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May 23 2018
Capelli bianchi, tratti orientali, accento statunitense, ma perfetta conoscenza della lingua coreana. Di lui fino a poco tempo fa non si sapeva nulla. E', invece, l'uomo-chiave nei negoziati con la Corea del Nord tra il Presidente statunitense, Trump, e il leader nordcoreano, Kim Jong-un.
Si chiama Andrew Kim e i media hanno imparato a riconoscerlo: nelle ultime settimane è apparso sempre al fianco di Mike Pompeo, neosegretario di Stato Usa. Era seduto accanto a lui anche in occasione della visita-lampo dello stesso Pompeo nella capitale della Corea del Nord, Pyongyang.
Il suo compito è delicatissimo: lavorare alla preparazione dello storico incontro tra il capo della Casa Bianca e il suo (quasi) ex nemico numero uno, Kim Jong-un, che fino a poco tempo fa lo stesso Trump definiva rocket man.
Di lui si conoscono il nome e il ruolo, ovvero capo del Korea Mission Center (della CIA), l'ente preposto alla negoziazione dei dettagli del summit, in programma a Singapore il 12 giugno, tra Trump e Kim Jong-un. Mr. Kim è il braccio destro di Mike Pompeo, ora segretario di Stato americano, ma fino a qualche mese fa a capo proprio della CIA, il servizio segreto civile statunitense. E sempre della CIA Kim è un veterano.
A Pyongyang, in occasione della visita di Pompeo a Kim Jong-un, Andrew Kim era seduto alla sua destra al tavolo ufficiale. Da giorni settimane è oggetto di attenzione quasi morbosa da parte dei media sudcoreani.
Capelli bianchi, sorriso quasi perenne stampato in viso, Andrew Kim ha trascorso la maggior parte della sua vita nell'ombra. Dopo anni tra le fila della CIA, ora la sua presenza è stata notata e collagata all'attività diplomatica tra Usa e Corea del Nord. Oltre ai tratti orientali, a saltare all'occhio a Pyongyang è stato proprio il colore dei suoi capelli, in un paese nel quale averli neri è un must anche a 80 anni.
Il sito di Channel A lo ha definito Korean-origin 007. Secondo il giornale Dong-A Ilbo è il coreano-americano che "ogni mattina consegna a Trump i dispacci sulla Corea del Nord". Anche i media sudcoreani hanno confermato la sua identità, spiegando che si tratta dell'uomo di fiducia di Pompeo nella questione nordcoreana.
Nato e cresciuto nella Corea del Sud, si sarebbe creato una fitta rete di contatti nel paese d'origine, prima di entrare a far parte della CIA. Ora è ritenuto il responsabile del Korea Mission Center, creato allo scopo di coordinare e controllare tutte "le risorse, capacità e autorità dell'Agenzia (la CIA, NdR) nell'affrontare la minaccia nucleare e missilistica rappresentata dalla Corea del Nord", come chiarito al momento della sua costituzione.
"L'ufficiale veterano di operazioni CIA è stato selezionato come nuovo Assistente Direttore per la Corea e presiede il Mission Center", si leggeva nel comunicato ufficiale di nomina, che però non riportava l'identità dell'uomo misterioso, sul quale la stessa Agenzia aveva mantenuto il no comment.
A fugare ogni dubbio sono stati i media sudcoreani, che sono risaliti alle sue origini.
La stampa di Seul, dopo aver indagato su quello che è diventato "l'uomo dei negoziati", ha rivelato il suo vero nome: Kim Sung-hyun. Secondo quanto ricostruito, ha studiato alla prestigiosa Seoul High School, che tra i suoi studenti eccellenti include anche Suh Hoon, oggi a capo dell'intelligence sudcoreana, e Chung Eui-yong, consigliere della sicurezza nazionale del Paese.
Il giornale Chosum Ilbo ha scritto che Andrew Kim è anche cugino dello stesso Chun e lo chiama ajosshi, un termine molto confidenziale per definire un uomo di mezza età in lingua sudcoreana, a testimoniare la vicinanza tra i due. "E' un cittadino americano, ma ha legami familiari e di formazione in Corea del Sud, e personalmente ritengo che abbia un profondo affetto per il Paese" ha dichiarato ai giornalisti un consigliere presidenziale che lo ha incontrato in diverse occasioni e ha preferito mantenere l'anonimato.
Secondo quanto riportato da diverse fonti di stampa, Andrew Kim si trasferì negli Stati Uniti con i genitori durante gli anni delle scuole superiori. La maggior parte della sua vita (se non tutta ) professionale l'ha vissuta all'interno della Civil Intelligence Agency, lavorando a Mosca, Pechino e Bangkok, infine a Seul come capo dell'ufficio locale.
Nonostante il "ritiro" formale dalla CIA, è stato poi richiamato per guidare il Korea Mission Center, aperto lo scorso anno quando alla guida dell'Agenzia c'era Pompeo.
Come spiegato dal Washington Post, la Corea del Sud è un paese nel quale le reti personali di conoscenza e amicizia contano moltissimo, in particolare quelle create ai tempi della scuola. Il quotidiano americano cita Jung H. Pak, che ha lavorato come analista CIA e conosce Kim, spiegando che proprio i contatti del capo del Korea Mission Center sarebbero di grande aiuto nella preparazione del summit del 12 giugno a Singapore.
Pur rifiutandosi di parlare in modo diretto di Andrew Kim, Pak ha spiegato che il fatto di poter contare su una persona che ha collegamenti così forti con i funzionari sudcoreani "suggerisce che c'è un'alta probabilità che il coordinamento prosegua" nonostante le minacce di Kim Jong-un di far saltare i negoziati.
Kim è visto come un falco nordcoreano, tanto che la stampa sudcoreane giapponese lo ha definito "una spietata falciatrice" o "messaggero dall'inferno". Secondo un consigliere presidenziale sudcoreano che ha parlato con il Washington Post, il motivo sarebbe legato al coinvolgimento di Andrew Kim nella pianificazione di attacchi in Corea del Nord lo scorso anno. "Quando l'ho incontrato, ho capito che gli Stati Uniti stavano seriamente preparando un'opzione militare" ha riferito la fonte.
Il ricorso all'intervento armato, dunque, non sarebbe stato un mero bluff. Si stavano prospettando 20 scenari di intervento, a seconda delle mosse nordcoreane.
Ma Kim avrebbe avuto un ruolo centrale anche nel brusco dietrofront di inizio anno, che ha poi portato all'annuncio dell'incontro tra i leader delle due Coree ad aprile e a quello successivo tra Trump e Kim Jong-un.
Proprio l'ex agente CIA era alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici in Corea del Sud, insieme al Vicepresidente statunitense Pence, anche se in totale anonimato. Sarebbe stato in quella occasione che avrebbe preparato il terreno alla visita di Mike Pompeo a Pyongyang, nel fine settimana di Pasqua, alla quale avrebbe partecipato lui stesso, anche se in veste di semplice speaker in lingua coreana del Dipartimento di Stato.
Cha Du-hyeogn, un ex consigliere dell'intelligence sudcoreana, concorda nel ritenere che "questo genere di legami personali" maturati da Kim può aiutare a fare da collante tra le parti in questo tipo di situazioni. È sempre Cha a spiegare che si tratta di una persona un tempo coreana e oggi americana, uno che parla la stessa lingua dei coreani, ma ha nazionalità statunitense e "si sente libero da un certo senso di debito nei confronti della Corea".