La triste rivincita dell'Ospedale Covid, di Fiera Milano
Inutile, tardivo, vuoto, assurdo, una cattedrale nel deserto. Sono solo alcuni dei commenti più teneri rivolti dai detrattori contro l'Ospedale Covid in Fiera a Milano che oggi riapre i battenti per offrire un'ulteriore difesa contro la pandemia. Inaugurato il 6 aprile scorso era stato messo in standby il 6 giugno con il calo dei contagi in Lombardia finché ieri i 150 ricoveri in terapia intensiva, su 4.125 positivi, ha fatto scattare la soglia di rischio e ne ha reso necessaria la riapertura. Così quello spazio tanto vituperato, oggi serve e inizierà ad accogliere i primi pazienti per garantire posti letti di cure intensive. Sviluppata su 24 mila metri quadri la struttura è attrezzata con 104 posti letto (53 di terapia intensiva e 64 sub-intensiva) estendibili fino a un totale di 221. All'epoca delle polemiche Guido Bertolaso, a cui era stata affidata la realizzazione, dichiarava alle agenzie di stampa che, malgrado i detrattori, quello spazio, sarebbe tornato utile a tutto il Paese e che forse sarebbe stato opportuno costruirne uno anche nel Sud Italia. Oggi i protagonisti di allora preferiscono un rispettoso silenzio sulle polemiche. Nessuno si dilunga per recriminare sull'ondata di fango e critiche che si era sollevata. Adesso è il tempo di lavorare dopo si vedrà: ci sarà tempo per ricordare.
«Avevamo pensato - spiega l'assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera - alla realizzazione dell'ospedale in Fiera a fine marzo, con grande lungimiranza, quando i reparti di terapia intensiva dei nostri ospedali erano sottoposti a una pressione immensa. Per questo intervento ci hanno criticato duramente. Ma ora, questa struttura si rivela essere una grande e indispensabile risorsa per il nostro sistema sanitario. Al Portello oggi saranno attivati i primi 153 posti letto per le cure intensive suddivisi in quattro moduli da 14 posti letto, tre moduli da 16 e sette moduli da 7, che saranno occupati in base allo stato di saturazione dei reparti di terapia intensiva degli ospedali».
Dal momento che l'emergenza ha reso indiscutibile la necessità di posti letto, le critiche si sono spostate sulla gestione e sulle risorse umane e l'opposizione in Consiglio Regionale dichiara che un letto non è un posto di terapia intensiva senza chi si occupa del paziente. Com'è la situazione?
«Le caratteristiche dei pazienti che saranno ricoverati in queste strutture sanitarie richiede un'assistenza clinica particolare. Per questo nell'attuazione di questo progetto saranno coinvolti gli operatori degli ospedali Hub della Lombardia che adotteranno, prendendosene carico, uno o più moduli degli ospedali in Fiera. La gestione delle attività assistenziali nei vari moduli è stata affidata a Policlinico, Niguarda, San Gerardo di Monza, San Matteo di Pavia, Varese, Legnano/Busto, Humanitas. In una fase successiva saranno coinvolti gli ospedali di Lecco/Como, Gruppo San Donato e Cremona. Questi Hub – sottolinea Gallera – garantiranno la presenza h24 di équipe mediche, infermieristiche e di supporto per i bisogni assistenziali dei pazienti nel modulo di competenza. Gli Hub, a loro volta, saranno supportati dai relativi ospedali Spoke per la gestione del personale delle professioni mediche e sanitarie nei propri reparti interni. E potranno procedere, all'occorrenza, a nuove assunzioni».
Occorre fare un inciso per chiarire questa definizione che caratterizza il nuovo modello organizzativo degli ospedali lombardi in vigore da marzo quando, per migliorare cura e percorsi clinici, un decreto di Regione Lombardia identificava alcuni ospedali principali (chiamati Hub), con caratteristiche di alta professionalità, competenze specifiche e tecnologie avanzate, capaci di rivestire il ruolo di cabina di regia nell'emergenza per il trasferimento rapido ad altri ospedali in rete con loro (chiamati Spoke). Si realizza così il modello organizzativo Hub e Spoke che oggi caratterizza il sistema sanitario lombardo nella gestione dei pazienti e nei suoi percorsi clinici.
Tornando all'Ospedale della Fiera, oggi il Policlinico (che ha in carico la gestione della struttura) conferma l'attivazione del primo modulo con 14 posti letto con un anestesista e 3 infermieri divisi in 3 turni 24 h ogni 2 posti letto, 10 anestesisti e 30 infermieri. Poi man mano secondo le esigenze arriveranno i vari pazienti. I moduli restanti saranno affidati agli altri ospedali Hub che, supportati a dai propri ospedali Spoke, li attiveranno proporzionalmente con proprio personale. L'invio dei pazienti, come per l'ondata precedente, sarà gestito dal Coordinamento regionale per le Terapie Intensive di Regione Lombardia.
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