L’Italia supera lo scoglio Moody’s che conferma il rating (Baa3) e migliora l’outlook da “negativo” a “stabile”. Dopo quindi i giudizi positivi di S&P, Dbrs Morningstar e di Fitch, arriva la conferma anche da Moody’s, chiudendo di fatto la stagione dei giudizi delle varie agenzie di rating.
Il giudizio di Moody’s risulta essere particolarmente importante, dato che, da una parte, si evitano ulteriori pressioni sul debito nazionale e dall’altra si può proseguire con la fase di decompressione favorita anche dall’abbassamento dell’inflazione. Le ultime previsioni, fatte dalla Commissione Ue, hanno infatti evidenziato un trend di calo dal 6,5% del 2023 al 3,5% del 2024 e al 2,4% nel 2025. Una giudizio quello di Moody’s che dunque alleggerisce anche le tensioni all’interno del governo: «Accolgo con molta soddisfazione la pronuncia di questa sera. È una conferma che, seppure tra tante difficoltà stiamo operando bene per il futuro dell’Italia». Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, commenta la pronuncia di Moody’s. «Quindi, alla luce del giudizio espresso da Moody’s e delle altre agenzie di rating, ci auguriamo che le prudenti, responsabili e serie politiche di bilancio del governo, pur nelle legittime critiche di un sistema democratico, siano confermate anche dal Parlamento».
Pnrr, debito, crescita e invecchiamento della popolazione
Moody’s spiega che la decisione di migliorare l’outlook riflette la stabilizzazione delle prospettive di solidità del Paese, lo stato di salute del settore bancario e le dinamiche del debito pubblico, che nonostante tutto è destinato a rimanere alto. Il rating Baa3 riflette invece l'ampio settore manifatturiero italiano, diversificato e competitivo, «che ha dimostrato una capacità di ripresa rapida», gli elevati livelli di ricchezza delle famiglie e il basso indebitamento del settore privato. Questi tre elementi forniscono un cuscinetto all'attuale shock inflazionistico. «Detto questo, è improbabile che eventuali miglioramenti della crescita potenziale nel prossimo decennio, derivanti dall'attuazione delle riforme e degli investimenti contenuti nel Pnrr, possano compensare completamente il freno a lungo termine sull'economia derivante dall'invecchiamento della popolazione», evidenzia Moody’s. A partire dal 2030, l'agenzia di rating prevede infatti un «graduale declino del potenziale di crescita allo 0,6% a causa delle tendenze demografiche».
Andando avanti nella disamina fatta si trovano le prospettive di medio termine del Paese su cui incidono i rischi nell'approvvigionamento dell’energia che però «si sono abbattuti, in parte per la forte azione politica del governo» e l’attuazione del Pnrr. Importante poi, per l’economia nazionale sono anche «i miglioramenti nel settore bancario» che l’agenzia prevede «saranno mantenuti» e daranno ulteriore «sostegno al ciclo economico». La crescita gioca poi un ruolo importante, dato che un Pil in positivo (+0,7% nel 2023 e +0,9% nel 2024) «abbassa il rischio di un consistente e rapido deterioramento degli equilibri di bilancio», prosegue l'agenzia. Sul fronte del debito pubblico il tentare di risanare i conti nazionali «sarebbe politicamente impegnativo»e per questo motivo che questo «resterà molto elevato, comprimendo la solidità di bilancio». Lo scenario di base, previsto da Moody’s, «è che il fardello debitorio dell'Italia resterà attorno al 140% del Pil nei prossimi anni, mentre la sua sostenibilità si limiterà gradualmente con il crescere dei costi dei nuovi indebitamenti». L'agenzia di rating ha infatti previsto che il rapporto debito/Pil sarà pari al 140,3% nel 2023, in calo rispetto al 141,7% del 2022, ma circa 6 punti percentuale in più rispetto alla prima della pandemia. Il debito rimarrà sostanzialmente intorno a questo livello stabile fino alla fine del decennio.