Economia
January 14 2014
Otto trimestri negativi e una flessione cumulata del pil nel biennio 2012-13 pari al 4,4%: questa l’eredità con cui inizia il 2014, che vedrà però l’uscita dalla recessione e una debole ripresa del pil pari, secondo le nostre stime, allo 0,5 per cento. Quella italiana sarà inoltre una ripresa di minore intensità rispetto ai principali paesi europei, con limitati riflessi positivi sul mercato del lavoro. Per un calo dei tassi di disoccupazione bisognerà attendere il consolidarsi delle tendenze in atto e quindi il 2015. Esaurito l’impatto restrittivo della politica di bilancio, l’espansione del pil del 2014 sarà legata soprattutto alla dinamica dell’export.
Le aziende beneficeranno dell’accelerazione della domanda mondiale rivolta all’Italia (in rialzo dal 2,7 del 2013 al 5,2 per cento): per Germania, Francia e Stati Uniti, che costituiscono tuttora i nostri principali mercati di sbocco, è infatti previsto un buon incremento dei tassi di crescita. La miglior dinamica dei flussi commerciali stimolerà la ripresa degli investimenti, mentre per i consumi riusciremo soltanto a evitare il proseguire della fase di contrazione. Ancora debole risulterà infatti la dinamica salariale e quella del mercato del lavoro. Un altro elemento positivo sarà dato dal pagamento dei debiti arretrati della pubblica amministrazione. Man mano che ricevono i crediti arretrati, molte imprese stanno infatti provvedendo a pagare i propri fornitori, a finanziare il capitale circolante e a ridurre l’indebitamento bancario. Incoraggiante, infine, è il migliorato clima di fiducia di famiglie e imprese, probabilmente correlato alla riduzione delle tensioni finanziarie e al calo dei tassi a lungo termine sul debito pubblico. Quello descritto non è certamente un quadro soddisfacente, dopo una recessione così profonda e prolungata. Con questi ritmi di sviluppo sarà molto, troppo lungo il tempo necessario per recuperare il 9 per cento di pil perso dal 2008 a oggi.