Politica
December 11 2020
Il ministro è positivo. No, il ministro è negativo. No, è negativo per ben due volte. Però prima era positivo, ma adesso non lo è più. Diciamo che è positivo nei giorni pari, e negativo nei dispari.
Mettiamola così. Il fatto che il ministro Luciana Lamorgese sia fuori pericolo è una bellissima notizia. Meno bella è la figura istituzionale che abbiamo fatto nelle ultime ore. Immaginatevi la scena, qualche giorno fa. La notizia della positività al Covid di Lamorgese era piombata nel bel mezzo di un consiglio dei ministri già infernale, visto che sul tavolo c'era il Recovery Fund. La reazione generale non è stata compostissima: ministri nel panico, il titolare dell'interno che abbandona in fretta e furia la sala, seduta slittata, Conte che corre a tamponarsi, immediati test anticovid per tutto il governo, Bonafede e Di Maio in isolamento domiciliare.
Poi, sulla vicenda cala un silenzio spettrale degno di Kim Jong-Un. Fino al colpo di scena finale: era tutto uno scherzo. Stavano mandando in quarantena il governo italiano per niente. Il ministro dell'Interno ha ripetuto il test molecolare per due volte, e per due volte è risultata negativa. E perché prima era positiva? Secondo l'Ospedale Sant'Andrea di Roma si è trattato di un errore, cioè di un falso positivo, o per essere precisi di "uno sbaglio nella processazione del campione". Nel paese dei processi-lumaca, spuntano anche le processazioni-bufala. Dicono che "può capitare". Per carità, non lo mettiamo in dubbio: ma perché le cose che "possono capitare" negli altri Paesi occidentali non capitano mai?
Fermo restando che certe sviste non devono accadere, resta in piedi qualche dubbio: i ministri che in questi giorni dettano le regole, rispettano le regole? Il distanziamento, l'isolamento, le norme basilari: ci dobbiamo fidare? A vedere le immagini della mascherina abbassata di Arcuri e Boschi, qualche perplessità ci è venuta. Per il resto, il giallo del tampone al ministro Lamorgese, o se vogliamo il mistero del ministero, rappresenta un perfetto spaccato dell'attuale situazione sanitaria. Ci aspettavamo che almeno le personalità di governo, le quali ovviamente dispongono di assistenza medica tempestiva al fine di garantire il pieno funzionamento delle istituzioni, fossero, almeno loro, al riparo da brutte sorprese. E invece no. Se nemmeno il capo del Viminale, cioè il capo della polizia, cioè il ministro più importante della Repubblica, riesce a sottoporsi a un tampone funzionante, quali guai potrà passare il cittadino comune, che al primo mal di gola non sa neanche a chi telefonare?