Musica
May 12 2017
Se la sindrome di Stendhal può colpire l’udito, Alfonso Signorini l’ha avuta e per lui è stata una manna dal cielo. C'è un trauma iniziale, infatti, alla base del motivo per cui, a 53 anni, è diventato regista per la Turandot. “Era il 7 dicembre 1983, ho assistito a quell’opera la prima volta e mi ha steso”, racconta: “Letteralmente: sono svenuto durante il primo atto. Non ho mai superato il trauma, non ho più avuto il coraggio di ascoltarla. Ecco perché, dopo 34 anni, questa regia per me è una doppia sfida: stavolta o muoio o vinco”.
Alfonso Signorini regista d’opera è “quel” Alfonso Signorini, direttore di Chi, con la mano destrare dei salotti televisivi e con la sinistra autore di libri sulla lirica, come “Troppo fiera, troppo fragile”, dedicato a Maria Callas e quello in uscita sulla vita del compositore polacco Fryderyk Chopin accanto alla scrittrice George Sand: “Fryderyk e George, storia di due anime”.
Il bel canto, dice lui, è un’eredità dei nonni: “Si sono conosciuti in sanatorio, appena sono usciti lui ha portato lei a teatro e subito dopo le ha chiesto di sposarlo”. E così il 14 luglio, Signorini comincerà la sua carriera da regista d’opera, e che sia solo l’inizio di una carriera è la speranza del direttore d’orchestra Alberto Veronesi, esperto pucciniano (ha diretto tutte le opere del compositore lucchese e ha inciso per Deutsche Grammophon il disco “Puccini ritrovato”, con Placido Domingo e i Wiener Philharmoniker). Insieme, Signorini e Veronesi, inaugureranno il 63esimo festival Puccini di Torre del Lago (di cui Veronesi è anche direttore musicale), con repliche il 23 luglio, 4 e il 12 agosto.
Accanto a loro, per i costumi, ci sarà lo stilista Fausto Puglisi, classe 1976, siciliano, celebre per aver vestito pop star come Madonna, Jennifer Lopez, Kylie Minogue, e che arriva a un momento fondamentale per ogni stilista: “Fare teatro è il sogno di qualunque designer. Mischierò il pop con la musica classica, perché è l’unico modo per raggiungere il pubblico per intero”.
Lo spirito di servizio verso il pubblico di cui parla Puglisi è lo stesso spirito di servizio con cui Signorini dice di essersi avvicinato alla sua impresa da regista: “Bisogna entrare nell’opera in punta di piedi. Non amo quelle regie avanguardistiche in cui Violetta, in Traviata, muore di aids o overdose: sono riletture irrispettose. Per rendere grande il melodramma, per una remise en force dell’opera, bisogna fare uno spettacolo all’altezza di Puccini e della sua musica”. Vedremo cosa saprà regalare al pubblico pucciniano.