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Difesa e Aerospazio

Perché Israele non regala gli Iron Dome all'Ucraina (e neppure glieli vende)

Ci sono ottimi motivi perché Israele non fornisca all’Ucraina il suo sistema antimissile Iron Dome, o comunque non lo faccia nella versione più efficace del progetto, quella sviluppata con decenni di esperienza nell’intercettare i razzi di Hamas. Dall’Ucraina, le parti più sensibili e preziose del sistema potrebbero infatti finire in mano russa durante le fasi di conquista e liberazione dei territori, e una volta nella disponibilità di Mosca prendere la strada verso centri di sviluppo tecnologico militare per essere studiati e copiati. Non che già oggi non abbiano in comune determinate parti, ma a fare la differenza è la qualità delle componenti, che Israele si può permettere in quantità necessaria mentre Mosca no.

La difesa aerea israeliana Iron Dome vanta un tasso di successo del 90% contro razzi e missili lanciati contro di essa, sarebbe utilissima per Kiev ma probabilmente rimarrà un sogno poiché Gerusalemme cerca anche di non guastare le relazioni strategiche che ha con la Russia per le operazioni in Siria e in altri “punti caldi” del Medioriente. “Israele ha una grande esperienza in fatto di difesa aerea e abbiamo bisogno esattamente dello stesso sistema nella nostra città”, aveva detto il sindaco di Kiev Vitali Klitschko in un'intervista rilasciata all’indomani degli attacchi russi che hanno seguito l’esplosione del ponte di Kerch, confermando: “ne abbiamo parlato a lungo con loro ma senza successo”.

Sky Sabre vs S-400 vs Patriot vs Iron Dome | Who is the Best Air Defence System?www.youtube.com

Certamente la reputazione dello Iron Dome è ottima, Israele lo usa per proteggere i civili dai razzi lanciati dai militanti nella Striscia di Gaza, con un successo più alto del 97% raggiunto contro i 470 razzi lanciati dalle forze della Jihad islamica a Gaza durante un'escalation di tre giorni ad agosto. “Sarà utile perché anche i russi inviano droni e diversi tipi di razzi”, aveva detto Klitschko, alludendo al fatto che Mosca sta dispiegando quasi 2.500 droni d'attacco acquistati dall'Iran. Intanto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg intanto ha chiesto agli Stati membri di migliorare la capacità di difesa aerea dell’Ucraina e diverse nazioni hanno risposto positivamente, in primis gli Usa, che invieranno all'Ucraina due sistemi avanzati terra aria entro le prossime settimane.

Ma Israele rimane della sua posizione nonostante la contrarietà di Zelensky che il 23 settembre al canale francese TV5 aveva dichiarato: “Non so cosa sia successo a Israele, sono esterrefatto perché non capisco perché non possano darci difese aeree”. Resta il fatto che la maggior parte degli analisti afferma che la decisione sia guidata dalla percezione che Israele non possa armare direttamente l'Ucraina senza mandare in frantumi la sua cooperazione strategica con la Russia in Siria, una priorità assoluta per Israele, regione dove il presidente russo Vladimir Putin ha concesso agli aerei da guerra israeliani mano libera nell'attaccare i militanti sostenuti dall'Iran accusati da Israele di spostare armi agli alleati in Siria e Libano.

I funzionari israeliani hanno però ricordato di aver fornito a Kiev giubbotti antiproiettile ai non combattenti e di gestire un ospedale da campo vicino al confine tra Ucraina e Polonia. A spingere affinché Israele dia Iron Dome all’Ucraina c’è anche Washington, che nel progetto ha investito un miliardo di dollari in finanziamenti dopo che, nel conflitto di Gaza del maggio 2021, più di 4.300 razzi sono stati lanciati su Israele. Ma la condivisione della tecnologia non permette comunque agli Usa di produrre e vendere il sistema ad altre nazioni senza il permesso di Gerusalemme.

Come è fatta la “Cupola di ferro”

Iron Dome (Cupola di ferro) è un sistema missilistico di difesa aerea sviluppato da due aziende israeliane, Rafael Advanced Defense Systems ed Elta Systems, con il supporto degli Usa, ed è basato su tre componenti: un radar ad apertura sintetica che rileva e traccia le traiettorie dei razzi o dei proiettili in arrivo; un sistema di comando e controllo che determina il livello di minaccia e le batterie di razzi intercettori in grado di colpire fino a una distanza di circa 70 chilometri fino all’esaurimento dei 60 elementi di cui è composta ogni batteria. Non è però un sistema a basso costo, poiché ogni razzo difensore costa circa 80.000 dollari. Il cuore del sistema è il radar multi-missione (Mmr) che opera sulle bande S o C (da 2 a 4 e da 4 a 8 GHz) in grado di distinguere un aereo militare amico da un avversario e un proiettile da un razzo, verificarne le caratteristiche mediante osservazione all’infrarosso e quindi inseguirlo in modo da poter guidare i razzi intercettori sul bersaglio.

In pratica, il radar genera un'immagine della situazione aerea in corso e la aggiorna molto rapidamente, pilotando la reazione oppure trasferendo i dati ad altri radar collegati tra loro in una rete che può quindi aumentare la densità dei rilevamenti contemporanei e con questa l’efficacia della risposta. Gli operatori prendono atto della situazione e valutata la gravità della minaccia decidono di lanciare l’intercettazione quando i bersagli entrano nel loro raggio d’azione.

La “scoperta” è possibile anche a 650 km di distanza, anche se tipicamente nel caso dei razzi di Hamas avviene da non oltre 120 km, mentre qualora l’Iron Dome fosse schierato in Ucraina la sua efficacia sarebbe indubbia contro un certo tipo di minacce. Considerando che un razzo e un drone viaggiano a velocità molto differenti tra loro (il primo a diverse centinaia di km l’ora ed ha una superficie riflettente limitata dalla forma da missile, il secondo è molto più lento e presenta una sezione più visibile alle onde radio per la presenza di ali), il tempo per elaborare il tracciamento sarebbe più lungo e quindi la precisione della reazione ancora migliore. In particolare, i razzi Qassam usati dalle milizie palestinesi viaggiano a circa 750 km/h e, secondo la versione, hanno una portata massima di circa 20 km, mentre i droni iraniani viaggiano a 185 kmh e hanno una larghezza di 2,5 metri.

Iron Dome, tuttavia, può essere configurato anche per bersagli più grandi e veloci, seppure non riesca a eguagliare il sistema di difesa russo S-400 (che arriva a intercettare 80 minacce contemporanee grandi anche come missili balistici e a grandi distanze ma, al contrario, non può essere efficace contro quelle più piccole), né ovviamente il nuovo sistema Skysabre inglese, capace di identificare, tracciare e colpire fino a 24 bersagli contemporaneamente. Secondo Bae System, sarebbe in grado di colpire un oggetto grande come una palla da tennis che volasse alla velocità del suono.

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