L'assenza della Schlein in Emilia porta ad una domanda: non era meglio Bonaccini?

Perché Elly Schlein, già assessore regionale negli ultimi anni e oggi leader del Pd, è così poco presente nel dibattito sull’alluvione romagnola? E perché il Pd si è arenato nei sondaggi dopo alcune settimane di recupero dei consensi? Le due domande sembrano diverse eppure sono collegate.

Schlein non sta uscendo bene dall’alluvione disastrosa che ha colpito la sua regione di origine: la segretaria cerca di apparire il meno possibile a livello mediatico quando si parla della disgrazia alluvionale, difende il proprio operato da assessore al welfare e al clima con scarsa convinzione, lascia tutta la platea al suo rivale interno delle primarie di qualche mese fa, il governatore Stefano Bonaccini.

Quest’ultimo si tiene le ombre, cioè le responsabilità amministrative sulla manutenzione degli argini, le vittime e l’emergenza da gestire, ma si prende anche le luci, grazie alla capacità di entrare in sintonia con il premier Giorgia Meloni e con Ursula Von der Leyen. Oggi Bonaccini, che pur perdente controlla una porzione del Pd, è più presente sui media della segreteria e lo sarà nei prossimi mesi anche se non dovesse ottenere la nomina a commissario dell’emergenza. Agli occhi degli elettori il governatore appare un leader più esperto della segretaria.

Cosa emerge da questa situazione di fatto? Bonaccini è in grado di cooperare col governo mentre Schlein si prende i rimbrotti del Capo dello Stato per aver difeso la contestazione al Salone del Libro che ha impedito al ministro Roccella di presentare il suo testo. Uno svolge il suo ruolo istituzionale, l’altra si asserraglia in una cittadella politica sempre più stretta e radicale. Nel frattempo Schlein illustra una proposta economica che rischia di restare superficiale e controproducente: innalzamento della tassa di successione; delle tasse sulle plusvalenze finanziarie; delle tasse sugli immobili; e infine un ambientalismo radicale che mette in pericolo non soltanto i risparmi di tanti italiani ma anche industrie e posti di lavoro.

Certamente la leader del Pd avrà anche idee di sinistra su come utilizzare questo eventuale gettito fiscale aggiuntivo, ma ciò che rischia di arrivare alla stragrande maggioranza degli elettori è soltanto la proposta d’inasprimento fiscale. Ciò significa precludersi qualsiasi possibilità di allargare l’elettorato, allontanando anche chi ha una posizione centrista. E infatti da un mese e mezzo il Pd non sale più nei sondaggi, mentre l’opposizione nel suo complesso annaspa tra divisioni e polemiche inefficaci. Se non ci sarà una inversione di tendenza tra qualche mese gli elettori e i militanti del Pd inizieranno a chiedersi se la scelta di Schlein come segretaria sia stata quella giusta. Il rischio è che la risposta sia no.

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