Economia
October 18 2016
Non più elargiti a tutti ma circoscritti soltanto ai giovani. Saranno così, dal prossimo anno, gli incentivi alle assunzioni concessi alle aziende dal governo Renzi. Con la Legge di Stabilità per il 2017 appena messa in cantiere, l'esecutivo ha scelto infatti di eliminare le agevolazioni attualmente in vigore per le imprese che reclutano nuovo personale. Da gennaio ce ne saranno però di nuove, concentrate su una particolare fascia di lavoratori: gli apprendisti che vengono confermati in servizio a tempo indeterminato o i giovani che hanno concluso un percorso formativo basato sull'alternanza scuola-lavoro (cioè i programmi di training professionale previsti dall'ultima riforma dell'istruzione). Nello specifico, le aziende che assumono a tempo indeterminato questi giovani (purché entro 6 mesi dalla fine del loro tirocinio) avranno per tre anni uno sgravio totale dei contributi previdenziali, con un tetto massimo per il bonus di 3.250 euro ogni 12 mesi.
Legge di stabilità 2017: le cose da sapere
E' una scelta giusta o sbagliata quella di ridurre il raggio di azione degli incentivi alle assunzioni? “Vista la disponibilità limitata di risorse”, dice Giovanni Pica professore associato di economia politica all'Università di Milano e studioso di temi del lavoro, “concentrare gli sforzi sui giovani è senza dubbio una strategia condivisibile”. Sono proprio i giovani, infatti, l'anello debole della catena nel mercato del lavoro italiano. Secondo Pica, non va dimenticato che i segnali di ripresa dell'occupazione intravisti negli ultimi mesi si sono concentrati nella fascia di popolazione sopra i 50 anni, soprattutto per una ragione: le aziende che hanno ricominciato ad assumere si sono indirizzate preferibilmente su manodopera e forza-lavoro più formata, pescando così tra i dipendenti che hanno maggiore esperienza.
Legge di stabilità 2017: punti di forza e di debolezza
Pica non nega però che in Italia esista la necessità di ridurre per tutti, giovani e meno giovani, il cuneo fiscale e contributivo, cioè la differenza tra il costo del lavoro lordo pagato dalle aziende e il salario netto percepito in busta paga dai loro dipendenti. Il governo promette da tempo di tagliare strutturalmente il cuneo, ma ha rimandato queste misure al 2018, quando ci sarà anche la riforma dell'irpef, l'imposta sui redditi delle persone fisiche. Per adesso, dunque, bisogna accontentarsi degli incentivi ridotti stabiliti dalla Legge di Stabilità del 2017.