Economia
October 30 2017
L'Italia dei grandi gruppi ha ormai due padroni: lo Stato e i capitali esteri. I privati di casa nostra, invece, si stanno facendo da parte: vendono, si alleano con gli stranieri e continuano a dominare sempre più nel mondo delle imprese medio grandi.
La fotografia emerge dalla consueta indagine dell’ufficio studi di Mediobanca sulle principali società italiane. La top 20 per giro d'affari vede quest'anno sette società a controllo pubblico e ben otto a controllo straniero. Solo cinque gruppi dipendono da famiglie imprenditoriali (le solite note).
Al vertice nel 2017 spicca Enel, dopo due anni di supremazia di Exor, uscita perché la holding degli Agnelli si è trasferita per motivi fiscali in Olanda, e undici anni di dominio incontrastato dell’Eni (2003 – 2013). Il colosso energetico controllato dal Tesoro, e guidato dal 2014 da Francesco Starace, ha chiuso il 2016 con ricavi per 69,1 miliardi di euro (-6,7% rispetto all’anno precedente).
Al secondo posto c’è il cane a sei zampe che a seguito della contrazione del prezzo del greggio ha chiuso il 2016 con un fatturato in calo da 72,3 miliardi a 55,8 miliardi di euro (-22,9%). Sul gradino più basso del podio ecco GSE: è la società pubblica che svolge attività di compravendita di energia elettrica, con vendite per 29,3 miliardi nel 2016.
Considerando i settori, ai vertici nella classifica 2017 troviamo ben quattro società petrolifere, tre società attive nell’energetico e sei gruppi nei servizi.
La manifattura conta sette gruppi. Eccoli: Fca Italy (quarta con un fatturato di 26,2 miliardi), che raggruppa le attività Fiat in Italia; Leonardo (ex Finmeccanica a 12 miliardi), controllata dallo Stato; Saipem (nona a 10 miliardi); Luxottica (decima a 9,1 miliardi), della famiglia del Vecchio che però ha annunciato un’integrazione coi francesi di Essilor; Prysmian (quattordicesima a 7,6 miliardi), che è controllata da fondi esteri; Parmalat (diciottesima a 6,5 miliardi), che è controllata dal gruppo Lactalis della famiglia francese Besnier, le cui attività complessive in Italia generano un fatturato di 7,7 miliardi di euro; e le attività italiane dell’americana General Electric (diciannovesima a 6,4 miliardi di euro).
Il solo nuovo ingresso nel 2017 è quello di Vodafone Italia (ventesima a 6,2 miliardi), controllata dall’omonimo gruppo britannico, che ha preso il posto di Pirelli. Nel 2017 il gruppo della Bicocca, controllato dal 2015 da ChemChina, scivola al ventunesimo posto con un fatturato di 6,1 miliardi.
In questa classifica, gli esperti di Mediobanca spiegano di non aver considerato importanti gruppi controllati da famiglie italiane, ma che hanno sede all’estero.
Oltre a Exor, è il caso del gruppo Ferrero, la cui configurazione mondiale è sotto il cappello della lussemburghese Ferrero International (10,3 miliardi di euro di fatturato), di STMicroeletronics, controllata per il 50% dallo Stato ma con sede a Ginevra (6,6 miliardi di fatturato), e del gruppo italo-argentino Techint della famiglia Rocca (dentro cui ricade Tenaris), con un fatturato 2016 di 15,2 miliardi.
Tra i giganti in classifica troviamo anche importanti gruppi italiani: Edizione (settima, 11,7 miliardi), la holding dei Benetton, attivi nelle infrastrutture e servizi per la mobilità, ristorazione e abbigliamento; Poste italiane (undicesima a 8,7 miliardi) e Ferrovie dello Stato (dodicesima a 7,9 miliardi), entrambe a controllo pubblico; Supermarkets Italiani (quindicesima a 7,5 miliardi) della famiglia Caprotti; e le raffinerie Saras (sedicesima a 6,8 miliardi) della famiglia Moratti.
Altre grandi imprese italiane in mano a importanti gruppi francesi sono Telecom Italia (Vivendi), quinta a 18,7 miliardi di euro, ed Edison (EDF), ottava a 10,2 miliardi. Sono straniere, inoltre, anche le altre due compagnie petrolifere in classifica: Esso Italia, dell’americana ExxonMobil, (tredicesima a 7,6 miliardi), e Kuwait Italia, dell’omonimo gruppo kuwaitiano (diciassettesima a 6,5 miliardi).
Fuori dalla classifica, Mediobanca segnala, infine, la forte presenza della famiglia francese Mulliez: sono sue ben otto catene di distribuzione al dettaglio (Auchan-Simply, Decathlon, Leroy Merlin, Bricocenter, Bricoman, Norauto , Kiabi e Pimkie), che hanno generato vendite in Italia per 7,7 miliardi di euro nel 2016.