Musica
December 09 2016
Oggi c'è un muro quasi watersiano che separa la musica radiofonica da quella di qualità, sempre più riserva indiana per i critici musicali e per le "pantere grigie", da cui il pubblico generalista si tiene a debita distanza.
Una diga resa ancora più invalicabile dal modo in cui si fruisce prevalentemente oggi la musica, quello streaming ascoltato distrattamente sul telefonino che, in nome della praticità e della convenienza, appiattisce tutto, privilegiando prodotti con suoni computerizzati e con poca dinamica rispetto alla musica suonata con strumenti veri e senza troppe sovraincisioni, esaltata dall'ascolto in vinile.
L'ultimo album del cantautore italo-britannico Jack Savoretti, il convincente "Sleep no more", è in grado di mettere d'accordo il pubblico dei millennials con quello più adulto ed esigente, che qui potrà ritrovare alcuni sapori del rock West Coast degli anni Settanta in una chiave più contemporanea.
Sono in molti a vedere in Savoretti la “next big thing” del cantautorato rock, con echi folk e country, tanto che è scattato l’inevitabile gioco dei paragoni sia con i mostri sacri del genere, in primis Bob Dylan, Jackson Browne e Van Morrison, che con artisti più recenti come Damien Rice e John Mayer.
Jack non vuole, però, imitare nessuno e ha fatto tesoro delle numerose influenze musicali con le quali è entrato in contatto fin da piccolo, grazie a un padre nato a Genova e a una madre inglese di origini tedesco-polacche.
Sleep no more è un disco romantico e malinconico, meno immediato dei precedenti Before the storm e Written in scars, ma con una scrittura più introspettiva e con suoni più ricercati.
Merito, quest'ultimo, del pregiato team di produttori formato da Mark Ralph, Sam Dixon, Matty Benbrook, Cam Blackwood e Steve Robson, gente che ha lavorato con artisti del calibro di Adele, Nutini, George Ezra, Steve Robson, James Bay, John Newman e James Morrison.
Sleep no more è una lettera di ringraziamento, sotto forma di concept album, alla moglie e attrice Jemma Powell, la Margaret Kingsleigh dell' Alice nel paese delle meraviglie di Tim Burton, in cui il cantautore affronta con sincerità e passione le diverse fasi di un rapporto d'amore.
"Il disco descrive il viaggio che ho fatto -ha sottolineato Savoretti- per capire dove stiamo andando e il conflitto, la lotta per arrivare a capire che si possono avere tutte e due le cose, la passione e la responsabilità”.
L'album parte in quarta con il singolo When we were lovers, uno struggente ritratto della passione che sembra scemare, caratterizzata da un refrain che ha l'esplosività dei primi brani dei Mumford & Sons.
Nella malinconica Deep Waters il cantautore afferma che nelle difficoltà del rapporto "I won't sink, I'll swim (“Io non galleggerò, ma nuoterò”), collegandosi tematicamente alla successiva I'm yours, accorata dichiarazione d'amore che ogni donna vorrebbe sentirsi dedicare. Una splendida ballad, con arrangiamenti ariosi e raffinati, che si candida a migliore brano dell'album.
Helpless è una canzone emblematica della nouvelle vague di Sleep no more, con un muro del suono di rara compattezza e un refrain che entra subito in testa.
Impossibile non pensare, nei primi secondi della title track Sleep no more, alle colonne sonore di Morricone composte per gli indimenticabili spaghetti western di Sergio Leone, una canzone icastica e cinematica che sarebbe perfetta come complemento sonoro di un film d'autore.
Stupisce la modernità nei suoni di Start living in the moment, intensa invocazione a rimanere calati nel qui e ora, con una chitarra che evoca lo stile di The Edge degli U2.
We are bound è colorata da archi di grande pathos, gli stessi che ritroviamo nella conclusiva Lullaby Loving, una brano delicato ed emozionante che chiude nel migliore dei modi Sleep no more.
Forse nella tracklist manca il singolone come Written in scars e Not worthy, due dei momenti più coinvolgenti dei live di Savoretti (in concerto al Fabrique di Milano venerdì 24 febbraio e domenica 26 febbraio al Teatro Carlo Felice di Genova), ma in compenso Sleep no more è un album più coeso, perfettamente a fuoco, che cresce ascolto dopo ascolto.
Una piacevole conferma delle qualità del cantautore italo-inglese che, partendo dai piccoli palchi, nel giro di pochi anni è riuscito con merito a salire nella top ten degli album più venduti in Inghilterra.