La Cop29 parte in salita. Usa fuori dagli accordi e tanti grandi assenti

È una Cop29 particolarmente dimessa quella che si sta aprendo oggi a Baku. Il primo aspetto che salta subito all’occhio è quello dell’assenza di numerosi leader internazionali. Non prenderanno parte al summit il presidente francese, Emmanuel Macron, quello brasiliano, Inacio Lula da Silva, oltre al cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Tutto questo, senza trascurare che il presidente americano in pectore, Donald Trump, è pronto a far nuovamente uscire gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi: una mossa che potrebbe arrivare il giorno stesso del suo insediamento, vale a dire il prossimo 20 gennaio. Quel giorno, secondo Politico, Washington potrebbe inoltrare formale richiesta all’Onu per il ritiro: a quel punto, l’addio entrerebbe effettivamente in vigore nell’arco di dodici mesi. E non è tutto. Secondo la stessa testata, “alcuni conservatori hanno anche gettato le basi affinché Trump possa spingersi ancora oltre, se lo desiderasse. Un'opzione sarebbe quella di rimuovere gli Stati Uniti dal trattato Onu del 1992 che sostiene l'intero quadro per i negoziati annuali sul clima globale”.

Non è mai stato d’altronde un mistero che Trump avesse intenzione di abbandonare l’Accordo di Parigi. Il presidente americano in pectore è intenzionato a puntare molto sull’energia tradizionale sia per rilanciare l’indipendenza energetica degli Stati Uniti sia per venire incontro ai colletti blu della Pennsylvania. In secondo luogo, il tycoon ritiene che l’Accordo di Parigi creerebbe degli svantaggi a Washington nella sua competizione economica con Pechino. È quindi in quest’ottica che va letta la sua ostilità nei confronti di quell’intesa.

A rendere ancora di più la strada in salita per la Cop29 sta poi il fatto che, secondo il Guardian, “sembra che ci siano già alcune questioni che stanno creando problemi alla conferenza”. “Secondo il dott. Simon Evans di Carbon Brief”, ha proseguito la testata britannica, “la ‘plenaria di apertura è stata sospesa per le consultazioni sulla bozza dell'ordine del giorno, che include alcuni punti controversi’”. In particolare, tra le questioni più spinose, comparirebbe quella del Carbon Border Adjustment Mechanism dell’Unione europea. Come se non bastasse, il summit parte male anche per un nodo d’immagine: lo Stato ospitante, l’Azerbaigian, ha una compagnia statale petrolifera, Socar, che avrebbe di recente siglato ben 25 accordi internazionali per un valore complessivo di circa otto miliardi di dollari.

Certo, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sta cercando di sostenere che il summit si rivelerà centrale. “Coloro che cercano disperatamente di ritardare e negare l'inevitabile fine dell'era dei combustibili fossili, cercano di trasformare l'energia pulita in una parolaccia. Perderanno”, ha dichiarato. La sensazione è però che, soprattutto dopo la svolta statunitense, sia Guterres a essere ormai fuori dal tempo. E le difficoltà, che la Cop29 sta incontrando già in apertura, sembrano certificare questo stato di cose. Il vento sta cambiando. Anzi, è già cambiato.

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