June 08 2012
La carezza
Tommaso Giancarli
Chi è quest’uomo e perché ricorda un Massimo Palanca esteuropeo?
Il campionato europeo di calcio più orientale di sempre fu quello del 1976, e non solo perché è stato finora l’unico organizzato in un paese slavo (la Jugoslavia; anche se all’epoca alla fase finale partecipavano solo quattro squadre e l’attuale baraccone non era neanche alle viste). Lo fu per come i padroni di casa buttarono via contro la Germania una semifinale dominata, condotta per 2-0 a mezz’ora dal termine e persa 4-2 ai supplementari, con uno spreco di talento e di potenzialità che furono d’altronde per decenni la regola dei fortissimi ma mai vincenti Plavi (i blu). Ma lo divenne soprattutto all’ultimo rigore della finale fra tedeschi e cecoslovacchi: con l’errore di Hoeness al turno precedente, a questi ultimi sarebbe bastato segnare per vincere il torneo. Però battere Sepp Maier, anche su rigore, era sempre un incarico gravoso.
Fu allora che il praghese Antonín Panenka si accostò al pallone e lo calciò come l’avrebbe calciato, se fosse stato un calciatore e non un grandissimo scrittore e dissipatore della propria vita, Jaroslav Hašek: pieno di sollievo e di ammirazione per la delicatezza del tocco di Panenka, il pallone belgradese disegnò una beffarda parabola e si infilò in rete. Fu così che la mezzala baffuta dei Bohemians di Praga (e in quale altra squadra poteva giocare, uno del genere?) regalò alla Cecoslovacchia un europeo, oltretutto con quello che poteva voler dire per dei cecoslovacchi nati negli anni Quaranta una vittoria sulla Germania Ovest. Ma di quell’europeo ciò che restò soprattutto fu il rigore alla Panenka.
Sicché è per questo che i baffi praghesi di Panenka ricordano quelli folti, da tempi antichi, del marchigiano Palanca: perché a ben vedere gli artisti si somigliano tutti.
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