Calcio
November 21 2023
Soffrendo e sbuffando, ma anche mettendo in campo grande cuore. L'Italia rompe la maledizione e torna a qualificarsi per una grande manifestazione: siamo all'Europeo della prossima estate in Germania dove dovremo difendere il titolo conquistato a Wembley o, almeno, fare bella figura. Traguardo minimo raggiunto e non è il caso di fare gli schizzinosi visto che le ultime vicende ci hanno insegnato un paio di lezioni: il livello medio del calcio europeo è ormai così alto che nessuna sfida è scontata e quello italiano, al contrario, continua a mostrare segni di difficoltà evidenti.
Leverkusen e l'Ucraina verranno ricordate come battaglia campale a tutto campo, dentro una bolgia in cui gli azzurri hanno vissuto fasi alterne fino alla grande paura finale. Resterà alla storia anche come la partita di Gil Manzano e del Var che ha assistito al caso arbitrale dell'anno senza intervenire: minuto 92, Cristante su Mudryk con un enorme rischio e con un potenziale rigore molto meno evidente nei replay, però, di quanto non lo fosse sembrato a velocità normale. Siamo sinceri: a parti invertite urleremmo allo scandalo anche se bisogna ricordare come tante volte in passato siamo stati noi dalla parte dei beffati.
Racchiudere tutto il percorso di qualificazione dell'Italia dentro quel frame è, però, ingeneroso. Lo fa chi non vuole bene alla nazionale per questioni di politica sportiva (ce ne sono tanti) o di maglia (pure). L'Italia va all'Europeo con pieno merito e uscendo indenne da un girone difficilissimo, dove l'Inghilterra è stato il maschio Alpha e l'Ucraina è una nazionale con individualità in alcuni ruoli pari, se non superiore, alla nostra.
L'Italia torna all'Europeo per merito di Luciano Spalletti che si è preso sulle spalle il carico azzurro nell'ora più difficile. E' stato in panchina per sei partite conquistando 11 punti, ha perso con l'Inghilterra dopo aver pareggiato in Macedonia del Nord complicandosi la vita ma anche pagando il conto di una nazionale che gli è stata lasciata nel cuore dell'estate, senza possibilità di prepararla, a causa della fuga di Mancini.
La verità è che abbiamo pochi giocatori di fascia top e all'Europeo dovremo ricreare qualcosa di speciale per fare un po' di strada. Donnarumma, Barella e Chiesa sono i nostri punti di riferimento, poi ci sono buoni interpreti e limiti ancora evidenti in attacco. Difficile che i prossimi sei mesi possano cambiare lo scenario complessivo, però era importante esserci e ci siamo. Andare ai playoff o, peggio, restare fuori sarebbe stato l'ennesimo tsunami su tutti i nostri progetti di crescita e un'umiliazione che non ci saremmo potuti permettere e nemmeno meritati.