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March 17 2016
L'allarme era scattato già a febbraio, quando nell'arco di tre giorni le nostre di coppa erano state penalizzate fortemente dagli arbitraggi. Tutte, non solo la Juventus. E con errori che avevano compromesso le chance di qualificazione della Fiorentina e del Napoli. Un andazzo che non poteva passare inosservato (LEGGI QUI IL POST DI PANORAMA DEL 24 FEBBRAIO), ma che non è stato invertito.
La direzione di gara dello svedese Eriksson, mandato all'Allianz come garanzia e naufragato insieme ai suoi collaboratori, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La Juve esce dalla Champions League anche per colpa degli abbagli di un arbitro quanto meno in serata negativa. Poi si discuterà sulle sostituzioni di Allegri e sul crollo fisico di una squadra arrivata senza gambe e fiato agli ultimi venti minuti, ma in un confronto di questo livello ed equilibrio mettere insieme 4-5 episodi contrari è condizionante e decisivo.
Lo sfogo di un Marotta furioso a fine gara è tardivo e inutile. Il richiamo ai danni prodotti al sistema-Italia nel suo complesso suona, anzi, come una beffa; il dirigente juventino avrebbe dovuto alzare la voce prima e nelle sedi opportune considerato che il club è oggi uno dei più potenti in Europa. Già la Roma aveva visto annullarsi gran parte delle speranze dal ceco Kralovec e il danno è identico a quello subito dai torinesi.
La beffa è che il capo dei fischietti è un italiano che in tanti vorrebbero a capo della Figc del dopo Tavecchio. Pierluigi Collina non ha certamente dato una mano al suo Paese in questo inverno di coppe ed è un peccato, perché l'aggancio al terzo posto nel ranking Uefa era davvero possibile. Due conti? In un mese scarso gli errori degli uomini mandati da Collina ci sono costati non meno di un punto e mezzo nel confronto con le inglesi. Troppo per fare finta di nulla visto che in palio ci sono decine di milioni di euro.
Ora non è tempo di proteste, ufficiali o informali. Una volta calmate le acque, però, sarebbe il caso che la Figc chiedesse conto dello scempio di queste settimane anche perché Tavecchio ha politicamente azzeccato le ultime mosse, a partire dal sostegno a priori a Gianni Infantino, e Agnelli sta lavorando alla grande nell'Eca e punta sempre più a diventare riferimento a livello internazionale.
E' impensabile che gli arbitraggi di Atkinson, Kralovec ed Eriksson (ma anche Zwayer, Nijhuis e Oliver) vengano archiviati come semplici incidenti di percorso. La risalita del nostro calcio parte anche da qui, senza facili alibi ma nemmeno girandosi dall'altra parte per non vedere che esiste un problema.