Nello scontro sui migranti la solita voglia dei francesi di darci lezioni
«Stop agli accordi con l’Italia. Tutti i paesi della Ue sospendano il ricollocamento dei migranti». Nelle parole del ministro dell’Interno francese, Darmanin, lo strappo tra i due paesi dopo le note vicende delle navi ong cariche di migranti e che sono rimaste a lungo bloccate al punto che una di queste, la Ocean Viking, ha cambiato rotta ed accettato la disponibilità transalpina di aprire i loro porti agli sbarchi.
L’Eliseo ha da lato suo sospeso il programma di accoglienza di 3500 rifugiati attualmente in Italia. Ma non basta: ha chiesto che tutte le altre nazioni che facciano parte del meccanismo di ricollocamento facciano lo stesso.
«Sarà il governo italiano che ci rimetterà - ha continuato Darmanin - noi eravamo impegnati con la Germania a ricollocare 3500 entro l’estate del 2023. Ma se noi accogliamo questi 234 migranti non rilocalizzeremo nessuna delle persone che dovevamo accogliere nelle prossime settimane. La scelta dell’Italia di non accogliere la Ocean Viking è incomprensibile. La Francia deplora molto profondamente la scelta di non considerarsi come uno stato europeo responsabile».
Parole durissime a cui è seguita la pronta risposta del Ministro Piantedosi: La solidarietà europea viene sbandierata ma l'Italia ha affrontato finora questo problema da sola e il nostro sistema di accoglienza è in gravissima difficoltà. E’ evidente quindi che l'Italia non potrà dare la propria adesione a soluzioni per un Patto europeo non adeguatamente bilanciato tra misure di solidarietà e di responsabilità. I Paesi di primo ingresso non possono, infatti, da soli sopportare l'onere di una responsabilità esclusiva nella gestione dei flussi. Noi continuiamo a sostenere che la soluzione più seria è lavorare insieme per fermare le partenze dal nord Africa»
Lo strappo però resta come restano le stranezze per l’atteggiamento di Parigi. Il paese che oggi infatti prova a dare lezioni di accoglienza e di umanità è lo stesso paese cui la Gendarmeria in servizio a Ventimiglia, o in val Susa, due dei principali punti di confine con l’Italia, si è resa protagonista di gesti che con la bontà e la solidarietà non hanno nulla a che fare. Nel 2019 ad esempio, Amnesty International denunciava come gli agenti «inseguivano i migranti sulle montagne, minacciandoli e sottraendo loro i documenti». In Liguria invece decine di persone sono state bloccate e riportate con la forza in Italia, spesso sottraendo loro i documenti di identità; i video dei migranti fatte scendere con la forza dai treni e rimpatriati sempre con la forza in Italia sono facilmente provabili su YouTube; per finire con i fatti di Bardonecchia. Era il 2018 quando un gruppo di gendarmi francesi, armati, entrarono in un centro per migranti italiano scortando un profugo, costringendolo al test delle urine e intimidendo un medico, i mediatori culturali e i volontari della ong.
Questi sono fatti, gravi, sicuramente più gravi del divieto di un paese di far attraccare una nave.
Il problema dei migranti non è nuovo e purtroppo l’Europa in questi anni ha sempre lasciato solo il nostro paese, al punto che persino il Papa, l’uomo dell’accoglienza per eccellenza al mondo, ha chiesto pochi giorni fa alla Ue di «fare più e non lasciare sola l’Italia».
Se la fermezza italiana servirà a fermare questo stallo comunitario, ben venga. E, soprattutto, sappiano a Parigi che non sono sicuramente loro quelli in grado di dare lezioni al nostro paese.
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