islam, perchè in caso
contrario "la maledizione di Allah ricadrà su di voi". A
differenza di precedenti messaggi diffusi in arabo e rivolti ad
Ankara, stavolta non compaiono minacce, bensì un continuo
appello ai turchi affinchè rinneghino le fondamenta sulle
quali il paese è stato edificato e si uniscano al jihad contro
gli infedeli.