Israele schiera gli Thaad, super missili intercettori senza esplosivo
Nella giornata di ieri, con un una coppia di grandi aerei cargo C-17 protetti da una scorta di caccia, sono arrivati presso le basi aeree di Ramon e Nevatim, nel sud di Israele, i tecnici militari statunitensi e l’equipaggiamento necessario per allestire una batteria del sistema antimissile Thaad, sigla che sta per Terminal High Altitude Area Defense, letteralmente Difesa dell’area terminare ad alta quota. Un’arma che Washington ha deciso di rischierare in Israele per potenziare le sue capacità di difesa, soprattutto dopo l’attacco ad alta intensità avvenuto il primo ottobre scorso. In quella occasione, i tre livelli dei sistemi anti minaccia missilistica delle forze Idf, gli Arrow 2 e 3, gli Iron Dome e il David Sling, erano stati parzialmente saturati dall’alto numero di effettori lanciati dall’Iran e, alcuni di questi ultimi, avevano colpito proprio parte delle installazioni della base di Nevatim, come hanno confermato alcune immagini satellitari apparse sui media specializzati, e pare anche la base di Tel-Nof. La strategia di Iran ed Hezbollah è quella di creare sciami di missili e droni in modo che il contrasto da parte delle difese, ovvero i radar di puntamento dei missili israeliani, sia costretto a “scegliere” un bersaglio lasciando passare alcuni ordigni. Così ecco i rinforzi. La località definitiva della nuova batteria Thaad non deve essere resa nota; invece, è risaputo che gli Usa stiano da tempo gestendo la postazione chiamata “512” situata sul monte Har Qeren, nel Negev, dove è piazzato anche un radar Aesa An/Tpy-2 operante in banda X, cioè quella usata proprio per tracciare minacce “alte e veloci”. Ciò desta interesse perché tale radar può essere collegato con la batteria Thaad per rilevare e seguire bersagli anche distanza ridotta, oppure in modo meno preciso ma più esteso per la loro scoperta precoce. A difendere l’installazione di Har Qeren e i suoi operatori c’è quindi un sistema Patriot dotato di missili Pac-3.
Postazioni protette e facili da spostare
Per funzionare, una batteria Thaad, di norma installata su un semovente tipo Oshkosh Hemtt, abbisogna di una sessantina di persone altamente specializzate; è considerato uno dei sistemi più avanzati al mondo per contrastare missili balistici fino a distanze di duecento chilometri e di abbatterli con un grado di affidabilità elevatissimo (quasi totale) anche al di fuori dell’atmosfera. I radar e la manovrabilità degli effettori, progettati e costruiti da Lockheed-Martin, sono il punto di forza dei Thaad, che normalmente aggancia e colpisce i missili in arrivo quando hanno cominciato la fase di discesa verso l’obiettivo. L’impatto avviene in modo diretto, senza esplosione di prossimità, bensì per collisione, poiché non hanno a bordo testata di guerra. Motivo per il quale usano radar ad altissima precisione e algoritmi che permettono di prevedere le traiettorie dell’incursore. Ogni batteria è formata da otto intercettori e da un sistema di comunicazioni molto versatile creato per poter essere collegato anche ad altri tipi di sistemi antiaerei terrestri e anche navali (tipicamente gli Aegis della U.S. Navy). Queste prestazioni sono possibili grazie a una sofisticazione elevata della tecnologia di costruzione, tale da portare il prezzo di una batteria a 1,25 miliardi di dollari e ogni missile a circa 14 milioni.
Come sono fatti, come funzionano
Dal punto di vista fisico, ogni missile Thaad pesa circa 900 kg, è lungo poco più di sei metri e ha un diametro di 34 centimetri. Il motore è a razzo, alimentato a propellente solido, abbastanza potente per spingerlo alla velocità massima di Mach 8.2 (oltre otto volte la velocità del suono). Per modificare la traiettoria utilizza lo scarico orientabile del razzo, mentre colpisce l’obiettivo urtandolo con l’ogiva, nella quale sono presenti le masse costituite dalle batterie (che servono per alimentare l’elettronica di bordo), e anche dalla struttura stessa, che presenta soltanto una “finestra” per il rilevatore infrarosso. Questa è un’altra peculiarità del sistema di guida: esso sfrutta una combinazione di termocamere, ovvero grazie ai sensori infrarossi di tipo avanzato “vede” le differenze di temperatura dell’oggetto in arrivo rispetto all’aria, anche molto rarefatta, quasi al vuoto circostante, tipico dell’alta quota. Riguardo il radar, vero “cervello” del Thaad, lo An/Tpy-2 è in grado di rilevare, classificare, tracciare e intercettare anche missili balistici. Ha due modalità operative: una per rilevarli mentre questi sono nella fase di salita, quindi più lenti, l'altra che guida gli intercettori verso le testate in discesa, quando sono velocissime. Una volta rilevato il bersaglio, il radar lo acquisisce, lo traccia e distingue la testata da altre minacce come le contromisure, dirigendo il missile contro la minaccia fino a collidere. Per trasmettere e ricevere segnali radio usa un complesso sistema di antenne a controllo digitale che operano a frequenze comprese tra 8,5 e 10 GHz, appunto la banda X, che per lunghezza d’onda (da 5 a 3 centimetri), fornisce la migliore risoluzione del bersaglio rispetto ad altre frequenze dello spettro radio, che invece vengono usate per rilevare oggetti volanti con forme a bassa sezione osservabile (per esempio certi aerei impropriamente definiti “invisibili”), che hanno però traiettorie più prevedibili. Una volta ricevute le informazioni sul tipo di minaccia missilistica, determinando informazioni come la sua velocità e traiettoria, questi dati sono trasmessi all’unità di controllo del fuoco che lancia il missile difensivo.
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