Politica
January 25 2023
Un piano per sganciarsi dal gas russo e contemporaneamente rilanciare Roma come attore cruciale nella geopolitica energetica europea. Ci sono motivazioni e fattori economici e politici al centro del viaggio del presidente del consiglio Meloni ad Algeri e del cosiddetto Piano Mattei. “Esiste una visione Mattei. La sua aspirazione era rendere indipendente l’Italia dall’energia importata, avere una produzione nazionale di gas, sviluppare il nucleare (è stato il primo a realizzarla una centrale a Latina). Era in pratica una visione fortemente indipendente e moderna dell’energia. E il governo Meloni ha questa visione, un piano per l’indipendenza energetica e la competitività dell’energia dell’Italia”, spiega Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia. Per questo il Presidente del Consiglio parla di Piano Mattei, che in due anni permetterebbe all’Italia di sganciarsi dal gas russo e progressivamente imporsi come hub di distribuzione di energia dal Nord Africa all’Europa.
Il primo tassello del Piano sono stati gli accordi dei giorni scorsi che, a fronte di grandi investimenti, porterebbero l’Algeria (a seguire anche altri Paesi Africani) a sostituire completamente la Russia come paesi esportatori in Europa e l’Italia a fare da snodo energetico, da ponte tra il Mediterraneo e il resto dell’Europa.
Il Ceo di Eni, Claudio Descalzi, ad Algeri nei giorni scorsi con Meloni, ha assicurato che nell’inverno 2024-2025 i flussi di gas provenienti dalla Russia saranno un ricordo. Tra gli accordi firmati nei giorni scorsi tra Eni e la sua omologa in Algeria oltre a un’intesa per ridurre le emissioni di gas serra c’è anche quella infatti di un incremento delle esportazioni di gas dal paese del Nord Africa all’Italia e all’Unione Europea, attraverso, la realizzazione di un nuovo gasdotto anche per il trasporto di idrogeno, la posa di un cavo elettrico sottomarino e l’aumento della capacità di produrre gas. “Siamo ancora lontani dall’autonomia dalla Russia. Ci dava 29milardi di metri cubi di gas l’anno e ne prendevamo 21 dall’Algeria. Dopo la crisi nel 2022 abbiamo preso dalla Russia 11 miliardi di metri cubi e dall’Algeria 24 miliardi di metri cubi”, spiega Tabarelli.
Per diventare l’hub dell’Europa l’obiettivo dell’Italia è raccogliere entro due anni tra i 50 e i 70 miliardi di metri cubi di metano all’anno per soddisfare il fabbisogno nazionale e per distribuirli nei vari Paesi europei, come Austria, Germania e Polonia. L’Algeria nel progetto di fare dell’Italia un hub dell’Europa è il primo tassello. Meloni ha assicurato che il Paese aiuterà Roma “ad avere una piazza in altri Paesi africani produttori, dalla Nigeria al Sud Africa, dal Mali al Burkina Faso”.
“L’Italia ha già un gasdotto grande che arriva dall’Algeria, un rigassificatore piccolo che prende gas liquefatto anche dall’Algeria, un tubo che viene dalla Libia, dal 2018 ne arriva uno anche dall’Albania, abbiamo 3 rigassificatori, un po’ di produzione nazionale e di esportazioni verso Germania e Olanda. Siamo già di fatto un piccolo hub energetico. Ma bisogna potenziarlo se l’idea è di fare dell’Italia lo snodo dell’energia per l’Europa” spiega Tabarelli.
Ma prima di tutto bisogna prima risolvere i problemi infrastrutturali. “Il gas dell’Algeria arriva dal sud (quello russo da Nord). Per portarlo da sud a nord serve una capacità di trasporto che ora non abbiamo. Bisogna fare un grosso investimento di espansione delle linee tra Abruzzo ed Emilia”, spiega Tabarelli.
Chi ci guadagna? Per il nostro Paese si tratta di un piano ambizioso che oltre a portare allo smarcamento dalla Russia per quanto riguarda il gas e a garantire il pieno di energia per il futuro, porterebbe Roma in posizione centrale a Bruxelles. Per l’Europa significherebbe riempire il vuoto degli ultimi anni in Africa, arginando Russia e Cina che in quel continente si sono fatte avanti. Per l’Algeria vorrebbe dire estendere e diversificare la sua produzione, avere un ponte verso l’Europa (l’Italia) e contare nella geopolitica energetica europea e internazionale.
Fin qui i vantaggi dei giocatori. A cui va aggiunto un prevedibile abbassarsi dei prezzi di gas ed elettricità. Ma attenzione a non dimenticarsi della produzione nazionale, avverte Tabarelli: “E’ fondamentale e purtroppo è in calo, perché la politica locale è sempre contro, perché i cittadini non vogliono le trivelle. E questo va contro la visione Mattei, il piano Mattei. Avevamo una produzione nazionale di 20 miliardi di metri cubi e ora siamo fermi a 3 miliardi di metri cubi. Attenzione, la produzione nazionale deve restare fondamentale”.