Dal Mondo
October 03 2020
Proviamo un gioco: chiudete gli occhi e pensate al nome di una lobby italiana. Addetti ai lavori esclusi, non vi viene in mente niente, vero? Provate ora a pensarne una di qualunque nazione. Se vi verrà in mente, sarà proprio quella là: la lobby delle armi americana. La Nra, National Rifle Association. È quella che avete sentito ai tg, ascoltato persino in delle canzoni e visto nei film (Thank you for smoking, per esempio). È la lobby più potente del mondo. Ed è in difficoltà.
Il colpo più duro è arrivato dall'inchiesta della procura di New York, su una presunta sottrazione di fondi. Secondo le accuse il presidente storico dell'associazione, i dirigenti avrebbero usato oltre 60 milioni di dollari dalle casse della Nra per finanziare i loro viaggi e il loro stile di vita. Ma l'inchiesta è solo la conseguenza della crisi, più che la causa. Da almeno due anni l'associazione è attraversata da difficoltà finanziarie, divisioni interne sulla politica da adottare e una faida sanguinosa per la leadership. Nulla di buono, specie se a novembre rischia di vedersi privata del "presidente di fiducia", suo grande supporter Donald Trump.
La storia della Nra stessa è utile per capire com'è cambiata l'attività di lobby nel mondo e l'America stessa. L'associazione venne fondata a New York nel 1871 da alcuni ufficiali dell'esercito in pensione. L'obiettivo era molto semplice: "insegnare a sparare dritto" agli americani, e promuovere un uso consapevole e responsabile delle armi. La Nra aveva poligoni, istruttori, cacciatori e tiratori sportivi come soci e una ragione sociale che la identificava come la più antica organizzazione per i diritti civili degli Stati Uniti (Paese in cui il possesso delle armi è un diritto costituzionale).
Per decenni si è disinteressata all'agenda politica degli Usa. Ha appoggiato leggi che si proponevano di frenare la violenza tramite armi, come quella del '34 che imponeva la registrazione e la tassazione su ogni singola arma o quella del 1968 chiamata Gun Control Act. Negli anni 70, l'inizio della svolta, grazie all'aumento del dibattito sulla libertà di girare armati per le strade e soprattutto grazie a un cambio della dirigenza che avvenne al Congresso annuale del 1977.
Allora, i vecchi rappresentanti più moderati e meno interessati alla politica vennero sostituiti da una nuova generazione di attivisti, che avevano come stella polare la difesa del diritto individuale al possesso delle armi. Il volto nuovo diventò Wayne La Pierre. Tipo ambizioso, La Pierre, appassionato di politica e potere, entrato nella Nra nel 1977 e da allora rimastoci prima come amministratore delegato e poi come vicepresidente. La tesi della nuova generazione di dirigenti della Nra era semplice: la libertà dei cittadini americani era in pericolo, minacciata dai democratici e dai "comunisti" che volevano togliere loro le armi di dosso. E a difesa di quella libertà, si sarebbero posti loro, quelli della lobby, con la loro attività di pressione e i loro soldi.
Come prima mossa, La Pierre e gli altri potenziarono la "Divisione per l'azione legislativa", il ramo più propriamente lobbista dell'associazione, che fino ad allora era stato sottoutilizzato. Come seconda mossa, iniziarono a entrare a gamba tesa nelle campagne elettorali del Paese, finanziando i candidati e puntando sulla loro riconoscenza una volta arrivati alla Casa Bianca. Il primo presidente eletto con il sostegno molto più deciso dell'Nra fu il repubblicano Ronald Reagan. Da allora, l'associazione è diventata una potenza popolare (con i suoi 5 milioni di associati), economica (con i suoi 412 milioni di dollari ricevuti solo nel 2018) e soprattutto politica (con i suoi milioni devoluti ai parlamentari e candidati presidenti Usa). Grazie alla sua attività di pressione, dal 1980 a oggi 44 stati federali hanno approvato leggi che permettono di circolare in pubblico con un'arma nascosta.
Le stragi di Columbine, di Las Vegas o di Newtown non hanno mai inciso. Anzi. Dopo quest'ultima, quando un 20enne aprì il fuoco all'interno della scuola elementare uccidendo 7 adulti e 20 bambini, il vicepresidente La Pierre rilanciò: il problema, disse, era che nelle scuole non ci fossero guardie armate. Di più: era che gli stessi professori non fossero armati. Una tesi poi ripresa dallo stesso Trump.
Già, Trump. Almeno fino al suo avvento, la lobby, va detto, è stata bipartisan. Ha speso soldi a destra e sinistra, seppur privilegiando i repubblicani. Anni fa finanziò persino Bernie Sanders, forse il candidato più a sinistra e più anti-armi degli ultimi anni. Poi, nel 2016, qualcosa è cambiato. La Nra ha puntato tutto su The Donald, l'amico degli americani col mitra in casa. E ha donato ben 30 milioni di dollari solo per lui. Più del doppio di quanto speso quattro anni prima per il repubblicano Mitt Romney (13 milioni). Una cosa mai vista. Una cosa riconosciuta pubblicamente da Trump in questi quattro anni.
E ora? Tutti aspettano di capire se l'associazione, minata da inchieste e scandali, si impegnerà finanziariamente come quattro anni fa. Un portavoce ha assicurato che "spenderemo decine di milioni di dollari per far rieleggere Trump". Ma al momento ha speso poco più di di due milioni di euro, in particolare per pubblicità su Facebook e Google a favore di candidati repubblicani. E qualcuno fa notare come possa addirittura venire sorpassata "dall'altra" lobby, quella per il controllo sulle armi, che ha già speso 1,4 milioni di dollari. Cose mai viste, nella storia della lobby.