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Italia e Libia: storia in foto di un secolo di rapporti

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Album fotografico celebrativo della guerra in Libia del 1911-12
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Lo sbarco a Tripoli degli italiani durante le operazioni in Libia nella guerra Italo-Turca.
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L'esercito ottomano in partenza per il fronte libico nell'ottobre 1911.
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Reparti di fucileria italiani fanno fuoco su postazioni turche nei pressi di Ain Zara
Monoplano Bleriot XI del Servizio aeronautico in servizio in Libia nel 1911.
Il biplano Farman dell'aviatore italiano Giulio Gavotti in Libia. il 1 novembre 1911 è una data fondamentale per l'arma aeronautica. Nei cieli sopra Tagiura e Ain Zara, il tenente Gavotti gettò due granate Cipelli dal suo Etrich Taube contro i nemici accampati. Era il primo bombardamento aereo della storia. La notizia fece molto fragore, come le granate italiane.
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Cannone italiano da 149/23 mod 1911. Proprio il trasporto di questi ultimi su piste cedevoli di sabbia fu risolto con l’invenzione di un brevetto tutto italiano, il cingolo “Bonagente”, dal nome dell’inventore, formato da 12 piastre rettangolari attorno alle ruote e trainati da trattori meccanici “Pavesi & Tolotti” di origine agricola.
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Artiglieria italiana nel deserto libico. Le operazioni militari sul territorio della CIrenaica e della Tripolitania furono abbastanza circoscritte nel tempo. Dopo alcune incertezze italiane soprattutto negli scontri di Sciara Sciat e Ain Zara, dove al nemico si aggiunse il colera, ancor più temibile. Formalmente, l’annessione all’italia fu proclamata da Giolitti già il 5 novembre 1911 ma per fini politici, in modo da mettere le potenze europee di fronte al fatto compiuto.
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Giovanni Giolitti. Sotto il suo governo l'Italia strappa la Libia all'Impero Ottomano. Il territorio al di fuori dei grandi centri urbani tuttavia non fu mai sotto il pieno controllo italiano almeno fino alla grande repressione operata da Graziani durante gli anni 30.
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La bandiera del Regno d'Italia sventola sul forte di Garg Aresk.
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Cadaveri di arabi ribelli giacciono ai piedi della fanteria italiana dopo un'imboscata contro i nuovi dominatori.
Prigionieri civili sospettati di collaborazionismo con gli arabi in lotta contro gli italiani sono rastrellati dasi militari del Regio Esercito.
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Mussolini in Libia. Dietro di Lui il primo governatore del territorio della libia italiana, Emilio de Bono.
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Il Generale Graziani, autore della feroce repressione delle rivolte tribali della Libia, passa in rassegna un reggimento.
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Ritratto di Omar Al-Mukhtar, il capo della ribellione senussita contro gli italiani. Impiccato da Graziani davanti a migliaia di touareg nel 1931.
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Tripoli, marzo 1937. Mussolini mostra la "spada dell'Islam" ai musulmani d'Italia. Inizia la normalizzazione del territorio libico e l'afflusso massiccio di coloni italiani.
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Libia 1937. Coloni italiani prendono possesso delle loro case.
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Parata di Giovani Italiane a Tripoli nel 1939.

I rapporti tra Italia e Libia devono essere fatti risalire alla fine del secolo XIX. La spinta decisiva alla colonizzazione dell'Africa da parte delle potenze europee giunse in quell'epoca dalla costruzione del canale di Suez e dalla conferenza di Berlino del 1884, dove i grandi stati nazionali d'Europa si spartirono l'Africa in sfere d'influenza.


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L'Italia, esclusa dalla conferenza, mostrò ugualmente le proprie mire coloniali. Nel 1885 occupò militarmente il porto eritreo di Massaua. Spinto dalla pressione dei grandi gruppi industriali e commerciali (vedi Ansaldo e Rubattino), il Governo di Francesco Crispi si pose l'obiettivo di porre sotto il dominio italiano tutto il Corno d'Africa. La sconfitta italiana in Etiopia, consumatasi ad Adua nel 1896, fece cambiare rotta alle mire coloniali del Regno d'Italia, che da allora si sarebbero rivolte verso la Libia, in quegli anni sotto il dominio del declinante Impero Ottomano. 

L'occasione per dare il via alla conquista del territorio libico si era presentata quando la Francia, in conflitto sui possedimenti nordafricani con la Germania, ebbe assicurazioni da Roma dell'appoggio italiano. In cambio l'Italia avrebbe avuto via libera per la conquista della Libia, mentre i Turchi erano stretti tra le pressioni espansionistiche occidentali, le minacce della Lega Balcanica e le pressioni interne del movimento dei "Giovani Turchi".

La guerra per la conquista della "quarta sponda" inizia il 29 settembre 1911, dopo la respinta dell'ultimatum italiano. Il capo del governo è Giovanni Giolitti.

Le operazioni militari sul territorio della Cirenaica e della Tripolitania furono abbastanza circoscritte nel tempo. Dopo alcune incertezze italiane soprattutto negli scontri di Sciara Sciat e Ain Zara, dove al nemico si aggiunse il colera, ancor più temibile. Formalmente, l’annessione all’italia fu proclamata da Giolitti già il 5 novembre 1911 ma per fini politici, in modo da mettere le potenze europee di fronte al fatto compiuto. Il territorio al di fuori dei grandi centri urbani tuttavia non fu mai sotto il pieno controllo italiano almeno fino alla grande repressione operata negli anni '30. Verso la fine del conflitto si aprirà il fronte dell’Egeo, con la conquista del Dodecaneso. 

Dal punto di vista diplomatico, la fine della guerra Italo-Turca, delineava il sistema delle alleanze che due anni più tardi si sarebbero tradotte in guerra totale: gli imperi centrali con la Turchia, Inghilterra Russia e sostanzialmente anche la Francia, con l’Italia. 

Il trattato di Losanna

Il trattato di Losanna del 18 ottobre 1912 riconobbe formalmente l'occupazione italiana della Libia. Tuttavia soltanto la Tripolitania fu controllabile militarmente, sotto il pugno di ferro del Governatore Giovanni Battista Ameglio. Negli altri territori della "quarta sponda" la guerriglia anti italiana continuò senza interruzione. Questa ebbe un picco negli anni della Grande Guerra dove le tribù dell'interno furono sobillate dai Turchi di Enver Bey, che confinarono gli italiani al controllo della sola fascia costiera. 

Dopo la guerra gli italiani intrapresero la riconquista del territorio servendosi degli aeroplani e degli ascari d'Eritrea. L'ultimo atto prima del fascismo è la conquista di Misurata da parte del nuovo governatore, il conte veneziano Giuseppe Volpi (Da allora Giuseppe Volpi di Misurata). L'arrivo del quadrumviro del fascismo Emilio de Bono coinciderà con la durissima repressione dei ribelli libici intrapresa dal generale Rodolfo Graziani. In Cirenaica la situazione era particolarmente difficile sulle alture, dove la guerriglia condotta dal muhjaiddin Omar Al-Mukhtar era particolarmente efficace. Graziani arrivò nel 1930 dopo aver pacificato la Tripolitania ed in Cirenaica scatenò la repressione tramite deportazioni di massa verso i campi di concentramento attraverso una marcia mortale nel deserto. I ribelli Senussiti e i loro capi religiosi furono tutti deportati mentre i beni a loro confiscati saranno assegnati ai coloni italiani. Nel 1931 il capo dei ribelli Al-Mukhtar sarà impiccato pubblicamente davanti a migliaia di beduini. 

La pacificazione della Libia fu intrapresa negli anni successivi quando nel 1934 sarà creato il Governatorato del Libia con a capo Italo Balbo. Mussolini cercò il riavvicinamento con le popolazioni tramite la costruzione di moschee, villaggi e opere pubbliche destinate ai "Mussulmani d'Italia". Gli anni '30 furono il decennio della colonizzazione italiana dei terreni, della attività archeologica (scoperta di Leptis Magna) e della propaganda di regime.

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Italia e Libia dal dopoguerra a oggi

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La fine della Libia italiana. Una colonna del Regio Esercito si arrende agli Inglesi alla fine del 1941.

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Una formazione di aerei della RAF sciamano padroni del cielo di Libia. Sotto di loro, svetta un monumento del fascismo: L'Arco dei Fileni, raso al suolo anni dopo da Gheddafi.

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Il colonnello Muhammar Gheddafi il 27 settembre 1969, giorno della presa del potere contro il regno dei Senussi.

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Il rientro degli Italiani residenti in Libia, espulsi da Gheddafi nel 1970.

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L'abbraccio tra Gheddafi e il leader palestinese Yasser Arafat.

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15 aprile 1986. Il presidente del consiglio, Bettino Craxi, fra Giulio Andreotti e Giovanni Spadolini, riferisce alla Camera sull'incidente dei missili lanciati su Lampedusa dalle coste libiche.

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17 aprile 1986 - Un caccia F14 USA a bordo della portaerei Saratoga pronto al decollo per un raid su Tripoli.

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15 aprile 1986. La devastazione di una strada di Tripoli, con automobili e palazzi distrutti.

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Lockerbie, Scozia. 21 dicembre 1988. Rottami del Boeing 747 della Pan Am esploso in cielo in seguito all'esplosione di un ordigno. 270 le vittime.

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Gheddafi abbraccia Nelson Mandela. 1990.

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Lamberto Dini con rappresentanti del governo di Tripoli durante la prima fase della distensione diplomatica tra i due paesi.

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2006. I disordini davanti all'Ambasciata italiana di Tripoli in seguito alle esternazioni di Calderoli sulle vignette di Maometto.

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Roma 10/06/2009. Gheddafi arriva all'aeroporto di Ciampino in visita ufficiale. Sulla divisa ha appuntato, in senso provocatorio, una foto di Omar Al-Mukhtar, martire della lotta anti-italiana giustiziato da Rodolfo Graziani.

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2010. Gheddafi a Roma per la celebrazione del secondo anniversario del trattato Italo-Libico.

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Controlli su un barcone di clandestini da parte di motovedette italiane.

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2011. Dopo la repressione di Gheddafi dei movimenti anti-regime, la NATO interviene militarmente. Nella foto un Rafale francese decolla dalla portaerei "Charles De Gaulle".

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La residenza di Gheddafi a Tripoli distrutta dalle bombe della NATO. Il leader libico morirà il 21 ottobre dello stesso anno dopo aver tentato la fuga da Sirte.

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Giovani libici festeggiano la liberazione di tutto il territorio libico dai lealisti del Raìs. Misurata 2011.

Dagli anni '40 a oggi

Le vicende belliche videro la Libia diventare terreno di scontro tra l'Asse e gli Alleati. La sconfitta del 1945 comportò per l'Italia la perdita di tutte le colonie. Gli inglesi rimisero al governo i Senussi, allontanati dal fascismo. L'italia dal 1947 dovette cedere tutte le infrastrutture costruite durante gli anni della colonia. La questione delle riparazioni rimarrà aperta, mentre l'ONU riconoscerà l'indipendenza del Regno di Libia dal 1952. 

Nel 1955 nel deserto sono scoperti i primi giacimenti di petrolio, mai trovati dagli italiani durante la dominazione della Libia. 

Gli Stati Uniti, la Francia e l'Inghilterra rappresentano negli anni 50 e 60 i riferimenti del re Idris I, che sarà rovesciato dal colpo di stato militare del colonnello Muhammar Gheddafi del 26 agosto 1969. Portavoce del nazionalismo arabo misto ad idee e principi socialisti, Gheddafi nazionalizza le principali imprese straniere, caccia gli americani dalle basi militari e procede all'espulsione degli italiani residenti in Libia cui segue la confisca dei loro beni. (Celebrata da Gheddafi ogni anno come la "Giornata della Vendetta").

Vicino all'OLP di Arafat e al panarabismo, Gheddafi mostra interesse ad un riavvicinamento degli stati Islamici, allontanandosi definitivamente da Europa e Stati Uniti, di cui negli anni '80 diventa nemico principale. Tanto che nel 1986 è bersaglio di un massiccio bombardamento americano dal quale scampa per miracolo. Per ritorsione aumenta i finanziamenti agli irlandesi dell'IRA, preludio alla strage di Lockerbie del 1988 dove un aereo della Pan-Am con 259 passeggeri a bordo esplode in aria. L'Onu ritiene certa la responsabilità diretta di Gheddafi e ordina sanzioni pesanti. Una voce che si discosta dalla condanna unilaterale è quella del Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi. Nel 1986 avvertì il colonnello dell'imminente raid americano, salvandogli la vita. Nella visione di Craxi la stabilità della Libia era più importante delle condanne per l'appoggio al terrorismo internazionale per la sua particolare visione del "regionalismo" mediterraneo in cui l'Italia avrebbe giocato la parte di leader. 

La popolazione italiana in Libia durante gli anni di Gheddafi scese al minimo storico (poco più di 1500 residenti), mentre le pretese e le provocazioni del colonnello nei confronti dell'ex-aggressore italiano proseguirono fino alla prima ratifica bilaterale raggiunta sotto il governo di Lamberto Dini. Prevedeva una serie di aiuti ai congiunti dei deportati libici in Italia e una serie di commesse infrastrutturali affidate a società miste italo-libiche. Soprattutto la realizzazione di una grande autostrada costiera fu al centro delle trattative con il Presidente del consiglio Silvio Berlusconi nella prima metà degli anni 2000. Il 2006 vede una crisi transitoria tra Italia e Libia per la questione delle vignette su Maometto del danese Jyllands-Posten. L'allora ministro Calderoli le esibì su una maglietta durante una trasmissione televisiva, generando la reazione dei musulmani libici che assaltarono l'Ambasciata italiana a Tripoli. La questione delle riparazioni coloniali 

Nel 2008 la Libia e l'Italia firmano un trattato di reciprocità noto come "Trattato dell'Amicizia". La questione delle riparazioni coloniali è affrontata così come l'impegno italiano alla costruzione dell'autostrada costiera. L'impegno della Libia riguardava il contrasto all'immigrazione clandestina e il rispetto dei diritti umani. Il trattato inaugurava una serie di iniziative bilaterali e di compartecipazioni libiche nel settore bancario (Unicredit), industriale e delle telecomunicazioni. 

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Nel 2009 Gheddafi si reca per la prima volta in visita ufficiale in Italia. Alla divisa porta appuntata, in senso provocatorio, una foto del mujaheddin Al-Mukhtari, capo della rivolta dei Senussiti contro Rodolfo Graziani.

La vicinanza italo-libica è sconvolta nel 2011 con la guerra civile scoppiata dopo l'effetto domino delle Primavere Arabe dei paesi vicini. La repressione violenta delle proteste per mano di Gheddafi fa si che anche l'Italia si allinei alla condanna dell'ONU che porterà in agosto all'intervento militare della NATO.  Fuggito a Sirte, Gheddafi trova la morte il 21 ottobre 2011 dopo essere stato catturato dai ribelli del CNT e sommariamente giustiziato assieme a uno dei figli. 

Dopo la caduta del Rais la libia è stata governata dal Consiglio di Transizione ma l'instabilità politica ed il risveglio delle fazioni tribali ha indebolito pesantemente il paese, soggetto nel 2014 ad un colpo di stato de parte del generale Haftar. Nello stesso anno un gruppo di jihadisti occupa Derna e vi istituisce la Shaaria. I fondamentalisti aderiscono poco dopo all'Isis. La fuga dei diplomatici italiani da Tripoli e la minaccia dei miliziani nella Sirte è cronaca di questi giorni. Con l'Italia di fronte ad una scelta tra le più difficili: intervento o neutralità.  


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