Joker, Joaquin Phoenix e quella risata tragica: "Pensavo di non riuscire a farla"
Profondamente tragico e sottilmente inquietante. È come ce lo aspettavamo il Joker di Joaquin Phoenix. Forse sin troppo come ce lo aspettavamo. Uno scroscio di applausi accoglie il film statunitense di Todd Phillips nella prima proiezione per la stampa in Sala Darsena, alla Mostra del cinema di Venezia, edizione 76.
Joker è il primo film originale e autonomo sul popolare villain dei fumetti DC Comics e ha la sua anteprima al Lido, in concorso, prima di arrivare nelle sale italiane il 3 ottobre con Warner Bros.
Il regista sceneggiatore statunitense, già autore della trilogia comica Una notte da leoni, rilegge il personaggio del clown psicopatico storico rivale di Batman, portandoci all'origine del suo orrore, nel dolore che ha causato l'esplosione di crudeltà e sadismo.
Joaquin Phoenix, aria e ruoli per lo più da maledetto e carattere particolare, sembra l'attore più giusto per interpretare il pagliaccio matto, ruolo già rivestito da Jack Nicholson, Heath Ledger, Jared Leto. Anzi, sembra quasi sin troppo facile per lui portare tutta la sua stramberia magnetica e la sua intensa drammaticità attoriale in questo personaggio folle e imprevedibile. Il Joker di Phoenix è così intensamente Phoenix.
Un pagliaccio che non fa ridere
Prima di essere il criminale di Gotham City dal cerone bianco in viso e il ghigno rosso stampato, il Joker è stato Arthur Fleck. Phillips racconta come Arthur sia diventato Joker. Per farlo ha disposto di molta libertà d'azione da parte della DC Comics.
"Abbiamo pensato di trattare il Joker con un altro approccio, appassionante", spiega al Lido Phillips, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Scott Silver. "Non è stato facile convincere DC Comics ma abbiamo insistito, perché secondo noi era una visione speciale. DC ha preso coraggio e ci ha dato l'ok. C'era tanta libertà di costruzione attorno al Joker: nel fumetto Joker pensa al suo passato come a una scelta multipla".
Ecco che alle spalle del Joker si apre quindi un vissuto da comico fallito. La madre (Frances Conroy) ha sempre detto ad Arthur che è venuto al mondo per diffondere felicità e risate. Il suo sogno, infatti, è fare stand-up comedy, come il suo mito Murray Franklin (Robert De Niro), noto comico della tv. Ma i risultati di Arthur sono più ridicoli che comici.
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Com'è nata la risata di Phoenix che sa di pianto
Arthur fa il clown per lavoretti da strapazzo, ma è un emarginato, bullizzato, deriso. È un "freak". Ha disturbi mentali ed è tormentato da una risata che emerge come reazione emotiva incontrollabile. Una risata che non corrisponde al suo stato d'animo. È una risata che sa di pianto. Una risata disturbante, che rituona anche dopo la visione del film, anche se non si vorrebbe. Una chicca narrativa che fa centro. E fa un po' male.
"Ancor prima di darmi la sceneggiatura, Todd mi ha detto cosa voleva da questo personaggio", racconta Phoenix alla stampa, sorridente e nervoso (l'ultima volta visto al Lido era per The Master e in conferenza non aveva detto niente, limitandosi a bere e fumare). "Mi ha fatto vedere un video per fare questa risata. Voleva un riso che avesse qualcosa di doloroso. Non pensavo di poterlo fare, mi ci è voluto molto tempo. Non volevo fosse un riso ridicolo". Gli fa eco Phillips: "È stato un processo piuttosto lungo. Abbiamo sviluppato 3-4 risate a seconda delle diverse situazioni".
Come scrive Ciak in Mostra, il trucco facciale del Joker sembra vagamente ispirato a quello di John Wayne Gacy, il serial killer statunitense soprannominato "Killer Clown" che faceva il pagliaccio alle feste per bambini.
Phillips invece ha ammesso che nella realizzazione di Joker è stato molto ispirato dal film muto del 1928 L'uomo che ride (The Man Who Laughs) di Paul Leni, tratto dall'omonimo romanzo di Victor Hugo.
La musica che accompagna la trasformazione
L'evoluzione violenta di Arthur è un grido di rivalsa. È la ribellione a una vita di abusi. "Non voglio più stare così male", sussurra disperato. La maschera da Joker che si mette addosso è uno scudo verso tutti. È l'urlo di battaglia. Ora "niente può ferirmi".
Una colonna sonora vibrante, composta da Hildur Guðnadóttir, accompagna il formarsi di questa valanga emotiva. "La sceneggiatura è stata scritta quasi in parallelo con la musica, che è parte essenziale del film", spiega Phillips. "Man mano mandavo a Hildur le scene scritte e lei spediva la musica relativa, che ridefinisce le sequenze per cui è stata creata".
La musica abbraccia anche una delle scene clou della metamorfosi da "giustiziere del male": Arthur, ormai Joker, che scende la lunga scalinata in un balletto.
E la scena finale? Joker danza brioso sulle note di That's life.
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