Kyenge, siamo tutte con te!
FLORENCE E LE ALTRE – Ieri mi sembrava di essere su un ottovolante. Le emozioni, i sentimenti, la mia “pancia” di donna (come sottolineano talvolta certi maschietti e che, invece, spesso è il Vero Valore, quello capace di fare la differenza) passava da uno stato all’altro senza soluzione di continuità. Ed ero senza parole. Nel senso che me ne giravano per la testa troppe.
Dopo aver avuto notizia delle parole che la consigliera di quartiere padovana della Lega Dolores Valandro aveva rivolto alla ministra per l’integrazione Cécile Kyenge tramite FB, non sapevo più bene come reagire. Come? Come può una donna, proprio una donna, augurare a un’altra donna come lei una delle violenze più terribili? E dopo che, ormai da mesi, tutta l’opinione pubblica (persino la televisione più commerciale) prende posizione contro una delle piaghe più infamanti per un Paese come l’Italia?
Poi ho voluto vedere il volto di Dolores: bionda, appariscente, sicuramente di quella volitività violenta che le donne del Carroccio (e non solo loro) troppo spesso ci hanno abituato a conoscere. Così diversa, nell’espressione, da quella della ministra che, invece, appare scura, nera persino!, ma così dolce anche se ferma nelle risposte alle tante, troppe provocazioni ricevute e così volitivamente lucida nel suo progetto di legge. E poi ho scoperto che la notizia che ha provocato, ieri, la scomposta reazione della Valandro proviene da un sito che – udite, udite – si chiama tuttiicriminidegliimmigrati.com. Come se gli italiani, i “nativi” non avessero le stesse responsabilità nel commettere delitti. Tra l’altro, in tema di violenza alle donne, responsabilità molto pesante se si analizzano le violenze familiari e cosidette passionali…
Presa da queste e altre riflessioni, ho, come si dice, perso il treno di scrivere qualcosa sulla vicenda, treno che mi ripassa davanti oggi con una novità: un appello (da firmare) lanciato da tre giornaliste e rivolto “alla presidente della Camera Laura Boldrini, alla ministra delle Pari Opportunità Josefa Idem, alla segretaria della Confederazione Generale del Lavoro Susanna Camusso, a tutte le donne delle istituzioni, delle arti e dei mestieri e, infine, a tutte noi” a indire una giornata di Sciopero delle donne. Nel senso che, per una giornata (data da destinarsi), ogni donna è invitata a non fare nulla delle incombenze di cui si occupa normalmente: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie. Tutte in sciopero.
E allora mi sono tornate alla mente le parole che mi disse, anni fa, un amico, uomo serio, impegnato, illuminato, senza possibilità di babysitter, lasciato per una settimana solo con i tre figli dalla moglie in viaggio di lavoro: “Adesso, solo adesso, capisco…».
Firmate, gente, firmate!
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