Tecnologia
December 02 2022
Il viaggio era un pretesto. Meraviglioso e inatteso: partenza per le Canarie. Nel periodo più ostico dell’anno, fine novembre, quando le forze sono allo stremo e il Natale è li lì per arrivare ma non si vede ancora all’orizzonte. Dove si va? A Lanzarote, al largo delle coste africane, in una delle sette isole dell’arcipelago spagnolo che si trova nell'Oceano Atlantico. Un luogo di una semplicità disarmante, dove se alle chiese togli le croci sembrano case. Un’isola senza pubblicità: anzi, cercatela. Non la troverete. Da nessuna parte. Su nessuna facciata, nessun edificio. Il figlio prediletto, César Manrique, diceva che il paesaggio dell’isola è talmente perfetto così com’è che è meglio perdersi in quella bellezza piuttosto che correre il rischio di imbattersi in un brutto cartello pubblicitario. E chi sono io per contraddirlo? Nessuno. Ma lui, chi è? Alzi la mano chi di voi conosce César Manrique!
È un artista poliedrico, di formazione pittore, scultore, architetto, ecologista, ambientalista. Uno che rifiutava ogni etichetta, come ogni artista completo che si rispetti. Il padre da ragazzino gli costruì una casetta sulla spiaggetta “sportiva” di Famara (siamo nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Chinijo, meta di pellegrinaggio di chi ama praticare surf, bodyboard, windsurf e kitesurf) ed è lì che entrò per la prima volta in contatto con i quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria. Fusi nello spazio di pochi chilometri quadrati. Il padre lo voleva architetto, lui dopo due anni di università si trasferì a Madrid per continuare gli studi all’Accademia delle belle arti. Nel 1964, la morte della compagna Pepi Gómez (su di lei ebbe la meglio un cancro) lo portarono a New York. Lontano da tutto quello che era stato il suo mondo. È lì che incontra l’arte espressiva, la cinetica, la pop art. È lì che conosce Andy Warhol. Tornerà a Lanzatore solo nel 1968, in un momento cruciale per lo sviluppo turistico delle isole canarie.
Cosa rende speciale quest’uomo? L’essere riuscito a convincere i suoi compaesani a investire nel turismo. Fate attenzione… lo fece, senza deturpare mai il paesaggio con costruzioni o sovrastrutture che avrebbero in qualche modo alterato la natura vulcanica dell’isola. Facile a dirsi, più o meno!
Pensate che all’epoca Lanzarote era considerata il posacenere dell’arcipelago delle Canarie: c’era tanta lava, tanta cenere ma anche tanti tesori, andavano solo svelati. César, sensibilizza gli abitanti alla bellezza naturale dell’isola, con le sue opere volte a proteggere il patrimonio culturale e naturale. Crea spazi dove l’uomo può ritrovare contatto con la natura e sentirsi parte di essa. Luoghi in cui i quattro elementi naturali si incontrano, si scontrano e si uniscono.
Iniziate a prendere appunti. Andate a vedere il Monumento al campesino, un omaggio alle persone che hanno fatto Lanzatore, gli agricoltori. Una scultura alta 15 metri, composta da serbatoi di acqua riciclati da vecchie imbarcazioni da pesca, saldati tra di loro e pitturati di bianco, come l’architettura tradizionale dell’isola impone. È molto attuale, ricorda Picasso e il cubismo. Vuole far riflettere. Tutto quello che è stato fatto qui è stato fatto senza uno degli elementi naturali: l’acqua. Gli agricoltori coltivano nella sabbia che, come i lapilli, è porosa e durante la notte è capace di assorbire l’umidità degli alisei (venti, regolari in direzione e costanti in intensità), senza riflettere i raggi solari. Quanta resilienza!
Rendere possibile l’impossibile. Un po’ come ha fatto Samsung che lavorando sui codici della flessibilità, ha scelto di vestire i panni dell’anticonformista, rompendo gli schemi e in qualche modo gli “schermi”. Ma non in modo irrimediabile, sia chiaro. Ha giocato. Si è evoluta, provando a spostare l’asticella un po’ più su. Quante cose è in grado di fare la tecnologia? Tante quante l’arte ma in modo diverso. È partendo da questo approccio che nascono Galaxy Z Flip4 e Galaxy Z Fold4, con un processore capace di darti un modo di interagire diverso, in base a come li usi. Se sono aperti, chiusi o in modalità Flex. Sono funzionali, produttivi per chi come me usa quegli aggeggi per lavoro, oltre che per spasso e magari farci una telefonata e di immediata comprensione per chi non è propriamente un nativo digitale. Come a dire, non fanno una piega, ma se li pieghi non fai male a nessuno!
Come non fa male, anzi tutt’altro, l’approccio di César Manrique, che ha fatto tutto gratuitamente in ogni centro turistico dell’isola, fino a diventare assessore all’urbanistica. Riuscendo a fare il bello e il cattivo tempo. Aprendo le porte di casa sua, ascoltando e confrontandosi tanto ma in fondo facendo sempre di testa sua. Il segno non lo lasci se non hai polso: la penso come lui.
Nel frattempo, noi siamo arrivati nel nord dell’isola, sul promontorio di Famara, laddove gli elementi naturali più forti sono l’acqua e il vento. È proprio per rendergli omaggio che César costruisce in quella che era una vecchia batteria militare risalente alla fine del XIX secolo, il Mirador del Rio, e come in tutte le sue opere non ci lascia vedere nulla se prima non entriamo. Rio non è un fiume ma un braccio di mare di 3 km che divide Lanzarote da La Graciosa, l’ultima isola d’Europa senza strade, abitata da 120 anime, in cui si vive ancora della pesca e in cui ogni anno si svolge una traversata a nuoto, famosa in tutto il mondo. Ma torniamo al nostro Mirador, completamente mimetizzato con l’ambiente di pietra, con la sua terrazza che ricorda tanto la prua di una barca, forse perché quel visionario di César immaginava l’isola che navigasse verso il nord.
Era una tappa. La successiva prevedeva che andassimo nelle viscere della terra, una passeggiata ma non per tutti tra i resti delle colate del Vulcano La Corona. Siamo nel tunnel dei Jameos, una grande caverna tubolare lunga poco più di 6 km sulla terraferma, che continua sotto il fondo marino per almeno 1,5 km. Questa parte subacquea è conosciuta come il tunnel di Atlantide. Qui l’intervento di Cèsar è stato marginale: si è limitato a guidarci idealmente all’interno del tunnel, con 700 luci posizionate in maniera artistica. Non a caso il tutto divenne il set ideale per girare il film “Viaggio al centro della terra” (1959). C’è un segreto in fondo al tunnel, che non ci è permesso svelare ma che ci è stato svelato: il Segreto della Cueva. Ricordate solo che l’acqua è un elemento che torna sempre nelle opere di César, perché siamo su un’isola circondata dall’acqua che però non ha acqua. Un segreto che vi lascerà un insegnamento: non fatevi ingannare dai vostri stessi occhi.
Il tutto, probabilmente dovrebbe bastare a far si che iniziate a cercare il primo volo utile per Lanzarote.
Ok, siamo andati al centro della terra per vedere che aria tirava ma anche per fare foto e video con i nostri Samsung nuovi di zecca e studiarne la resa. Ma come ci siamo andati? Come ci siamo sentiti? Liberi sicuramente e questo grazie alla modalità FlexCam degli smartphone che avevamo in dotazione, che ci hanno permesso di utilizzare la fotocamera, scattando foto e girando video a mani libere, sfruttando il design della cerniera del Flip. Abbiamo usato la parte inferiore del device come base di appoggio per scattare, poi abbiamo utilizzato la funzione scatto rapido per fare foto direttamente dallo schermo esterno, utilizzando la fotocamera posteriore senza aprire il dispositivo, grazie al processore Snapdragon® 8+ Gen 1 e sfruttando l’obiettivo potenziato da 50 MP. Il risultato? Ditemi voi cosa pensate delle foto che vedrete in questo servizio.
Uno dei momenti indimenticabili di questo viaggio è stato senza dubbio la visita alla Fondazione César Manrique, costruita su una colata lavica. Si vedono gli anni di studi che aveva fatto a teatro, nelle arti sceniche. Si vede la sua voglia di farsi personaggio, necessario quest’ultimo per vendere l’isola di Lanzarote. Presta il suo corpo per far vedere cosa c’è dietro. Ed è proprio uscendo dalla Fondazione che ha un incidente stradale che gli costò la vita nel 1992. Dannazione.
Cala il sipario sul nostro primo giorno a Lanzarote. Sembra di aver vissuto una vita, quella di César che con le sue scelte e il suo operato ha segnato indelebilmente questo spicchio di terra. Ha fatto qualcosa di diverso, di nuovo, proprio come Samsung che ha delineato una nuova idea di futuro. A febbraio 2023, probabilmente a San Francisco, l'azienda sudcoreana farà un ulteriore passo in questa direzione, quando presenterà i nuovi modelli, Galaxy S23. Noi ci saremo.
Ps. Per la cronaca del resto del viaggio aspetto il via libera dal direttore. Spero si innamori degli scatti: li ho fatti con il mio nuovo Galaxy Z Flip4 rosa confetto.