Economia
July 31 2023
Cala la crescita in Italia. Secondo gli ultimi dati dell’Istat l’economia del nostro Paese ha registrato una flessione dello 0,3% nel secondo trimestre dell’anno. La contrazione è prevalentemente dovuta ad una flessione del settore primario e di quello industriale, a fronte di una moderata crescita del comparto dei servizi. L’Istat ha dunque certificato che “in termini di variazione acquisita, per il 2023, la crescita si attesta nel secondo trimestre allo 0,8%, in leggera discesa rispetto al valore del primo trimestre, che era stato pari allo 0,9%”.
Il rallentamento dell’economia era prevedibile, la caduta di tre decimi di punti del Pil no. Partiamo infatti con il dire che la politica monetaria restrittiva della Bce per combattere l’inflazione “comporta inevitabilmente un calo dell’attività”, sottolinea il Presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, in una intervista a 'Le Figaro' che spiega come la “soluzione ideale, nota come atterraggio morbido, è un moderato abbassamento dell'attività in tandem con un calo significativo dell'inflazione”. Misure che però devono essere attuate con moderazione se si vogliono evitare effetti eccessivamente negativi. Il rallentamento dell’economia è infatti una cosa, la caduta di tre decimi di punto di Pil un’altra.
Le preoccupazioni ci sono e riguardano soprattutto il secondo trimestre dell’anno. Per il primo, come spiega il centro studi di Confcommercio, se si legge il dato del calo del Pil insieme alla forte crescita del primo trimestre, “l’indicazione preliminare per questo secondo trimestre dell’anno non deve suscitare eccessive preoccupazioni. Era nei dati il rallentamento dell’industria e si intuiva un minore dinamismo dei servizi di mercato. I problemi riguardano il secondo semestre dell’anno che non può decidersi tutto sulle sorti del turismo”. Secondo Confindustria le attese sul terzo trimestre sono poco positive. Il prezzo del gas ha esaurito la caduta e galleggia poco sopra i minimi e l’inflazione, scesa solo in parte, ha indotto la Bce a rialzare ancora i tassi, peggiorando di conseguenza le condizioni creditizie. Le imprese italiane stanno infatti subendo un continuo aumento del costo del credito (4,81% a maggio). Le indagini Istat e Banca d’Italia mostrano un irrigidimento dei criteri di offerta e una quota significativa di imprese che non ottiene credito soprattutto perché rinuncia per le condizioni onerose (56,3%). A questo poi si aggiunge un carrello della spesa che presenta prezzi ancora alti, anche se in discesa. I dati diffusi dall’Istat, relativi ai prezzi al consumo del mese di luglio evidenziano, rispetto al mese precedente, l’indice generale di inflazione in frenata dal 6,4 al 6% su base annua. Il carrello della spesa registra anche lui un rallentamento dello 0,1% passando da un + 10,5 ad un +10,4% su base tendenziale. Stessa dinamica per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto che passano da un +5,7% ad un +5,6%: “registriamo ulteriori segnali di rallentamento della crescita dei prezzi rispetto ai mesi scorsi. Tuttavia, i consumi rimangono ancora deboli, in particolare per quanto riguarda i volumi di vendita del settore alimentare, a causa del livello dei prezzi acquisito e dall’incertezza che hanno caratterizzato i mesi scorsi”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione.
Altro punto dolente è il caro carburanti. Le forti tensioni sui prezzi, che si stanno registrando sono però la conseguenza delle reazioni dei mercati internazionali. Secondo Bruno Bearzi, presidente nazionale di Figisc, federazione dei benzinai Confcommercio, "ci troviamo di fronte ad un'altra tempesta dei prezzi che nulla ha a che fare con supposte manovre speculative sulla mobilità d'agosto degli italiani, e sostenere queste tesi significa creare complottismo e disinformazione sulle vere ragioni degli aumenti". Il cartello del prezzo medio, che andrà in vigore domani, non sarà uno “strumento miracoloso” che farà “diminuire i prezzi”, conclude Baerzi. E infine, lato Italia, l’economia è messa sotto pressione anche dalla Germania che non sta brillando in quanto performance. Secondo Confindustria per il Paese non sembrano esserci buone prospettive per il 2023 nel suo complesso, dato che i previsori stimano una recessione in Germania, in gran parte già acquisita (-0,3% in media il Consensus, -0,5% la Bundesbank), dovuta al calo dei consumi delle famiglie (-1,4%). Recessione che sta però avendo inevitabilmente dei riflessi anche in Italia dato che la Germania è tra i principali mercati per i beni italiani. “Le nostre imprese sono fornitrici di varie industrie tedesche, specie nell’automotive e soprattutto di beni intermedi”, sottolinea Confindustria. Quando l’industria tedesca frena, si ha dunque un impatto negativo anche sulla produzione italiana. La debolezza tedesca nei consumi “potrebbe dunque frenare il Pil italiano, colpendo sia il nostro export di beni finali, sia il turismo di tedeschi in Italia, che genera per noi un forte export di servizi”, conclude il centro studi di Confindustria.
Continuando con lo sguardo internazionale, oggi sono usciti anche i dati sull’inflazione nell’area euro. L’Eurostat ha certificato come questa a luglio si è attestata al 5,3% annuo, in calo rispetto al 5,5% di giugno. Dato in discesa che però rimane lontano dal target del 2%, ma che potrebbe non rendere così scontato un rialzo dei tassi a settembre. I falchi della Bce, mentre davano per scontato l’aumento di luglio, per settembre si sono mostrati più possibilisti, sempre che i dati macroeconomici lo consentano. I mercati da parte loro quotano uno stop dopo la pausa estiva, ma come abbiamo visto, non sempre la volontà degli investitori è coincisa con le decisioni della Bce.