Calcio
August 08 2022
Prima l'elenco degli alibi e delle possibili spiegazioni, perché ci sono anche se non sufficienti a non far suonare l'allarme in casa Juventus. Il mercato non è ancora finito, mancano una ventina di giorni, e la rosa è incompleta: non si tratta di dettagli ma di pezzi importanti perché a centrocampo, in attacco e in difesa (in rigoroso ordine di priorità) ad Allegri servono altri giocatori per affrontare la stagione. Poi gli infortuni: fare a meno di Chiesa e Pogba non sarebbe semplice per nessuno, nel caso del francese soprattutto se si tratta dell'uomo su cui si è costruita l'idea di riforma del centrocampo deficitario dell'anno scorso. Infine la qualità dell'avversario, perché un conto è fare una sgambata contro una squadra di categoria inferiore e un conto è affrontare l'Atletico Madrid sempre avvelenato di Simeone dopo aver già confrontato le proprie debolezze con Barcellona e Real Madrid. Punto.
Finiti gli alibi, ecco le riflessioni su quanto di brutto (molto) ha mostrato la Juventus in questa estate 2022 in cui tutto è accelerato, dal momento che il campionato scatta con anticipo e la sosta mondiale di novembre obbliga tutti a fare punti in fretta per non vivere l'inverno con l'angoscia della rimonta. Se lo stato dell'arte è quello visto con l'Atletico Madrid nell'amichevole spostata alla Continassa perché non giocabile a Tel Aviv, la situazione è preoccupante. Un cantiere aperto in cui si fatica a vedere lo sviluppo futuro, dal punto di vista tattico, tecnico e fisico.
Squadra imballata, troppi punti di riferimento in evidente ritardo di condizione (a partire da Vlahovic), difesa che deve ancora imparare i movimenti minimi della convivenza, un leader come Bonucci in costante difficoltà e a centrocampo un'immensa fatica a sviluppare un'idea qualsiasi di gioco. Di conseguenza pochi palloni, o quasi nessuno, per la punta e un singolo come Di Maria a cercare di legare tutto insieme da solo.
Siccome trarre conclusioni da un solo test è pericoloso e quasi certamente sbagliato, allargando a qualche considerazione più approfondita viene da dire che la Juventus sia ancora figlia degli stessi problemi delle ultime due stagioni e che in mezzo al campo manchi tutto: qualità e quantità. Manca Pogba, certo, però è paradossale che in un lungo mercato iniziato a gennaio, in cui sono stati spesi sono meno di 150 milioni di euro, basti un infortunio per riportare tutti alla casella zero del progetto.
Allegri aveva spiegato gli affanni dell'anno scorso proprio con la necessità di cambiare pelle a una squadra costruita progressivamente male nel biennio precedente. Non si poteva fare tutto e subito, però ora gli interventi ci sono stati. E' il momento, dunque, di chiedere anche a lui qualcosa in più perché il materiale a disposizione non sarà completo ma non è certamente così inadeguato per riuscire a mettere in campo uno spettacolo migliore. Per intenderci, la Juventus da gennaio ha preso il miglior difensore (Bremer) e il miglior attaccante (Vlahovic) della Serie A senza badare a spese, innestato Pogba e Di Maria, portato Zakaria e alleggerito la rosa da zavorre che non facevano parte del progetto.
Ecco. E' il momento di Max Allegri. Senza troppi giri di parole. Si è vista troppo poco Juventus fin qui per essere solo colpa del mercato incompleto e degli infortuni, del valore degli avversari e della sfortuna. Troppo poco. Quella che inizia è una stagione da all-in anche per lui perché gli investimenti messi in campo da proprietà e società sono mirati a tornare subito vincenti e non solo competitivi. Nel cuore dell'estate la sensazione è che il ritardo sia enorme e la strada tracciata confusa. Il tecnico è chiamato a battere un colpo perché gli alibi sono finiti per tutti, lui compreso.