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March 04 2019
La villa gialla sbuca dietro l’ennesima curva della strada che porta da Rignano sull’Arno a Pontassieve. Lassù, in cima alla collina, c’è la sghemba costruzione in cui vivono Tiziano Renzi e Laura Bovoli. Nei giorni scorsi è stata assediata dai giornalisti. Tanto da convincere i genitori dell’ex premier a chiedere e ottenere gli arresti domiciliari nella, meno isolata, casa della figlia Matilde. La strana storia della villa gialla di Torri è stata raccontata da Panorama nel 2014. E comincia a settembre del 2005.
Laura Bovoli, già proprietaria di un sesto dell’immobile, acquista da alcuni familiari le rispettive quote. La donna liquida i parenti con 152 mila euro, diventando proprietaria esclusiva. Il valore complessivo della casa è, quindi, di circa 180 mila euro. Eppure poco più di un mese e viene accordato a Bovoli un mutuo di 900 mila euro dalla Bcc di Signa. Presidente dell’istituto è Domizio Moretti: sette mesi prima, a marzo 2005, Matteo Renzi, all’epoca presidente della provincia di Firenze, lo aveva nominato presidente del cda dell’Agenzia fiorentina per l’energia.
Parte di quel generoso prestito viene comunque usato per ristrutturare e ampliare la casa, nel 2006 e 2010: i vani passano così, da 12,5 a 16,5. Ma il 6 novembre del 2012 arriva il colpo di scena.
A cedere l’immobile, stavolta, è Laura Bovoli. Gli acquirenti, invece, sono i figli: Matteo, Samuele, Matilde e Benedetta. La donna mantiene l’usufrutto della villa a vita. Ma i fratelli Renzi le versano comunque, grazie a un altro generoso mutuo, 1,3 milioni di euro: almeno il doppio del valore del fabbricato. Il finanziamento, stavolta, è accordato da due banche. Che iscrivono sulla casa un’ipoteca di secondo grado da 2,6 milioni di euro: una garanzia che, normalmente, non permette di ottenere alcun affidamento, soprattutto di una certa entità. Forse anche per questo, il prestito da 1,3 milioni viene concesso da due Crediti cooperativi, ognuno per 650 mila euro: a quello di Signa, stavolta si affianca l’Impruneta. Che annovera tra i soci Marco Carrai, amico dell’ex premier.
Tutte coincidenze, magari. Ma il dubbio rimane: la vendita della villa di Torri è stata una mozione degli affetti o un altro affare di famiglia?