Economia
February 02 2023
Il fondo di private equity statunitense, Kkr, ha presentato un’offerta non vincolante, di circa 20 miliardi, per acquistare una quota di Netco, che avrà in sé la rete fissa, inclusa FiberCop, nonché la partecipazione in Sparkle. In mattinata Tim ha infatti fatto sapere, tramite una nota, che «l’offerta non vincolante è riferita a una quota partecipativa da definire, fermo restando che dall’acquisto scaturirebbe la perdita dell’integrazione verticale rispetto a Tim» e che «il consiglio di amministrazione (il 23, 7% in mano a Vivendi e il 9,8% a Cassa depositi e prestiti) si riunirà nella giornata di oggi per avviare il processo relativo all’esame dell’offerta non vincolante». La reazione del governo di Giorgia Meloni non si è fatta attendere, tanto che il ministero per le Imprese e il Made in Italy in una nota ha fatto sapere come l’Esecutivo «sta seguendo con attenzione l'offerta presentata dal fondo Kkr per l'acquisto di una partecipazione in una costituenda società che gestisca la rete fissa di Tim, azienda che oggi ha un ruolo cruciale nei servizi di telefonia, nella realizzazione della banda larga nel nostro Paese e della infrastruttura del polo strategico nazionale». Il governo - prosegue la nota - reputa centrali la salvaguardia dei livelli occupazionali e la sicurezza di una infrastruttura strategica quale la rete nazionale di telecomunicazioni.
Su questi presupposti si valuteranno gli sviluppi che riguardano la prima azienda di telefonia italiana. Parole che sottolineano come Tim sia considerato un asset strategico importante per il Paese e dunque oggetto, nel caso lo si ritenesse necessario, dell’attivazione del golden power da parte dell’Esecutivo (misura introdotta con il Dl n.21/2015 che ha l’obiettivo di conferire al governo la facoltà di porre condizioni o veti in caso di tentativi di acquisto ostile da parte di società straniere di un’azienda italiana strategica o attiva in un settore ritenuto fondamentale per il Paese, come in questo caso è Tim). La mossa del fondo di private equity non è rappresenta però una completa sorpresa in quanto già da tempo si vociferava la possibilità di un’azione in solitaria da parte di Kkr. L’offerta, concretizzatasi nella mattinata, si pone però in netto contrasto con i progetti del governo Meloni che, fin dal suo insediamento, ha dichiarato di voler continuare a mantenere sotto il controllo pubblico proprio la rete nazionale, oggetto dell'interesse degli americani.
L’interesse del fondo di private equity americano verso Tim e la sua infrastruttura non è una novità. Partiamo dal fatto che Kkr è attualmente azionista al 37,5% di Fibercop, azienda che fa parte del gruppo Tim, e che negli anni ha sempre mostrato un certo interesse per la Tim, nel suo insieme. 15 mesi fa il fondo americano ha infatti provato a lanciare un’opa amichevole di 33 miliardi su Telecom Italia, fallendo. Il governo Draghi valutò infatti il dossier e poi progressivamente spense gli entusiasmi americani. A novembre 2022, il governo Meloni appena insediato entrò nel merito della questione Tim sottolineando l’intenzione di voler continuare a mantenere l’infrastruttura della rete strategica sotto il controllo pubblico. A seguito di ciò a dicembre il fondo Kkr aveva fatto sapere di essere ancora interessato a Tim, ma non più a tutta la società, ma solo alla parte della rete, e di volersi muovere solo con il sostegno dell’Esecutivo. Fino a ieri sera infatti fra le ipotesi in campo c’era anche quella che prevedeva “l’unione” tra Kkr e Cdp per portare avanti l’operazione su Netco. Strada che poi si è sgretolata a seguito dell’offerta presentata dal fondo statunitense questa mattina a Tim. Resta dunque da capire quali saranno le prossime mosse e se il governo Meloni proseguirà sulla linea dettata a novembre o se invece deciderà di fare un passo indietro cedendo un asset strategico del Paese agli americani.