La routine è fantastica, parola di rifugiata
“D’inverno i primi tempi piangevo sempre, non riuscivo ad abituarmi al grigio, al freddo, al buio. Alla gente che non salutava mai” Celine è arrivata in Italia 12 anni fa, scappava da Goma, da quella guerra che sembra non finire mai nella Repubblica Democratica del Congo. “A me è andata bene “ sussurra, perché era incinta di Angele, il suo angelo, che adesso suona il violoncello, e ogni giorno cambia idea su cosa vuol fare da grande.
“Un giorno sono venuti a casa nostra, hanno preso mio marito e l’hanno portato via, militari dell’esercito, miliziani, faceva poca differenza” ricorda, “volevano soldi che non avevamo”. Lei fuggì, insieme ai vicini di casa: “avevo da parte qualcosa e sono riuscita a viaggiare un po’ a piedi e un po’ a bordo di camion, ma ho visto chi non aveva niente vendere il proprio corpo per un passaggio in auto. Celine è arrivata in Uganda, stremata, perché portava in grembo Angele. È svenuta e si è risvegliata in un campo, da lì grazie alla gravidanza è finita direttamente nel nostro paese, dove è stata accolta al Centro Astalli , all’intercessione del Centro Astalli. “Per me laureata in lingue era terribile non poter comunicare” rammenta, “ho studiato italiano, ho fatto mille corsi di formazione, e mille lavori”. Adesso è segretaria all’Università La Sapienza e ha riconquistato quella routine da cui tutti, a parole, vogliamo fuggire. Fino a quando non ci vi strappata, come accade ai rifugiati.
Un sondaggio realizzato dalla Doxa per l’Unhcr in occasione del rilancio della campaga Routine is Fantastic, per sensibilizzare e raccogliere fondi a favore dei profughi, rivela come 18 milioni di italiani potendo, cambierebbero subito vita. A patto però di non perdere le proprie certezze, visto che 1 su 3, soprattutto le donne, temono per la stabilità della loro esistenza. Eppure nel mondo oltre 46 milioni di persone sono state costrette a lasciare la propria casa, a causa di conflitti, povertà, disastri ambientali. Quasi la metà dei 15,3 milioni di rifugiati al 2012, sono donne e bambine, fragili e vulnerabili. Sono circa un milione quelle che hanno subito violenza sessuale e abusi nei 5 paesi dove si sono verificate le più gravi crisi umanitarie degli ultimi 20 anni: dal Congo, alla Bosnia, dalla Sierra Leone, al Ruanda, al Kosovo).
I rischi cui si espongono le donne che lasciano la loro comunità sono tantissimi: infezioni da hiv, maternità non sicure, mutilazioni genitali. Senza documenti devono dipendere dagli uomini per mangiare e per poter crescere i figli, quelle che si avventurano fuori dai campi per raccogliere legna ed acqua sono spesso vittime di stupro. Il sesso può anche diventare la moneta con cui comprare la sopravvivenza.
“Restituire una normalità alle donne e alle bambine rifugiate è l’obiettivo di Routine is Fantastic”spiega Laurens Jolles, delegato per il Sud Europa dell’Unhcr, che cerca fondi per cose all’apparenza banali ma importanti per assicurare la protezione delle donne: illuminare i campi profughi, costruire latrine separate, dare madri fornelli a basso consumo, così si limitano i viaggi per la legna.
“Ogni volta che vedo le immagini dei barconi che arrivano a Lampedusa piango” confessa Celine “Io per fortuna ho una nuova vita, mi manca il calore del mio paese e della mia gente, ma l’inverno mi fa meno paura e comincio ad abituarmi anche alle persone che non salutano”. Una fantastica normalità, per la quale basta donare 2, 5 o 10 euro al 45507.
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