Lifestyle
October 07 2013
Prima cosa: individuare la guardarobiera. Lo scrive Joe Bastianich nella sua autobiografia, è lei il pezzo forte dei suoi ristoranti: "Il Restaurant man deve essere nel locale fin dal mattino. Ed è una bella scocciatura: la sera prima hai chiuso tardi, hai bevuto troppo e hai cercato di farti la guardarobiera" scrive il poeta. Da Orsone, tra le colline del Friuli, a occuparsi dell’accoglienza c’è Virginia, strepitosa ragazza di Udine col nasino di Giuliette Binoche e gli occhi di Natalie Imbruglia. Un "due di picche" garantito, per Bastianich; commercialmente, una scelta da 10: l’unico che si porterà a casa in questa "bastard" recensione dedicata al suo primo ristorante italiano.
Il giorno del giudizio
Inaugurato lo scorso 6 agosto senza cerimonie né pubblicità, Orsone è a 1 chilometro dal centro di Cividale del Friuli, affacciato sui 35 ettari di vigne dove Bastianich produce il suo vino friulo-americano. Su Tripadvisor qualche cliente ha già distribuito stellette e puntini sulle i (in paese è al tredicesimo posto dopo il bar pizzeria Al Sole), ma il giorno del giudizio arriva ora: l’uomo che lancia frittate sui concorrenti di Masterchef e ha trasformato il suo jack russell in un critico gastronomico sarà passato al setaccio e sfilettato senza dimenticare una lisca. Per consumare la vendetta, Panorama ha portato in Friuli i tre concorrenti più amati e gastronomicamente credibili della scorsa edizione: Maurizio, il vincitore morale, Paola, "milanesa" dalle battute folgoranti, e Andrea, forse il più solido in cucina. All’insaputa di boss Joe, la sera del 25 settembre ci siamo presentati alla porta. Seminando il panico.
Scherzi dell’umidità
Sorseggiando una Ribolla gialla, ammiriamo il locale pieno masticando a fatica le patatine che accompagnano il bicchiere: mezze sbriciolate, molli e stantie, sembrano raccolte sul fondo di un sacchettone di chip dimenticato in cantina. "Le prepariamo ogni giorno" gongola il barista. "Con l’umidità che c’è, forse dovreste conservarle meglio" risponde Paola.
Vista cieca sulle vigne
La sala è rettangolare, camino e libreria sul lato corto. Il soffitto è in legno, la cucina a vista, le tovaglie di lino e le sedute in pelle, decisamente comode. Il colore dominante è il tortora. Voto d’insieme: 7. Le finestre dovrebbero aprire quadri idilliaci sui possedimenti intorno, ma la luce interna è troppo intensa e l’esterno troppo buio: non si vede un bel niente. «Pensi che per la ristrutturazione abbiamo sforato il budget del 100 per cento» dice un cameriere. Complimenti alle maestranze e al direttore della fotografia.
Cinque euro di sovrapprezzo
Il menu prevede 16 proposte: cinque antipasti, cinque primi e sei secondi. Di fianco agli scampi due asterischi mettono in guardia: per ragioni di "stagionalità e reperibilità" il prodotto potrebbe essere surgelato. Tutti gli antipasti costano 10 euro. Per gli scampi surgelati, sovrapprezzo di 5. I ragazzi sono attoniti: "Joe, questo non è da te".
Prima nota positiva
La carta dei vini presenta 54 etichette dai 15 ai 950 euro. Decidiamo di bere solo Bastianich e assaggiamo un sauvignon Vigne Orsone del 2012 da 18 euro. È un po’ caldo, ma al palato si riscatta: "Le note di passion fruit sono strepitose" dice Paola, naso sopraffino. Verrebbe voglia di berne un bicchiere dietro l’altro. Ma purtroppo, non si può. Il secchiello del ghiaccio è tenuto a distanza tale da impedire ai commensali di servirsi da soli. Scelta che implicherebbe una dedizione totale dei camerieri, ma così non è. In preda a una crisi d’astinenza Andrea e Maurizio attaccano il cronometro: per un rabbocco, 4 minuti e 35 secondi d’attesa. Bastianich, tu "vôi che noi muoramo" di sete?
Chilometri su chilometri
Il maître Andrea Abruzzo decanta la filosofia cosmopolita nella scelta degli ingredienti: astice dalla Nuova Scozia, scampi dalla Gran Bretagna, manzo del Nebraska acquistato da un grossista newyorkese, maialino di Segovia. "Finalmente qualcuno che non la mena col chilometro zero" commentano i masterchef. Qui siamo al chilometro cargo aereo.
Crollo verticale
Dalla cucina arrivano due regalini che fanno ben sperare: una cremina di pomodori e una piccola bagnacauda (fredda) con germogli di piselli. Ma quando si fa sul serio, tutto crolla. "Questo astice non ha senso" dice Maurizio, intingendo il crostaceo nella salsa d’uovo. "Gli scampi? Un disastro" fa eco Andrea, districando la polpa dalle fettine d’avocado. Senza infamia e senza lode le verdurine di Paola, mentre la vellutata di zucca è da 9. In un reality, un piatto riuscito su quattro costerebbe l’eliminazione. Con insulto incorporato.
Primo, non prenderlo
Coi primi piatti va peggio. I cavatelli son pieni di burro, accompagnati da carote dolcissime, cicoria e scorza di limone. "Il riso al nero di seppia è acido" lamenta Andrea, le pappardelle stucchevoli: impossibile mettere d’accordo anatra e farina di ceci. Solo Paola è contenta dei suoi tortelli con ripieno di arrosto di vitello e burro alla menta. "Quando cucinano italiano, deragliano. Per avere successo, Joe deve fa’ l’americano": Maurizio dixit.
Il camice amaro
I camerieri sono agili e solerti benché Bastianich li abbia vestiti come scudieri medioevali, imbragati da un punitivo grembiule di pelle firmato Hermès. "Bello, eh?" ironizza uno. "Macchia le camicie, è pesantissimo ed è impossibile da lavare...".
Fuori i secondi
Paola e Andrea ordinano una bistecca di black angus da 1 chilo che viene grigliata, mostrata al tavolo e poi riportata via. "Deve riposare…" sussurra il maître, come se un buon veterinario potesse ancora rianimarla. Quando torna, il manzo non respira ma il sapore canta: una T-bone magistrale, succosa e rossa: solo un pessimo cuoco avrebbe potuto rovinarla. "Novanta euro ben spesi" dicono i ragazzi. Inattaccabile anche il petto d’anatra coi cachi ("Ma sul foie gras manca sale" chiosa, spietato, Andrea); solo sufficiente il maialino,
La carta dei dolci è del genere "o si ama o si odia": la torta carotina sa di minestrone della valle degli orti, la pera in agrodolce è insapore, il semifreddo al caramello è buono e la short cake con budino di polenta e sorbetto di uva si prende un bell’8,5.
Non esageriamo
Prima del dessert servono una crema di yogurt al cetriolo. "L’hanno inventata gli americani, lo sa?". Paola lo fulmina: "Veramente lo fanno i greci da 2 mila anni. Si chiama tzatziki".
Gran finale
Il conto è onesto, nonostante gli errori: quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi, quattro dolci, caffè e grappa di prugne: 364 euro. Da Cracco, ci si mangia in due.