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February 12 2016
Si realizza il sogno di san Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI: l'Europa cristiana torna a respirare a due polmoni, l'Occidente e l'Oriente. L'incontro tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill apre una pagina nuova dopo dieci secoli di divisioni tra ortodossi e cattolici. Ma rappresenta, paradossalmente, anche uno smacco per il Vecchio Continente: lo scenario scelto per questo storico evento è l'isola di Cuba a 9 mila chilometri dall'Europa.
Addio alla centralità dell'Europa
Anche la scelta del luogo ha il suo valore simbolico e non è semplicemente legata a fattori di opportunità (il viaggio di Kirill a Cuba e quello di Francesco in Messico): segna la fine della centralità dell'Europa nella vita delle Chiese cristiane. Entrambe le due confessioni più numerose dell'universo cristiano si candidano al ruolo di «player» globali e per questo scelgono addirittura un altro continente per incontrarsi. E' come se due vicini di casa (Roma e Mosca) decidessero di vedersi in un'altra città per chiarire finalmente vecchi dissapori.
Un'agenda spinosa
D'altra parte, al di là delle giuste dichiarazioni trionfalistiche, l'agenda delle due ore di incontro privato tra i due leader delle Chiese cristiane si preannuncia comunque spinosa. In primo piano c'è la questione della difesa dei cristiani minacciati in Medio Oriente. Un tema su cui entrambi gli interlocutori non solo sono pienamente d'accordo ma sono pronti a collaborare fattivamente insieme. In questo ambito però si pone il problema dell'appoggio della Russia al regime siriano di Assad che coinvolge anche il patriarcato ma trova la Chiesa cattolica molto più distante.
Il problema del primato e del "proselitismo"
Quindi l'altro tema diplomatico dell'Ucraina con la secessione della Crimea, filo russa, e le pesanti proteste dei greco-cattolici. Seguono le materie più squisitamente ecclesiali che, tuttavia, rivestono un ruolo centrale nella prospettiva ecumenica. Anzitutto la questione del primato del pontefice che va discussa e risolta insieme, anche in vista del Concilio panortodosso che si terrà a Creta dal 16 al 27 giugno. Inoltre il tema assai controverso della creazione delle diocesi cattoliche in Russia e dei loro rapporti con gli ortodossi. Infine la scristianizzazione dell'Europa e l'impegno delle Chiese a difesa dei valori centrali della famiglia, della vita, dell'ambiente.
Tanta diplomazia e poche preghiere
C'è chi ha criticato l'approccio tutto laico dell'incontro che non prevede neppure un momento comune di preghiera. Ma anche il primo storico incontro tra Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora, che fece cadere il muro tra i cattolici e gli ortodossi greci, nel 1964, fu puramente diplomatico e non spirituale.
Ora tutto dipenderà dal seguito che si vorrà dare a questa nuova storica tappa nel riavvicinamento tra le Chiese di Oriente e di Occidente.