Lifestyle
June 16 2015
"Siamo amici-nemici da sempre. Il nostro rapporto è nato così, sbagliato fin dall'inizio e si è modificato nel tempo soltanto in minima parte. Sia chiaro, tra noi c'è profondo rispetto e stima, ma l'amicizia, quella vera, è un'altra cosa. Eppure, quando parla delle necessità della Formula 1, spesso la dice giusta". Arturo Merzario, pilota degli anni Settanta tutto istinto e tanto talento, risponde così alle ultime provocazioni di Niki Lauda, fuoriclasse del volante che della disciplina in pista ha fatto un marchio di fabbrica. Tra i due, un filo indissolubile che è diventato ragione di vita il 1° agosto del 1976 sul tracciato tedesco del Nürburgring, quando Merzario salvò Lauda da una morte certa.
Niki Lauda, oggi presidente onorario della Mercedes che domina sulle piste di tutto il mondo, è tornato a tuonare contro la Federazione internazionale. "Nella F1 - ha detto al settimanale tedesco 'Bild am Sonntag' - ci sono troppi controlli, troppe regole e pochi piloti veri". Merzario, condivide?
"E' vero, le regole sono troppe e complicate. Dovrebbe essere l'esatto contrario: poche direttive e chiare. Perché altrimenti ci sarà sempre qualcuno in grado di interpretare il regolamento a suo uso e consumo, come è spesso accaduto negli ultimi anni. Nel 2009 la Brawn si fece grande con un diffusore posteriore che le consentì di vincere il mondiale. Le scuderie concorrenti dissero a più riprese che era irregolare, ma la Fia stabilì che le accuse erano insussistenti. Ripeto, poche regole e chiare. Con punizione severe per chi sbaglia. Piloti veri? Con l'avvento dell'elettronica e della costante e per certi versi inutile ricerca di una maggiore sicurezza, i piloti veri non esistono più. Mettono in pratica quello che imparano sui videogiochi, se commettono un errore, non succede nulla. Premono il tasto reset e ricominciano da capo. Ai miei tempi, i piloti arrivavano alla Formula 1 con un bagaglio di esperienza di tutto rispetto. Sapevano cosa fare e se sbagliavano ne pagavano le conseguenze sulla propria pelle".
Ecco, i 'piloti veri'. Per Lauda, "la F1 è oggi piena di giovani che giocano con i pulsanti al volante". Il riferimento al diciasettenne Max Verstappen, pilota Toro Rosso, è evidente.
"Sottoscrivo in pieno. Un diciasettenne non ha la maturità per poter stare in mezzo al gruppo. Il problema è tutto qui. Verstappen sarà pure bravissimo a guidare una Formula 1, ma non può avere ancora imparato ad amministrare al meglio la monoposto durante la gara, quando in pista ci sono gli avversari. Vedo una superficialità in questi giovani che mi spaventa. Non sono ai comandi di un videogioco, la Formula 1 è un'altra cosa. Sono anni che lo dico: mettiamo dei sensori a bordo pista, in modo che non sia necessario toccare le protezioni per essere squalificati. L'elettronica non può salvarti sempre. Non ha alcun senso. Soltanto così potremmo capire chi ha più talento e chi ne ha meno e i giovani avrebbero un'altra prova da superare per dimostrarsi all'altezza del compito che è stato loro affidato".
Il tema di fondo, sempre lo stesso. La Formula 1 deve rappresentare l'ultima deriva del futuro applicato alle automobili, oppure in quanto sport deve conservare il più possibile gli estremi del confronto vero tra piloti? Dove sta l'equilibrio?
"L'equilibrio sta nella logica. E' uno sport, deve rappresentare al meglio il connubio tra macchina e piloti, esaltando quanto più possibile le capacità di chi guida. L'aerodinamica è un'assurdità incomprensibile, toglie lo spazio ai veri protagonisti, che dovrebbero essere i piloti, non le auto. E questo porterebbe anche a una sensibile e probabilmente necessaria riduzione dei costi. Torniamo al motore vero, pure se ibrido, e lasciamo la possibilità di interagire con lo stesso come meglio si crede. I benefici saranno per tutti".
Niki Lauda, terzo affondo: "Se le macchine sono più veloci l'entusiasmo degli spettatori aumenta automaticamente".
"Giusto, ma a patto che le monoposto non siano più veloci perché dai box ti dicono come guidare la macchina. Ecco cosa proibirei nel modo più assoluto: le comunicazione via radio tra pilota e scuderia. Se un pilota è bravo, deve sapere cosa fare senza l'aiuto costante di chi segue la corsa davanti a un video. Ti devono dire dai box quando è il caso di superare un avversario? Cose dell'altro mondo, per me inspiegabili. Torniamo ai pannelli, semplici e chiari".
Si dirà: la solita storia. Chi è stato grande ieri fatica ad accettare le novità dell'oggi.
"Lauda non è una persona qualunque. Per me, è stato il secondo ragioniere della Formula 1 dopo Jackie Stewart. Al contrario di me, avevano entrambi la capacità di guardare avanti, al risultato finale e poco importava se perdevano una battaglia, a loro interessava vincere la guerra e spesso ci riuscivano. Lauda conosce la F1 come le sue tasche, quando parla non è mai banale e quasi sempre la dice giusta".