Lifestyle
November 19 2014
Nella speciale classifica dei tagliatori di Balotelli, Conte si è posizionato esattamente in mezzo tra Lippi e Prandelli. Il primo, nella rovente primavera del mondiale in Sudafrica, non aveva nemmeno socchiuso la porta di Coverciano a Mario, che pure nell’Inter vinceva il Triplete da semiprotagonista. Dubbi? Mai. “Non ho lasciato a casa fenomeni”. Purtroppo per lui, non lo erano nemmeno Iaquinta, Gilardino, Di Natale, Quagliarella e Pazzini, portati al suo posto e tornati a casa dopo a estate appena iniziata.
Prandelli ci ha messo 47 mesi per passare dalla prima convocazione (8 agosto 2010) al “non è un campione e se vuole diventare quello che pensa deve vivere nella realtà e non in una visione virtuale” (8 luglio 2014). In mezzo c’era stato l’innamoramento folle e l’altrettanto folle idea di cucire intorno a Balotelli la nazionale mondiale. Poco bastone e molta, forse troppa, carota.
Antonio Conte lo ha tenuto con sé 120 ore prima di liquidarlo, complice una provvidenziale pubalgia, con parole che sanno di sentenza: “Grandi tecnici prima di me hanno provato a cambiarlo; io non mi sento più bravo e non ho tempo di farlo”. Centoventi ore, come i corsi serali di una volta, quelli affollati da ripetenti per cercare di recuperare l’anno perso. Al prossimo giro (e al prossimo ct) potrebbe restare solo il Cepu, già Radio Elettra, ovvero l’addestramento per corrispondenza. Nato a Torino, guarda caso, la città dove Lippi e Conte hanno imparato l’arte dell’allenamento.