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September 18 2017
Il 10 settembre missili siriani sono stati lanciati contro aerei israeliani che sorvolavano lo spazio aereo libanese: lo ha rivelato la tv israeliana Canale 10 sulla base di informazioni giunte dalla Siria.
Le notizie precisano che a sparare contro i jet israeliani sono state batterie missilistiche di tipo SA 5. Il tentativo di abbatterli nella spazio aereo libanese sarebbe senza precedenti e segnerebbe una nuova escalation della tensioni fra i due Paesi.
Israele, secondo fonti militari israeliane non ufficiali, ha compiuto un “centinaio” di raid in Siria negli ultimi sei anni ma solo una volta, almeno ufficialmente, Damasco ha reagito con il lancio di missili anti-aerei S-200, senza, peraltro, colpire i cacciabombardieri.
La maggior parte degli interventi di Israele è stata per colpire convogli di armi e componenti missilistiche diretti all’Hezbollah libanese. In questo ultimo caso, secondo alcune fonti, i jet israeliani hanno rotto il muro del suono volando a bassa quota sulla città libanese di Sidone, nel Sud del Paese, notizie che tuttavia non hanno trovato conferma in Israele.
La tensione al confine fra Israele e Libano è salita anche in concomitanza di una grande esercitazione condotta dall'esercito israeliano nell'Alta Galilea in cui vengono simulati diversi scenari di guerra fra cui un attacco di forze Hezbollah all'interno del territorio israeliano.
''Consiglio vivamente ai nostri vicini a nord di non metterci alla prova e di non lanciare minacce perché noi le prendiamo molto sul serio'', ha detto il ministro israeliano della difesa Avigdor Lieberman, pur non riferendosi esplicitamente alle notizie sui lanci di missili siriani. ''Consiglio loro - ha aggiunto - di non entrare in un confronto con lo Stato di Israele perché per loro finirebbe molto male’'.
Il governo libanese invece ha detto che presenterà un esposto all’Onu per la violazione del suo spazio aereo. I jet israeliani volano regolarmente sul Libano, però volano ad alta quota. Il premier libanese Saad Hariri ha ribadito che si rivolgerà all’Onu per la violazione di sovranità e per "l’installazione di strumenti di spionaggio".
La partita ovviamente è ancora più ampia. In Medio Oriente ci si gioca la leadership tra le potenze regionali dell’area: da una parte l’Iran sciita, che utilizza le milizie libanesi Hezbollah come testa di ponte per raggiungere Beirut, e dall’altra parte le potenze sunnite, Arabia Saudita e Turchia.
Gli Stati Uniti d’altro canto in Medio Oriente hanno un’unica preoccupazione: limitare il più possibile l’influenza dell’Iran, spezzando, in particolare, il famoso asse sciita che dovrebbe collegare Teheran a Beirut, grazie anche agli alleati libanesi di Hezbollah. Un obiettivo non solo degli Stati Uniti, ma anche dei suoi maggiori alleati dell’area, Israele ed Arabia Saudita, che hanno il sostegno di Washington nel loro scontro con l’Iran.
La preoccupazione più grande di Israele invece è che Hezbollah riceva armi dall’Iran e utilizzi i sistemi iraniani per colpire il suo territorio. Per questo il corridoio sciita è importante anche per Hezbollah: perché gli consente di aggirare il controllo da parte di Israele della via aerea e della via marittima, e di ricevere i rifornimenti dall’Iran via terra, tramite, appunto, il corridoio sciita.
Le ostilità tra Israele ed Hezbollah risalgono al lontano 2006, alla cosiddetta seconda guerra israelo-libanese dopo quella del 1978.
Con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvata per far cessare le ostilità, e accettata sia dal governo israeliano che da quello libanese, si era richiesto il disarmo di Hezbollah e il ritiro delle truppe israeliane dal Libano, e lo spiegamento di soldati libanesi e di una Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) nel sud del Libano, che tutt’ora è lì. Ma fin dall'entrata in vigore della risoluzione, sia il governo libanese che l'Unifil hanno dichiarato che non avrebbero disarmato Hezbollah. Grazie a questa decisione però le ostilità sono cessate, ma le tensioni sul confine non sono mai terminate.
Oggi invece è la guerra in Siria che si è trasformata in un campo in cui si fanno le prove dello scontro finale fra Israele e Hezbollah. Sia fonti governative israeliane, sia fonti interne ad Hezbollah, lo considerano infatti sempre più prossimo. I raid di Tel Aviv in Siria per questo hanno come unico obiettivo quello di bloccare l’avanzata degli sciiti per preservare la sicurezza nazionale ed evitare che conquistino una posizione di eccessivo vantaggio nei confronti delle forze della coalizione a guida americana.