Tecnologia
May 21 2020
Cape Canaveral, la storica base della Nasa situata in Florida sulla costa dell'oceano Atlantico tornerà a essere il luogo dal quale si lanciano astronauti nello spazio dopo una pausa di undici anni, ovvero da quando, il 27 settembre 2011, prese il via l'ultima missione degli Shuttle, la STS-135 con la navetta Atlantis.
Il 27 maggio prossimo alle 4:32 p.m. ora locale (le 23:32 italiane), dalla piattaforma 39A del Kennedy Space Center partirà la SpaceX Demonstration Mission 2 della capsula Crew Dragon spinta dal vettore Falcon 9 con a bordo due piloti, gli astronauti della Nasa Bob Behnken e Doug Hurley, che dal 13 maggio vivono nella più severa delle quarantene, come sempre in questi casi e in particolar modo in questo periodo a causa della pandemia. Finisce così l'era della dipendenza degli americani dalle capsule russe Soyuz, che se da un lato aveva consentito di risparmiare denaro all'amministrazione Usa, dall'altra stava rischiando di far perdere alle aziende aerospaziali americane la supremazia tecnologica conquistata in piena guerra fredda, quando dovettero recuperare terreno sui sovietici che li avevano preceduti lanciando nello spazio lo Sputnik e quindi Gagarin.
In volo su Crew Dragon Bob Behnken e Doug Hurley dovranno dimostrare che i sistemi di bordo della capsula soddisfano appieno i requisiti della Nasa, e se tutto filerà liscio l'ente spaziale Usa certificherà la capacità del programma SpaceX di trasportare gli astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e viceversa.
In preparazione a questo volo battezzato "Demo-2" SpaceX ha già raggiunto una serie di importanti traguardi: nel marzo 2019 era stato effettuato un volo di prova di Crew Dragon senza astronauti a bordo con il quale era stata effettuata una manovra di attracco completamente autonomo del veicolo spaziale alla Iss, fatto che aveva trasformato la capsula nella prima della storia americana in grado di eseguire tale manovra e quindi rientrare sulla Terra. Nel gennaio scorso SpaceX aveva anche dimostrato la capacità di gestione di una eventuale emergenza in volo di Crew Dragon con la perfetta esecuzione della procedura di distacco della capsula dal razzo e il suo atterraggio mediante i paracadute, in modo da garantire la sopravvivenza dell'equipaggio in caso di malfunzionamento sulla rampa o durante la salita. E prima di allora, il programma spaziale di Elon Musk aveva dovuto superare oltre 700 prove ai motori Super Draco, in grado di spingere la capsula Crew Dragon a oltre 600 km/h separandola dal razzo Falcon 9 in pochi secondi per salvare gli occupanti.
La missione Demo 2 segna quindi l'ultimo importante traguardo per il programma spaziale SpaceX, e se avrà successo consentirà alla Nasa di disporre di un sistema di trasporto completamente Made in Usa dopo oltre un decennio di dipendenza dall'agenzia russa alla quale pagava comunque un assegno da decine di milioni di dollari a lancio.Dopo Demo-2, verso la fine dell'anno sarà quindi la volta della prima missione operativa, durante la quale gli astronauti Nasa Victor Glover, Mike Hopkins e Shannon Walker, insieme con il giapponese Soax Noguchi della Jaxa (l'ente spaziale nipponico) voleranno sulla prima missione operativa di sei mesi.
Dietro questa impresa, oltre al futuro dei lanci da e verso la Stazione Spaziale Internazionale e presto anche verso la Luna, quindi verso Marte, c'è anche il fatto che gli americani potranno tornare ad acquistare i biglietti per poter assistere all'evento, un'occasione unica per rilanciare le visite al Kennedy Space Center, luogo unico sia per le caratteristiche naturali, sia perché primo teatro al mondo ad aver vissuto la conquista dello spazio. Ma soprattutto il volo di Crew dragon con a bordo due persone segna il trionfo del sogno di Elon Musk, creatore di SpaceX. Era il 2001 e il magnate americano ideò un sistema per inviare su Marte una piccola serra con semi e gel idradato per realizzare una prima coltivazione extraterrestre. Il progetto si chiamava Mars Oasis ma si scontrò con la realtà complessa dell'accesso allo spazio controllato governativamente da Russia, Europa e Usa.
All'inizio del 2002 Musk era alla ricerca di personale per la nuova compagnia e si avvicinò all'ingegnere missilistico Tom Mueller, ora capo del settore propulsione di SpaceX. L'azienda in quel momento aveva la sua sede in un magazzino di settemila metri quadrati a El Segundo, in California. In quel luogo Musk decise che il primo razzo di SpaceX avrebbe preso il nome Falcon, richiamando quello dell'astronave Millennium Falcon di Guerre Stellari, e programmando il primo lancio nel novembre 2003, soltanto 16 mesi dopo. Le cose non andarono esattamente come aveva immaginato, ma nel gennaio 2005 SpaceX acquisì il 10% della Surrey Satellite Technology che avrebbe dato alla sua società il know-how mancante.
All'inizio del 2012 circa i due terzi della società erano già di proprietà del suo fondatore che con 70 milioni di azioni disponeva di un valore di quasi 900 milioni di dollari sui mercati privati, tanto che SpaceX era quotata a 1,3 miliardi di dollari. E dopo il primo volo dimostrativo denominato Cots-2, nel maggio 2012, la valutazione della società raddoppiò in ventiquattro ore.
Tra gli eventi che avevano reso possibile questo sogno americano, il 16 giugno 2009 SpaceX annunciava l'assunzione dell'ex astronauta Nasa Ken Bowersox per supervisionare il neonato dipartimento di sicurezza del personale navigante e promuovendolo vice presidente della compagnia. Nel 2012 SpaceX pubblicizzava un prezzo per lancio dei satelliti di 57 milioni di dollari mentre Arianespace chiedeva 137 milioni. E seppure i tentativi di scalare la proprietà di Musk non sono mancati, soprattutto tra il 2012 e il 2013, così come i fallimenti tecnici del 2017, il boss di SpaceX confermò di non voler vendere le sue quote fino a quando il suo progetto di Mars Colonial Transporter non avesse volato regolarmente. La società è sempre cresciuta rapidamente passando da 160 dipendenti nel novembre 2005 ai circa 5.000 alla fine del 2016, per arrivare ai 6.050 di oggi.