Bilanci truccati, il processo alla Juventus si sposta a Milano

Non è un gol perché non si tratta di una partita di calcio e dentro la storia di un processo ci sono mille passaggi, talvolta procedurali, da rispettare senza che ne sia prevedibile l'impatto sull'esito finale. Però la requisitoria con cui il Procuratore Generale della Cassazione ha accolto la richiesta degli avvocati della Juventus e dei suoi (ex) dirigenti di spostare il processo sui bilanci truccati - secondo la Procura di Torino -, mandandolo a Milano per competenza territoriale rappresenta di sicuro una vittoria per il collegio difensivo. Manca ancora il verdetto dell'arbitro, cioè la Cassazione stessa che si pronuncerà il prossimo 6 settembre -, ma è difficile immaginare che proceda in senso contrario rispetto a quanto prospettato dal PG.

Tradotto in soldoni, significa che le oltre 14mila pagine dell'inchiesta Prisma sui conti della Juventus dal 2018 al 2021 saranno trasferite dalla Procura di Torino a quella di Milano. E che i nuovi titolari dovranno vagliarle per poi stabilire se chiedere o meno il rinvio a giudizio per Andrea Agnelli e tutti gli altri indagati, ricalcando la linea dei colleghi piemontesi, oppure archiviare in tutto o in parte le ipotesi d'accusa. Quindi si andrà a una nuova udienza preliminare, davanti al Tribunale di Milano e in caso di processo si scivolerà quasi certamente almeno al 2025 per arrivare a una sentenza di primo grado.

Inchiesta e processo si spostano da Torino a Milano perché secondo il Procuratore Generale della Cassazione sono corretti i rilievi dei legali bianconeri secondo i quali il presunto reato di false comunicazioni sociali si sarebbe consumato a Milano, dove si trova la sede della Borsa, e non a Torino da dove partì il messaggio sulla manovra stipendi e dove vengono redatti i bilanci della Juventus, società quotata a Piazza Affari. A Milano c'è il mercato e a Milano, dunque, c'è la competenza territoriale per giudicare il comportamento del club e dei suoi manager apicali.

Per la Procura di Torino si tratta della seconda sconfitta davanti a un giudice ordinario. Già c'era stato il rigetto della richiesta di misure cautelari per Andrea Agnelli nel giugno 2022 con qualche considerazione sulla parte riguardante le cosiddette plusvalenze fittizie da cui si è originata la penalizzazione di 10 punti che ha spinto la squadra di Massimiliano Allegri fuori dalla zona Champions League, con un danno economico stimato in 70-80 milioni di euro.

A settembre la Cassazione metterà il timbro sullo spostamento del processo dal capoluogo piemontese a quello lombardo. Una scelta che, per i legali della Juventus, significa anche allontanarsi da un ambiente percepito come colpevolista per andare su un terreno neutro dove in passato, ad esempio, la Procura ha sempre scelto la strada dell'archiviazione quando si è trovata a trattare la materia delle plusvalenze in ambito calcistico.

Nulla cambierà, invece, nel destino sportivo del club che ha rinunciato a qualsiasi possibilità di ricorso nel momento del patteggiamento per il secondo filone, quello relativo a manovra stipendi, partnership sospette e rapporti con alcuni procuratori. Per la Figc la partita si è chiusa a inizio giugno e non c'è alcuna chance di riaprirla. Certo, se da Milano dovesse arrivare una valutazione differente almeno della corposa parte dell'inchiesta dedicata alle plusvalenze si creerebbe un paradosso difficile da sostenere semplicemente rivendicando la legittima autonomia - nei tempi e nei modi - della giustizia sportiva rispetto a quella ordinaria.

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