Economia
September 12 2017
Licenziamenti più flessibili e maggiore spazio ai contratti aziendali, a scapito di quelli collettivi nazionali. Sono i due pilastri su cui si basa la riforma del lavoro varata dal governo francese guidato da Edouard Philippe e fortemente voluta dal neo presidente della Repubblica Emmanuel Macron, nuovo inquilino dell’Eliseo dal 14 maggio scorso.
E’ di Macron l’imprimatur su questa nuova riforma che in Francia ha già iniziato a provocare proteste che di certo si protrarranno anche nell'autunno.
Ma cosa prevede, di preciso, la nuova legge sul lavoro francese? Nella sostanza, si tratta di una riforma ideata in nome di una maggiore flessibilità del lavoro, che in Francia è rigidamente regolato dalla legge, oltre che dai contratti collettivi firmati a livello nazionale.
Il primo pilastro della riforma di Macron è proprio la revisione della disciplina dei contratti di lavoro. Da sempre, le relazioni industriali tra le aziende francesi e i loro dipendenti sono ingabbiate dentro gli accordi collettivi nazionali di ogni settore (per esempio di quello metalmeccanico) che dettano legge sulle retribuzioni, gli orari e su molti altri aspetti della vita lavorativa.
Con la nuova disciplina del governo Philippe, i contratti di lavoro firmati nelle singole aziende dalla proprietà e dai sindacati potranno derogare più facilmente alle regole degli accordi collettivi nazionali. Nelle imprese con meno di 11 dipendenti (che oggi non hanno delegati sindacali e sono obbligate ad applicare i contratti nazionali), la proprietà potrà stringere accordi direttamente coi dipendenti. Inoltre, nelle aziende con meno di 50 addetti i negoziati potranno essere condotti da un dipendente eletto da tutti i lavoratori, anche se non appartiene ad alcun sindacato.
Meno vincoli sono previsti anche per i contratti a tempo determinato. Oggi, chi vuole assumere un dipendente a termine deve rispettare diverse regole stabilite dalla legge. Non è possibile, per esempio, rinnovare più di due volte lo stesso contratto. Grazie alla riforma Macron, i contratti collettivi di categoria potranno prevedere regole più blande rispetto a quelle previste dalla legge ordinaria.
La riforma del lavoro francese elimina anche alcuni paletti previsti per le aziende che vogliono fare tagli al personale. Finora, i licenziamenti legati a motivi economici potevano essere effettuati soltanto se il business dell’azienda aveva problemi a livello globale (cioè anche all’estero). D’ora in poi, invece, il licenziamento potrà essere giustificato anche da una crisi che si concentra esclusivamente sul territorio francese.
Vengono introdotte delle tabelle per fissare un tetto massimo alle indennità di licenziamento. Fino ad oggi, il risarcimento spettante a un dipendente lasciato a casa per giusta causa è sempre stato determinato in Francia da una procedura arbitrale che rendeva assai incerto il suo ammontare. Con la nuova riforma, ci saranno degli importi predeterminati con un indennizzo massimo 20 mensilità di stipendio dopo 30 anni di carriera del dipendente.