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October 15 2023
Ancora oggi tutto il mondo, o quasi, piange dopo aver visto le immagini agghiaccianti dei corpi di neonati uccisi o bruciati nella strage che Hamas ha portato a compimento il 7 ottobre. Il governo israeliano è stato costretto a pubblicare le fotografie per smentire la tesi che le notizie sull’assassinio di bambini nei villaggi attorno alla Striscia di Gaza fossero fake news. Ma Benjamin Netanyahu e i suoi ministri dovrebbero sapere che l’orrore rimane impresso nella memoria umana per qualche giorno, poi lo sdegno tende a scolorire per lasciar posto ad altre istantanee, magari altrettanto orribili e probabilmente di segno contrario, cioè opera non più di una feroce banda di terroristi, ma di soldati in divisa. Che cosa intendo dire? Che ancora per qualche giorno l’opinione pubblica sarà in larga misura dalla parte di Israele, perché la scena dei miliziani che vanno di casa in casa per sterminare nel loro letto delle famiglie pacifiche, rastrellando il territorio in cerca di ostaggi da usare come scudi umani, sarà difficile da cancellare. Così come sarà complesso cancellare il ricordo dei bambini bruciati nelle loro abitazioni, mentre assieme ai genitori si nascondevano nella speranza vana di fuggire agli assassini. No, per qualche giorno il raccapriccio ci impedirà di voltare pagina. O per lo meno lo impedirà a chi non è pregiudizialmente contro Israele, pronto a tenere le parti sempre e comunque della causa palestinese, anche quando è sostenuta da fanatici armati che ricordano i miliziani dell’Isis. Ma poi, quando sarà trascorso del tempo, lo sgomento lascerà il posto all’indifferenza o quasi, come spesso capita.
Addirittura, potrebbe accadere di peggio. Infatti, visto che ormai l’offensiva israeliana è in corso, quelle immagini ripugnanti potrebbero essere sostituite da altre, altrettanto riprovevoli, ma di segno opposto, ossia risultato dell’azione delle truppe con la divisa della stella di David. Già. I morti, magari neonati come quelli di Kfar Aza o di Be’eri, fra qualche giorno o qualche settimana potrebbero essere palestinesi. Anzi, già lo sono, perché la contabilità delle vittime ormai si pareggia: 1.300 da una parte, 1.400, forse 1.500 dall’altra. E poi i feriti: 3.500 di qua, 5.000 di là. Un tragico bilancio che per ora sembra in equilibrio, ma che presto potrebbe pendere dalla parte palestinese, qualora anche a Gaza decidessero di esibire le fotografie di bambini, in una specie di corsa a dimostrare chi ha meno rispetto della vita umana di innocenti.
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