Musica
March 23 2015
New Orleans è la patria del Jazz, il luogo nel quale si può scoprire il cromosoma di questo genere musicale, ma è anche una zona con una forte componente italiana e soprattutto siciliana.
“La presenza siciliana a New Orleans è massiccia. Teniamo conto che il bilancio di fine '800, inizio '900 era di 240mila abitanti, di cui circa 30mila siciliani. Il jazz risente in maniera decisiva di questo incontro tra siciliani, neri, ispanici, francesi” afferma il musicologo Stefano Zenni.
In pochi sanno che il primo disco della storia del jazz è stato inciso da Nick La Rocca, siciliano di seconda generazione nato a New Orleans; era il febbraio del 1917 e con la sua Original Dixieland Jass Band incide il brano Livery stable blues che, musicalmente, è in stile con tutti i brani di New Orleans composti a quel tempo, ovvero in dodici battute di blues. Il brano inizia con un’introduzione in quattro bar, seguito da tre temi distinti giocati in successione, ciascuno ripetuto due volte. Il terzo tema è costituito dal trombone, clarinetto e cornetta, che imitano diversi animali da cortile: il primo è un gallo, il secondo un cavallo e il terzo una mucca; i tre temi sono poi ripetuti, e la melodia si conclude con la coda.
Di tutta questa storia, ce ne da testimonianza il figlio Jimmy, che ancora oggi porta avanti la musica del padre: “Il contributo di mio padre a quel genere musicale, che oggi viene chiamato jazz, è immenso. Il disco ha semplicemente cambiato tutto, ha venduto più di un milione di copie ed stato quello che ha scombinato il modo in cui la musica veniva interpretata”.
Aggiunge ancora Zenni: “Livery stable bluesera una novità eccitante che entrava nelle case di tutti, perché a New Orleans un diciottenne di nome Luis Armstrong compra proprio quel disco dell’Original Dixieland Jass Band, che inserirà nella sua piccola collezione e che suonerà per tutta la sua vita”.
Ancora Jimmy: “Mio padre quando era giovane faceva il falegname, il muratore, l’elettricista, ha fatto tutti i tipi di lavori, in più c’era la musica. Lui amava la musica perché era il suo stile di vita. In tutto ciò che ha fatto era un innovatore. Io ho cercato di imitarlo, infatti ho scritto diversi brani e dal 1996 mi sono sempre più dedicato alla composizione. Ad oggi ho 46 composizioni incise su cd dei miei brani originali, e sotto copyright ne ho altri 69mila. Niente rispetto a mio padre, niente di famoso, ma a me piacciono, come trovo piacevole suonare il jazz e la musica in generale. Mi piace fare solo questo lavoro anche se in realtà faccio svariati lavori che ora non sto qui a ricordare. Non posso esimermi dall’eseguire il Jazz in pubblico e privato, semplicemente perchè mio padre è stato uno dei fondatori di questo genere musicale”.
di Stefano Bini