La decisione italiana sui migranti porta la Francia ad aprire i porti alle Ong
Nello stallo continuo al porto di Catania c’è una notizia che segna un vero punto di svolta nella gestione delle navi Ong che pattugliano il mediterraneo per soccorrere i migranti in difficoltà. La Francia infatti ha aperto allo sbarco dei migranti nei suoi porti. Una decisione che davvero può spostare gli equilibri e le prospettive presenti e non solo future; Il primo effetto infatti è stato l’immediato cambio di rotta della Ocean Viking che aveva puntato le coste siciliane e che invece ha virato verso Marsiglia. «Bene così, l’aria è cambiata» è stato l’immediato commento del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini.
«Lo sbarco a Marsiglia si svolgerà sotto la supervisione della Prefettura - ha fatto sapere in una nota il ministero dell’Interno di Parigi - Saranno fatti scendere tutti i migranti dalla nave e poi registrati come richiedenti asilo. Non ci sarà quindi alcuna selezione fra i passeggeri della Ocean Viking, non saranno fatti scendere i deboli e lasciati a bordo gli altri. Non ci sono restrizioni possibili, tutti hanno diritto di presentare la domanda di asilo», aggiungono le fonti francesi.
A Catania intanto la situazione non cambia. I migranti che sono stati trovati in buone condizioni di salute restano a bordo della Humanity 1 e della Geo Barents mentre a Reggio Calabria, come annunciato nella giornata di ieri, è giunta la Rise Above da cui sono potuti scendere tutte le 89 persone a bordo.
La polemica però su quelli che sono stati definiti «sbarchi selettivi» non si placa. Da una parte, oltre al mondo delle Ong, anche imprevidente della Fondazione Dei MIgrantes, Mons. Giampaolo Perego, parla di metodo incostituzionale: "La situazione è drammatica, anticostituzionale che non rispetta anche le famiglie che sono su queste navi, che non rispetta il diritto fondamentale al soccorso della Convenzione di Ginevra quindi si spera che questa situazione si sblocchi e che l'Italia insieme all'Europa continui quel progetto di condivisione di solidarietà nei confronti dei migranti che sono richiedenti asilo e che sono rifugiati, l'identificazione non può essere fatta a bordo ma deve essere fatta a terra e anche con tutte le tutele di ogni persona”.
Parole a cui ha replicato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «Se vi volete fermare all'esegesi delle espressioni burocratiche fate pure, ma non accettiamo lezioni da nessuno dal punto di vista del rispetto dei diritti umani»
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