Politica
November 18 2024
Si profila all’orizzonte la nuova crociata delle toghe: smontare la legge gestazione per altri considerata reato universale. Una battaglia che sarà condotta insieme all’Associazione Luca Coscioni e alla sinistra, che ritengono la legge ingiusta e irragionevole. Intanto però i magistrati invocano l’aiuto del Csm e pure quello dell’Ordine dei giornalisti, perché si sentono «vittime di linciaggio mediatico».
Andiamo con ordine. La legge sull’utero in affitto reato universale è stata firmata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella lo scorso 4 novembre e oggi entrerà in Gazzetta ufficiale. Due giorni fa, il capo dello Stato ha dichiarato di essersi spesso trovato a promulgare leggi che ritiene sbagliate, per non invadere le prerogative della Corte costituzionale, istituzione deputata a sciogliere eventuali dubbi. Detto fatto, per la sinistra il riferimento era alla legge Varchi sulla Gpa e se l’iter parlamentare si è definitivamente concluso, è quindi l’ora dei ricorsi. «Siamo pronti a difendere tutte le coppie danneggiate da questa legge ingiusta e irragionevole», hanno dichiarato Marco Cappato e Filomena Gallo, dell’Associazione Luca Coscioni. «Porteremo la nostra e la loro battaglia nei tribunali, con l’obiettivo di ristabilire un’opportunità offerta dalla scienza, che una normativa cieca e brutale pretende di condannare come reato universale. Sono già oltre 50 le coppie che, da tutta Italia, si sono rivolte al team legale della nostra associazione». E a chiarire quale sarà l’apporto dei magistrati ci pensa il segretario di +Europa, Riccardo Magi: «Il reato universale di gestazione per altri è l’ennesima legge incostituzionale varata da questo governo che sarà abbattuta dai tribunali, non perché i giudici sono brutti e cattivi, ma perché il nostro esecutivo è incapace, oltre che ideologico e miseramente crudele. Un obbrobrio giuridico palesemente incostituzionale, peraltro, visto che questa norma si scontra con l’articolo 49 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea».
Intanto ieri l’Associazione nazionale magistrati ha chiesto al Csm di intervenire in difesa «dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura», dopo gli «attacchi» e il «linciaggio mediatico» subito ad opera della destra e del governo Meloni. Il lungo piagnisteo del sindacato magistrati è stato messo nero su bianco in una nota che invita «ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell’ordine giurisdizionale». Tutto perché «nell’ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell’esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all’indirizzo politico della maggioranza governativa». La doglianza dell’Anm sarà trasmessa al Csm ma anche al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti, dopo «il linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l’etica giornalistica».
Chiaro il riferimento al caso di Marco Gattuso, il presidente del collegio di giudici di Bologna che ha rinviato per primo alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri, sospendendone l’applicazione. La toga avrebbe dunque subito un’indebita violazione della privacy da parte della Verità, che ne aveva ricordato il pedigree ideologico (pro utero in affitto), semplicemente riportando dichiarazioni pubbliche dello stesso magistrato.
L’Anm ha anche commentato l’intervento del governo sui migranti in Albania. In particolare, la proposta che mira a sottrarre la competenza sui trattenimenti alle sezioni specializzate dei tribunali e a trasferirla alle Corti d’appello, e l’intervento che ha già ripristinato l’appello nei procedimenti per richiedere la protezione internazionale. Le toghe si dicono fortemente preoccupate proprio per l’impatto che le due misure potrà avere «sull’organizzazione degli uffici giudiziari», dato che le Corti d’appello sono già sovraccariche e ci sarebbe un «irragionevole aggravamento» della loro mole di lavoro. Non solo, ma visto che si allungheranno i tempi delle decisioni, ci sarà anche «il rischio di una permanenza maggiore in Italia di chi potrebbe non avere diritto a soggiornarvi».