Keith Richards: gli 80 anni del pirata del rock

«Cosa sarei diventato se non mi fossi unito ai Rolling Stones? Un fannullone, ma di gran classe!». Parola di Keith Richards, che oggi taglia (a sorpresa, visti i suoi ben noti trascorsi con alcool e droghe) il traguardo degli 80 anni, uno dei chitarristi più influenti nella storia del rock, di cui incarna, da oltre mezzo secolo, lo spirito ribelle, dionisiaco e indomabile. Uno stile di vita, prima ancora che un genere musicale, di cui Keef è un'indiscussa icona grazie ai suoi leggendari riff di chitarra che caricano di adrenalina i concerti dei Rolling Stones, ancora oggi una delle migliori live band in circolazione, in grado di entusiasmare e accendere platee di ogni età con le loro canzoni dirette e senza fronzoli, suonate con la sapienza dei veterani e con l'energia di un gruppo di esordienti. I loro brani, partendo dalla casa madre del blues, hanno esplorato il rock in tutte le sue declinazioni, dall'hard rock al punk, perfino la disco (Miss You), ma sempre con il loro inconfondibile marchio di fabbrica, quello sberleffo perfettamente esemplificato dall'iconica "linguaccia".

Mentre ciclicamente i critici musicali suonano le campane a morto del rock, gli Stones, forti di un canzoniere che è secondo forse solo a quello dei Beatles, hanno dimostrato anche nel recente album Hackney Diamonds, il primo senza lo storico batterista Charlie Watts, di essere una band ancora attuale e ispirata, con un sound che non ha nulla di nostalgico o di passatista, grazie anche al sapiente tocco del produttore Andrew Wyatt.

La chitarra di Keith Richards è ancora precisa e affilata, nonostante le dite deformate dall’artrosi: i suoi arpeggi e i suoi riff, suonati con gli accordi aperti, riescono sempre a far decollare la canzone, grazie al suo sapiente tocco blues. Assistere a un live degli Stones è, a tutti gli effetti, una lezione di storia del rock: mentre Mick Jagger canta, corre, sculetta, manda baci e incita la folla, esattamente come nei gloriosi anni Sessanta, Keef è sornione come sempre, sorride luciferino, con il suo sguardo da pirata, mentre arpiona la chitarra scrostata, accentua i movimenti mentre suona e, soprattutto, si diverte ancora un sacco a esibirsi per il suo pubblico. «La gente ama quella mia immagine, in questo modo mi ha immaginato e così mi ha creato, ora dovrò sempre fare del mio meglio per soddisfare le loro esigenze», ha scritto il chitarrista nella sua autobiografia Life.

«Mi augurano di fare cose che loro non possono fare: hanno un lavoro, fanno questa vita, c’è chi vende assicurazioni ma, dentro di loro, c’è un Keith Richards furioso». Il look di Keef, con occhi bistrati, orecchini vistosi, camice sgargianti e bandane, è talmente iconico che Johnny Depp si è ispirato a lui per creare il personaggio di Jack Sparrow nei Pirati dei Caraibi, anche nella singolare camminata e nell'inconfondibile modo di parlare, tanto che il chitarrista, nel 2007, è stato chiamato a interpretare il padre-pirata di Johnny Depp nel film Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo. Richards è autore di alcuni dei riff di chitarra più famosi e riconoscibili di sempre, in particolare quello di (I can’t get no)Satisfaction, conosciuto da chiunque abbia un'età compresa tra i dieci e gli ottant'anni, un vero marchio di fabbrica che ha una storia singolare.

Il 5 maggio 1965 gli Stones si trovavano al Gulf Motel di Clearwater in Florida. Dopo una notte di bagordi, Keith Richards fece ascoltare a un assonnato Jagger la sequenza di cinque note che avrebbe costituito il riff di Satisfaction. Mick non ne fu entusiasta, mentre Keef ne rimase folgorato, tanto da provarne diverse varianti per tutta la notte, fino ad addormentarsi. A un certo punto, quasi in dormiveglia, Richards si svegliò e la incise su nastro. La mattina dopo si trovò, quasi inconsapevole, davanti al riff che trasformò i Rolling Stones da gruppo di successo a band di culto. Quando si recò negli studi della Chess Records per registrare la canzone, il chitarrista riteneva il riff un po’ piatto, così iniziò a lavorarci sopra con un nuovo effetto per chitarra della Gibson, il fuzz-tone. «Quel riff aveva bisogno di sostegno e la Gibson aveva lanciato dei piccoli distorsori, quindi…ma il riff non era per chitarra. Otis Redding l’ha registrato nel modo migliore, perché è un riff per fiati. In ogni caso, non ho mai pensato che Satisfaction fosse una canzone commerciale. Questo dimostra quanto ci si possa sbagliare». Il successo della canzone fu immediato su entrambi i lati dell’Atlantico, con un primo posto in classifica e la permanenza nelle chart per dodici settimane, sia in Usa che in Gran Bretagna. Oltre ad aver contribuito da protagonista alla monumentale discografia degli Stones, Richards ha pubblicato anche tre album solisti: Talk Is Cheap nel 1968, un disco che celebra la sua devozione per il blues tradizionale e per il soul, Main Offender nel 1992 con il supergruppo X-Pensive Winos e il sorprendente Crosseyed Heart nel 2015. In essi è ancora più evidente, rispetto agli album con gli Stones, tutto il suo amore per il blues, la musica che lo stregò fin da bambino: «Tutto, dal jingle più inutile al rap, è influenzato dal blues», ha affermato nel 2015 il chitarrista «In pratica, penso che il blues sia l’unica musica originale esistente». Nel 2014 Richards ha stupito tutti scrivendo un libro per bambini, Gus & Me: The Story of My Granddad and My First Guitar, edito da Little, Brown Books for Young Readers. Si tratta di un volume illustrato firmato dal musicista con la collaborazione della figlia Theodora, che si è occupata dei disegni.

Come il precedente lavoro di penna di Richards, Life (Feltrinelli), anche questo è autobiografico, ma si rivolge a un pubblico di giovanissimi. Il chitarrista racconta di suo nonno materno, Theodore Augustus “Gus” Dupree (da cui il nome della figlia Theodora), jazzista che incoraggiò il nipote a non abbandonare la strada della chitarra (e un grazie arriva spontaneo). L’ispirazione per questo lavoro è arrivata a Keith proprio quando ha visto nascere l’ennesimo nipotino: «Sono diventato nonno per la quinta volta, per cui so quello di cui sto parlando. Il legame speciale che si instaura tra nonni e nipoti è unico e dovrebbe essere custodito come un tesoro». Anche i pirati del rock hanno un cuore tenero.

TUTTE LE NEWS DI MUSICA

YOU MAY ALSO LIKE