Sinner
(Ansa)
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L'Italia vince la Coppa Davis nel segno di Sinner

47 anni dopo l'Italia torna a conquistare la Coppa Davis, il massimo trofeo di tennis per nazioni. Una vittoria storica che se allora fu merito dei famosi «4 Moschettieri» (Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli) nella famosa finale contro il Cile, oggi è figlia di un unico, impareggiabile, Supereroe: Jannik Sinner.

L'altoatesino chiude la settimana di Malaga con numeri sbalorditivi: sempre vincente nei singolari e fondamentale nel trascinare alla vittoria il doppio con Lorenzo Sonego. Più che del successo di oggi contro l'australiano De MInaur, vittima sacrificale, Sinner ha regalato alla storia del tennis italiano il successo in semifinale con Nole Djokovic, arrivato al termine di un match di altissimo livello e annullando tre match point consecutivi al serbo, cosa che sarà successa due volte nella carriera...

Quello che è certo a tutti è che oggi Sinner sia il tennista più forte del mondo, oggi, come dimostrato dagli ultimi successi di novembre nel circuito Atp e con le Finals di Torino, sconfitto forse più dalla pressione di un intero paese che da Nole.

Soprattutto Sinner ha riportato il tennis sulle prime pagine dei giornali con ascolti tv da record (e che meriterebbero un servizio migliore dalla Rai, va detto) il tutto con il suo equilibrio, senza esagerazioni, elegante in campo e fuori. Un campione atteso il prossimo anno dall'ultimo gradino di una salita inarrestabile, un torneo del Grande Slam. Scelga pure lui quale, non fa differenza.

Il resto della squadra azzurra ha fatto quello che doveva fare: aggrapparsi al suo fenomeno ed accompagnarlo nell'olimpo. Arnaldi ha portato uno dei due punti della vittoria contro l?Australia con grinta e cuore, e malgrado la sconfitta nel match di singolo contro l'olandese Van de Zandshulp (dove aveva avuto anche un match point a favore) ha fatto esperienza per uno di soli 22 anni con tutto il futuro davanti.

Se poi si allarga lo sguardo alla panchina ci si trova un Lorenzo Musetti il cui talento tennistico è di primissimo livello ma ancora troppo fragile mentalmente e gracile fisicamente. La prossima stagione per lui sarà fondamentale come lo sarà per Matteo Berrettini, che fece sognare tutti noi con la finale di Wimbledon del 2021 ma da quel momento entrato in un vortice di infortuni e fragilità mentali da cui gli auguriamo di uscire.

Ecco, la squadra c'è ed è forte nel suo complesso come non mai ma alla fine la differenza sta tutta in quel ragazzo con i capelli rossi che chissà come mai chiamano «carota» (per via del rosso dei suoi capelli) dato che usa la racchetta come un bastone, anzi, una clava. Grazie Jannik, grazie ragazzi

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