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May 20 2014
Sono passati otto anni da Germania 2006, ma per tutti gli italiani Fabio Cannavaro fa ancora rima con Coppa del Mondo. Quella che Fabio, attuale vice-allenatore dell'Al-Ahli Club di Dubai, ha sollevato nello stadio di Berlino per celebrare la vittoria di una Nazionale e di un gruppo speciale, per certi versi irripetibile.
Abbiamo incontrato Cannavaro a Milano, in occasione della sua presentazione come testimonial italiano delle patatine Lay's (di cui Messi è uomo immagine nel Mondo), e gli abbiamo chiesto con quali ambizioni l'Italia si presenta ai Mondiali di Rio e, soprattutto, qual è il segreto per tornare in Italia con la Coppa del Mondo.
Come vedi l'Italia che il 14 giugno scenderà in campo a Manaus, contro l'Inghilterra?
"Il girone è sicuramente molto complicato. Soprattutto considerato che l'esordio sarà proprio contro gli inglesi. La prima partita del Mondiale è sempre quella più difficile: non sai mai come e in che condizione sei, se hai fatto la giusta preparazione... Però penso che l'Italia abbia le carte in regola per superare il girone".
Se fossi Prandelli, chi non lasceresti mai a casa?
"Da neo-allenatore, o quasi, posso dire che non invidio per niente il nostro ct. Di sicuro non rinuncerei mai a Pirlo e Buffon, come del resto farà Prandelli: sono giocatori che sanno come si vince, e il solo averli in campo dà un vantaggio psicologico sugli avversari".
Cosa ne pensi del codice etico inserito dal CT?
"Posso non rispondere?".
Possiamo almeno dire che con i giocatori della tua generazione non ce n'era bisogno?
"Ogni allenatore ha le sue convizinzioni ma quando un giocatore viene messo sotto stress ci sta che possa sbagliare, e non è certo un codice di comportamento a migliorare le cose. Trovo giusto che ci siano delle regole, ma sono le persone e lo spogliatoio a definirle".
Cosa ne pensi del nostro ct, codice etico a parte?
"Prandelli è un allenatore di esperienza e che fa giocare bene le sue squadre. Con l'Italia è stato capace, anche scommettendo sui giovani, di ridare fiducia a una squadra che veniva da un Mondiale in Sudafrica disastroso. Il suo è stato un lavoro soprattutto mentale, tanto che molti giocatori sono cresciuti proprio grazie all'esperienza in Nazionale".
Da quale azzurro ti aspetti il salto di qualità?
"Ce ne sono un po', ma su tutti dico Giuseppe Rossi: ha avuto due anni difficilissimi ma spero che in Brasile possa dimostrare il suo immenso talento".
Diciamo la verita, dopo i fatti di Roma l'Italia non si presenta con la sua immagine migliore sul palcoscenico internazionale..
"Io credo alla tesi che non sia stato chiesto il permesso agli ultrà per giocare la partita. Però bisogna ammettere che le immagini di quei momenti di attesa pre-match hanno fatto il giro del mondo e da italiano all'estero posso dire che hanno dato un'impronta fortemente negativa del nostro calcio".
Come si può recuperare? Vincendo?
"Non si può sempre recuperare l'immagine del calcio mettendo la responsabilità sulle spalle dei giocatori. Anche perché se nel 2006, dopo gli scandali di Calciopoli, sembrava avessimo risolto tutto con la vittoria al Mondiale, si è poi visto che nel lungo periodo non è servito a nulla. Per i fatti extra-calcistici ci sono regole ben precise. Basterebbe farle rispettare".
Ci sveli il segreto per vincere un Mondiale?
"Il segreto è crederci, sopra tutto e tutti, oltre le critiche e tutto quello che ti sta intorno. Bisogna anche allenarsi duramente, curando ogni minimo dettaglio riguardo se stessi e gli avversari, perché il Mondiale lo si vince nei mesi e nelle settimane precedenti alle partite. E poi, per ultimo ma non meno importante, bisogna essere forti".
E l'Italia lo è?
"Ora ha l'occasione di dimostrarlo".