August 17 2013
La Gabry e’ salva (“…e ora torna dall’Egitto, Simoni”)
Stefania Cavallaro
La Gabry non risponde al telefono. E nemmeno ai messaggini. Niente. Strano. Se anche e’ nel caos più totale – e da quelle parti il termine caos e’ un grazioso eufemismo – la Gabry un cenno lo da’ sempre. Non ci allarmiamo all’inizio. E’ una professionista. Meglio. Una grande professionista. Che non fa mai il passo più lungo della gamba, ma che cerca e trova sempre il posto giusto da dove guardare per raccontare. Stavolta qualcosa che non andava c’era. Anche se ognuno di noi, in un sabato mattina sbiadito e vuoto in redazione, osava instillare il dubbio. E’ stato un attimo capire che cosa stava davvero succedendo. Non c’è. Ma “ci dicono che”. Telefonate. Attese. La Farnesina, l’ambasciata, i colleghi delle altre testate che chiedono. Tu che non vorresti nemmeno fare ipotesi. L’edizione del mattino e’ un limbo di perlustrazione per capire che cosa sta accadendo. E la Ga non la sentiamo. “Forse e’ scampata ad un’aggressione”. Frammenti di conversazioni. Il tempo passa. Si aggiungono piccoli pezzi di puzzle per ricostruire un quadro sempre troppo poco preciso. Dov’è? Con chi? Un brandello di speranza: e’ con i militari. Ok. Ed e’ una cosa buona, vero? Perché finché non la senti ,la sua voce, non sai che pensare. Anche quando arriva la seconda rassicurante conferma. “Li stanno identificando (lei è i colleghi italiani con lei) poi dovrebbero rilasciarla. Ma intanto il tempo passa. E la preoccupazione che ti segue dal mattino diventa una notizia sui siti dei quotidiani. Alle 18 stiamo andando in onda. Scendo in studio. 3 minuti alla diretta. So che aprirò il tg raccontando che la Gabry non la sentiamo dalle 10 del mattino. E che speriamo di dare buone notizie. E poi ci sono le altre notizie, quelle che sono capitate mentre noi aspettavamo un sms sul telefonino . Perché e’ così che funziona un tg. “C’è! Ce l’abbiamo! C’è” la regia mi trapana l’orecchio. Rientro da studio. “Gabry! Gabry!” “Eccomi”. Meraviglia. Felicità. Tristezza. La voce di chi conosci bene tradisce tutto. Probabilmente ha lasciato gli uffici dell’esercito poco prima di prendere la linea. Probabilmente la nostra Ga con la testa e’ ancora li’. Vorrei chiederle venti volte consecutive “come stai” per essere sicura che stia bene veramente. Lei ci racconta. E da protagonista di una giornata da incubo, diventa, ritorna, l’inviata che ti trasporta lì’ dov’è. In mezzo ad un dramma più grande di noi. Ma che per noi oggi e’ stato più vicino di sempre. “Torna da noi, Simoni” Chiudo il collegamento col sorriso. E quasi mi viene da ridere. Perché sono certa che la Ga, la mia Ga, se ne starebbe ancora li’.. Torna Ga. Torna qui.
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