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November 19 2012
È sempre stato così. Tutte le volte che è riesploso il conflitto tra israeliani e palestinesi l’immagine dei corpi insanguinati dei bambini di Gaza uccisi nei raid ha fatto il giro del mondo (e del web). Un’immagine terribile, che lascia senza parole. Che muove alla rabbia, all’odio, all’intolleranza: non è tollerabile che l’odio tra i padri provochi la morte, la sofferenza, dei figli. I figli sono il futuro, la speranza, la pace, l’ingenuità, la bellezza, il riscatto. L’innocenza. Il sangue, le ferite, le mutilazioni, lo sguardo terrorizzato dei bambini sono l’incarnazione della più forte condanna della violenza. Ma è per questo che va detta la verità: Israele ama i propri figli e li protegge, a Gaza i figli sono trasformati dai padri, da quelli da cui i padri hanno scelto di essere guidati e rappresentati, in poveri scudi umani. Corpi-propaganda. Salme da esporre. Tutto questo è orribile. È disgustoso.
I giornalisti sul campo a Gaza raccontano la sofferenza delle famiglie, il muto e incolpevole martirio dei bambini, ma riportano tra le righe anche un paio di verità che sono la chiave per capire che cosa succede. Anzitutto, le rampe mobili di razzi lanciati contro Israele vengono dislocate apposta dai miliziani di Hamas nelle aree a più alta densità di popolazione, vicino alle scuole e agli impianti sportivi, per farsi scudo dei civili. Il meccanismo della guerra prevede che Israele attacchi i punti da cui i razzi partono. È un miracolo che non vi siano stati più morti. È contro l’interesse del governo israeliano provocare vittime innocenti. Il premier Netanyahu e il suo staff sanno bene che l’arma più potente dei palestinesi è proprio la propaganda “umanitaria”, l’orrore di quelle foto di bambini uccisi. Gaza è una delle aree più densamente abitate al mondo, 2 milioni in una fettuccia di terra, per la metà sotto i 15 anni. Figli traditi dai padri.
Tra le righe dei reportage da Gaza leggiamo anche una seconda verità. Ben 5 bambini (su 11 vittime) sono rimasti sotto le macerie di una palazzina di tre piani nella quale, però, non viveva un cittadino qualunque, colpito per caso da razzi “stupidi”, ma un responsabile della scorta dei capi di Hamas, circondato dalla famiglia. E ancora: la torre delle televisioni è stata colpita perché da lì partivano comunicazioni militari.
Adesso passiamo dall’altra parte della frontiera. Andiamo nelle cittadine del Sud di Israele che in silenzio, con incredibile orgoglio, subiscono da mesi, da anni, il martellamento di razzi lanciati dalla vicina striscia di Gaza. Qui i sistemi di difesa israeliani riescono a intercettare in volo la gran parte di razzi e missili puntati indiscriminatamente su obiettivi civili. L’altro pomeriggio su Ashod, a 25 chilometri da Gaza, a un certo punto sono piovuti una ventina di razzi, uno ogni due minuti: su una scuola, su un palazzo di otto piani, su un taxi… Non ci sono stati morti perché la scuola era deserta e la gente stava nei rifugi.
La differenza è che Israele ha il culto della sicurezza, convive da sempre con l’aggressione da parte dei vicini, sa come reagire, come proteggersi, vuole evitare il più possibile la morte dei propri figli. E affronta i razzi, l’orrore del conflitto, con assoluta dignità. Certo, ha anche una formidabile superiorità militare. Che difende però i nostri valori, la sopravvivenza in Medio Oriente dell’unica democrazia, l’unico paese libero. Un paese che può permettersi di essere democratico nonostante la guerra ininterrotta, un paese con una cultura che vanta, dalla letteratura alla musica, un’ostinata e appassionata spinta “pacifista”. Si può dire lo stesso di Gaza?
PS: Chi dice che Gaza è un immenso lager a cielo aperto e la popolazione è “assediata”, ignora il fatto che nonostante la guerra, nonostante i razzi di Hamas e delle sue brigate che non smettono di martellare Israele, i soldati israeliani lasciano passare decine e decine di camion con cibo e medicinali.